Mese: Settembre 2011

"La verità del Quirinale", di Miguel Gotor

Come una biglia che corre lungo un piano inclinato, l´Italia si sta avvicinando alla resa dei conti, al momento in cui la crisi economica e quella politica si daranno la mano. Negli ultimi due anni Silvio Berlusconi e una schiera di opinionisti strabici e compiacenti hanno fatto ogni sforzo per occultare questo fatale appuntamento, ma il cambio di passo che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha imposto alla sua azione è il miglior indicatore della drammaticità raggiunta dalla situazione Rimini, Cernobbio e Palermo sono state le tappe in cui il sismografo presidenziale si è impennato con un´intensità direttamente proporzionale alla gravità della crisi in cui versa il Paese. Il presidente della Repubblica sta svolgendo con equilibrio una preziosa funzione di supplenza, punto di riferimento condiviso a livello popolare, ma anche argine di contenimento dell´emergenza nazionale. Il capo dello Stato ha parlato anzitutto ai mercati internazionali, spendendo tutta la propria autorevolezza personale come già fece il suo predecessore Ciampi ai tempi dell´ingresso dell´Italia nell´euro. Speriamo che basti perché il punto di incrinatura è rappresentato dal …

"Area Ocse a un passo dalla stagnazione", di Marco Moussanet

Il rapporto presentato ieri dall’Ocse, con l’aggiornamento delle previsioni sulla crescita dei Paesi del G-7, è di quelli da far tremare le vene ai polsi. «L’andamento delle principali economie sviluppate nel secondo trimestre dell’anno – spiega il capo economista e numero due dell’organizzazione parigina Pier Carlo Padoan – è stato nettamente peggiore di quanto ci aspettavamo e il ritmo di sviluppo degli emergenti sta rallentando. Il commercio mondiale ha smesso di crescere e la disoccupazione ha smesso di scendere. L’impatto sul Giappone di terremoto e tsunami è stato più forte del previsto e i prezzi delle materie prime si sono nuovamente impennati. Ma soprattutto c’è una caduta generalizzata della fiducia da parte di famiglie e imprese, cui si aggiunge un aumento del rischio percepito sui mercati. In particolare negli ultimi due mesi si è diffusa la sensazione che i policy makers sui due lati dell’Atlantico stiano tentennando e che le risorse per correre ai ripari siano ormai ridotte al lumicino». Un disastro insomma. Che si traduce in stime largamente riviste al ribasso sulla seconda parte …

“Ma quale federalismo, la crisi la pagano solo gli enti locali” Alberto Crepaldi

I minori trasferimenti alle autonomie previsti dalla manovra significheranno tagli a sanità e trasporto pubblico locale. Per il presidente della conferenza delle Regioni e della Regione Emilia Romagna Vasco Errani con questa manovra «possiamo che dichiarare morta qualunque ipotesi di federalismo». E propone di riaprire il confronto sulla manovra per riequilibrare «i tagli tra enti locali e Stato». Presidente, il Governo ha posto la fiducia. A suo avviso ci sono spiragli di aperture? La situazione è sotto gli occhi di tutti. Da parte nostra, noi abbiamo avanzato una proposta con grande senso di responsabilità, condivisa da amministratori di ogni parte politica: il Governo dovrebbe fare una riflessione seria e aprire un confronto con Regioni e autonomie locali per cercare, insieme, una via nuova rispetto alle necessità che ci sono in queste Paese. Lei ha parlato di conseguenze devastanti, dalla finanziaria, sul fronte dell’erogazione dei servizi ai cittadini: può farci alcuni esempi? Un esempio lampante è quello relativo al trasporto pubblico locale. Con i tagli saremo costretti a ridurre i servizi di trasporto del 75%. La …

Bindi: "Pare incredibile ma non si tocca mai il punto più basso", intervista a Rosy Bindi di Antonella Rampino

