Mese: Settembre 2011

"Roma vede i Rom solo come nomadi", di Navi Pillay*

All’epoca della mia visita in Italia, nel marzo 2010, i temi riguardanti i Rom dell’Europa Orientale erano prioritari. Oggi, la loro situazione sembra alquanto oscurata dal dramma di rifugiati e immigrati provenienti dal travagliato Nord Africa. Ma non per questo dovrebbero essere dimenticate le questioni attinenti ai diritti umani affrontate dai Rom. Durante la mia visita l’anno scorso, mi recai in due insediamenti Rom alla periferia di Roma. Il primo, in via Marchetti, era una baraccopoli non autorizzata. Il secondo, in via Candoni, era stato creato dalle autorità. In quell’occasione incontrai anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che mi garantì che i Rom avrebbero beneficiato del cosiddetto Piano per i Nomadi elaborato dal governo, attraverso il loro ricollocamento da insediamenti illegali a «campi» regolamentati. Manifestai la mia seria preoccupazione circa tali soluzioni, osservando che, in nome della sicurezza, il «campo modello» ufficiale, in via Candoni, era circondato da alti muri di cinta con torri di sorveglianza della polizia. Ciò non lo distingueva affatto da quello non autorizzato, altrettanto segregato, lontano dalla città, dalle opportunità di …

“La politica può aiutare l’economia. Quel che ci insegna la Spagna”, di Michele Salvati

Nonostante tutto, continuo a ritenere che un default sul debito pubblico dell’Italia, e di conseguenza un collasso del sistema monetario europeo, siano eventi improbabili. Eventi con probabilità bassa, ma non nulla, e soprattutto crescente nel tempo, se non interviene una risposta adeguata della nostra politica e di quella europea. Limitandoci alla nostra — perché è su questa che possiamo intervenire — continuo a ritenere che solo uno scatto di serietà collettiva sia in grado di sventare il pericolo in modo definitivo. Per evitarlo nell’immediato forse basta di meno: una manovra di riduzione del disavanzo appena credibile, che si può fare anche nelle attuali condizioni politiche. E infatti è quella che sta per essere approvata dal Parlamento, senza che di quello scatto si veda l’ombra. È per passare da manovre dettate dall’emergenza e dall’affanno ad una strategia che coniughi in modo efficace rigore, equità e crescita che è necessario lo scatto di serietà di cui dicevo. È questo che chiedeva de Bortoli nel suo editoriale dell’11 settembre. La Spagna ha una struttura industriale più debole della …

"Quell'insulto può far saltare tutto", di Paolo Soldini

Se è una leggenda metropoliatana, lo è tanto in Italia che in Germania. Se Silvio Berlusconi ha veramente detto “quelle cose” su Angela Merkel e risulterà pubblicamente che le ha dette, sarà uno scandalo senza precedenti per tutti, ma il problema, paradossalmente, sarà più grosso in Germania che in Italia. Gli insulti del capo del governo di Roma alla cancelliera da noi sarebbero, in fondo, l’estrema rappresentazione del fatto che il governo italiano praticamente non esiste più e che alla sua guida (teorica) c’è un irresponsabile. Siamo governati da una barzelletta, ma lo sapevamo già. E’ a Berlino e dintorni, invece, che l’eventuale conferma delle esternazioni berlusconesche provocherebbe un terremoto. Fino a ieri sera, della vicenda avevano parlato soltanto due giornali nazionali: la popolar-scandalistica Bild, il che non stupisce, e la seriosa e conservatrice Welt, il che invece stupisce e suggerisce considerazioni preoccupanti, considerata la notoria vicinanza di quel quotidiano al potere che conta. Ma le notizie girano. Al punto che esisterebbe già la decisione sulla prima mossa “nel caso che”: il richiamo a Berlino …

"«Non insegnare storia dell'arte mette a rischio il nostro futuro» Giulia Maria Crespi: l'ambiente si difende con la cultura", di Paolo Conti

