"Cosa significa essere italiani", di Carlo Galli
«L´Italia è il Paese che amo». In questa dichiarazione – l´inizio della Grande Propaganda – c´era molta verità. Berlusconi ama veramente l´Italia perché ama veramente se stesso, avendo evidentemente operato una sintesi a priori fra l´Italia e la propria persona. Il suo amore non è un rapporto con l´oggetto amato; è il preventivo annullamento della sua autonomia, a cui segue l´identificazione con l´amante. Non è neppure un´inclusione: è un´illusione, un culto idolatrico. un culto il cui primo adepto, oltre che il primo beneficiario, è proprio Berlusconi. Il quale crede veramente di essere l´Italia. Non di rappresentarla – come nelle moderne dottrine della regalità il Re col proprio corpo concreto rappresentava l´intera complessità del regno – ma di coincidervi. Una delle conseguenze di questa smisurata proiezione egolatrica è la indistinguibilità di pubblico e privato – l´annullamento del conflitto d´interessi, trasformato nella più perfetta identità d´interessi, passati presenti e futuri, fra Berlusconi e l´Italia – , ma anche la loro intercambiabilità (è Berlusconi che decide che cosa è pubblico, come per esempio la telefonata per Ruby, e …