Basta, Berlusconi se ne vada, «lasci Palazzo Chigi per il suo e il nostro bene, abbia un sussulto di dignità. L`Italia, in questa gravissima crisi economica, rischia molto. Perché la nostra, grazie a Berlusconi, è una crisi di credibilità». A Prato, a Bologna, dovunque Rosi Bindi vada, nelle feste del Pd di cui è presidente, ripete che «serve un passo indietro di Berlusconi, e un governo di solidarietà nazionale, guidato da una personalità scelta dal Presidente della Repubblica». Dovunque vada, Rosy Bindi legge i giornali. L`ultima notizia è un`intercettazione, che deve ancora essere pubblicata integralmente dall`«Espresso», secondo la quale l`Italia ha un presidente del Consiglio che incoraggia alla latitanza. Ghedini, che dì Berlusconi è anche l`avvocato, ha smentito. «La smentita di Ghedini è di quelle che confermano, e del resto Berlusconi è l`unico caso noto di benefattore ricattato. Sarei tentata di dirle che di Berlusconi non mi meraviglia più nulla, ogni volta che le sue intricate vicende hanno raggiunto un punto che sembra possa essere un punto fermo invece non è così, c`è poi ancora …

E l´opposizione insorge "Tagli troppo leggeri per senatori e deputati", di Annalisa Cuzzocrea

Più che un taglio, un taglietto. Di quelli che non serve neanche un cerotto, non fanno male. Si è ridotto a questo il dimezzamento dell´indennità per i parlamentari-professionisti, deputati e senatori che hanno un altro stipendio perché continuano a esercitare la loro professione. Era una delle misure “anticasta” che il governo si vantava di aver messo in manovra. E´ stata spolpata. «Zitti zitti e quatti quatti, come ladri nella notte, i parlamentari hanno ridotto all´osso i tagli decisi per chi fa il doppio lavoro», dice il leader dell´IdV Antonio Di Pietro. E minaccia: «Se la manovra non cambia, riceverà tutto il nostro ostruzionismo». D´accordo con lui il pd Sandro Gozi: «Si trattava di un intervento che avrebbe contribuito alla moralità e alla sobrietà della politica. Un´occasione persa». «Siamo ai furbetti del parlamentino – dice Gian Luca Galletti, vicecapogruppo dell´Udc a Montecitorio – con queste continue marce indietro, con provvedimenti che cambiano ogni ora, stanno facendo perdere credibilità a tutto il Parlamento. Farla così, questa norma, era meglio non farla». Il perché Galletti, che di professione …

"Tirocinio più difficile", di Luigi Olivieri

Non c’è solo l’articolo 8 nella manovra finanziaria a occuparsi delle regole nel mercato del lavoro. L’articolo 11 mette forti vincoli all’utilizzo del tirocinio di formazione, che invece è uno strumento utile per attivare un contatto diretto tra lavoratore e azienda. È vero che troppo spesso viene considerato come un sistema di reclutamento a buon mercato. Ma la nuova norma restringe eccessivamente il novero delle persone ammissibili a diventare tirocinanti, con alcune clamorose esclusioni. Per scongiurare gli abusi sarebbe bastato rendere obbligatorio un compenso minimo. Se l’articolo 8 del decreto legge 138/2011 (la manovra finanziaria) spinge verso la flessibilizzazione del rapporto di lavoro, favorendo i licenziamenti, con la derogabilità estesa della legge e dei contratti nazionali, l’articolo 11 del medesimo provvedimento spunta le non già affilatissime armi che tentano di favorire l’incontro domanda-offerta di lavoro. La norma, infatti, pone forti vincoli all’utilizzo del tirocinio formativo e di orientamento, uno strumento assai utile per attivare un contatto diretto tra lavoratore e azienda e facilitare la successiva stipulazione di un contratto di lavoro. COME SI TUTELA IL …

"Contro la crisi si può fare di più", di Valerio Onida

In queste settimane siamo bombardati dalle considerazioni e dalle proposte che gli esperti di economia formulano sulla crisi italiana e sui rimedi praticabili. Le manovre si succedono a ritmo frenetico, e quel che si capisce bene sono solo i veti e le resistenze di questo o di quello su ogni possibile intervento, con un effetto finale di confusione e di scarsa equità. Da “cittadino incompetente” vorrei provare a mettere in riga alcune semplici e magari semplicistiche riflessioni capaci di orientare il giudizio che, alla fine, anche gli elettori, non solo i “mercati”, dovranno dare sulle scelte compiute o non compiute. Una cosa l’abbiamo capita bene: il debito pubblico che ristagna intorno al 120% del Pil è una palla al piede che il Paese non può ulteriormente permettersi. Il problema è come ridurne l’entità. Ci dicono che la via maestra sarebbe l’aumento del Pil (la famosa “crescita”) con ritmi che, nel volgere degli anni, ridurrebbero l’incidenza relativa del debito, pur costante in termini assoluti, se si riesce nel frattempo a evitare un nuovo disavanzo annuale. Ma …