«Il ministro Mariastella Gelmini cosa sa della storia dell’arte italiana, del nostro Paese, della Nazione che lei governa? Sarei felice di incontrarla e di rivolgerle alcune domande…». Giulia Maria Crespi, Presidente Onorario nonché fondatrice del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, gioca con il suo personaggio («ormai sono vecchia, dico senza paura ciò di cui sono convinta») sfoderando l’arma dell’autoironia. Ma i suoi argomenti, e i ragionamenti che propone, sono seri e solidissimi: «Ho letto con sgomento giorni fa proprio sul Corriere della Sera della misera condizione in cui si trova l’insegnamento della storia dell’arte nel nostro Paese. Cancellato, sparito. L’Anisa, l’associazione degli insegnanti di storia dell’arte, possiede un prospetto che fa paura. Storia dell’arte scomparsa nel biennio dell’Istituto tecnico per il Turismo. Lo stesso avviene nell’Istituto Professionale Turistico, Istituto Professionale per la Grafica, Istituto professionale per la Moda. Niente insegnamento nel primo biennio dei licei classico e scientifico. Dico: nel classico! Ma come è mai possibile?» Le due grandi passioni di Giulia Maria Crespi sono il Paesaggio italiano, quindi l’ambiente e la stessa tradizione agricola …

"Meno docenti, personale e alunni. Al sud parte la scuola che non c'è", di Gioia Salvatori

Nel Mezzogiorno dove la dispersione scolastica è più alta, i tagli producono danni aggiuntivi. Manifestazioni in Sardegna, proteste in Puglia. A Napoli l’odissea di Valeria, studente disabile. Ricominciare ogni settembre: a sperare in un posto di lavoro precario o a lottare per avere aule decenti, orario minimodi lezioni garantito o un insegnante di sostegno per la propria figlia disabile. Aspettare un sì o un no che fanno la differenza e la qualità della vita. Per troppi alunni, genitori e docenti precari, quelli in cui ricomincia la scuola sono giorni di battaglie, attese e speranze. Tra ieri e l’altro ieri sono tornati sui banchi tutti gli alunni di Sardegna, Puglia e Sicilia. Anche nelle regioni del Sud, quelle dove la dispersione scolastica è più alta e dove misere sono le possibilità di alternative lavorative per i docenti precari restati senza lavoro, la scure del ministero della pubblica istruzione si è abbattuta impietosa. Così ieri la Flc Cgil Sardegna ha manifestato davanti la sede della regione accusando il governatore sardo di essere complice del ministero nei tagli. …

"Così la scuola scoppia", di Vera Schiavazzi

Rumore. Un fiume di bambini fa molto rumore, e anche un po´ di paura (per loro) quando si riversa tra grida e spintoni nel corridoio. È questa la prima sensazione quando ci si affaccia nella classi sovraffollate dove anche la – criticatissima – ultima circolare ministeriale che autorizza classi di 26 alunni diventa lettera morta di fronte a una necessità: accogliere tutte le famiglie che bussano alle porte di una scuola pubblica calpestata e dimenticata. I bidelli si fanno segnali da una parte all´altra del corridoio, “ferma quello, guarda quell´altro”, sembrano dire, disincantati e impotenti, e certo non resta loro tempo per fare le pulizie.Subito dopo, arriva la seconda domanda: come si può insegnare a leggere, scrivere e fare di conto a bambini che siedono stipati in aule simili a pollai? Ventisette piccoli di sei anni, prima elementare (tanti ce ne sono alla “Aristide Gabelli”, una scuola di Barriera di Milano, subito al di là di Porta Palazzo nella periferia orientale di Torino) sono difficili da controllare. C´è chi non sta fermo un secondo, chi …

"Anche l'Emilia-Romagna ricorre contro il dimensionamento", da Tuttoscuola

La Regione spiega di ritenere che “la materia dell’organizzazione scolastica sia oggetto di potestà normativa concorrente e che allo Stato spetti la sola emanazione delle norme di principio, mentre alle Regioni competono le disposizioni di dettaglio”. Come anticipato in una precedente notizia, che riprendeva le dichiarazioni di Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’Istruzione (nonché presidente della Commissione Istruzione all’interno della Conferenza delle Regioni), la Regione Emilia-Romagna in una nota dà conto del proprio ricorso alla Corte Costituzionale contro la Manovra del Governo del 15 luglio, nella parte che riguarda l’organizzazione scolastica e che impone la creazione di istituti scolastici comprensivi costituiti da un numero minimo di mille alunni, 500 nelle scuole di montagna. Nel comunicato, la Regione spiega di ritenere che “la materia dell’organizzazione scolastica sia oggetto di potestà normativa concorrente e che allo Stato spetti la sola emanazione delle norme di principio, mentre alle Regioni competono le disposizioni di dettaglio”. “La Corte Costituzionale già in passato ha confermato la nostra interpretazione sul tema”, ha spiegato l’assessore regionale alla Scuola Patrizio Bianchi, …