Mese: Settembre 2011

"«Un tunnel di 750 km» La gaffe della Gelmini diventa un tormentone", di Aldo Grasso

Questa volta Mariastella Gelmini l’ha fatta grossa. Il ministro dell’Università e della Ricerca ha voluto plaudire alla scoperta dei ricercatori che hanno dimostrato come i neutrini corrano più veloci della luce. Mettiamoci l’orgoglio nazionale (a dirigere l’impresa del Cern c’è il fisico italiano Antonio Ereditato), l’entusiasmo, la fretta, ma le congratulazioni del ministro contengono un clamoroso sfondone. Eccolo: «Alla costruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro». In altre parole, al ministero sono convinti che tra l’Abruzzo e Ginevra corra un tunnel di circa 750 chilometri, una sorta di Gp della fisica dove si conquista la pole position a colpi di nanosecondi. Nell’enfasi del comunicato, dove si spiega che «il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo» (anche se un ministro della Ricerca dovrebbe sapere che la scienza procede sempre con ulteriori verifiche, «provando e riprovando»), la Gelmini non ha …

Berlusconi prepara un vertice dei big "Costringeremo Giulio a cambiare linea", di Carmelo Lopapa

«Processare» Tremonti. Un ufficio di presidenza Pdl da convocare entro la settimana, subito dopo il voto di mercoledì sulla sfiducia al ministro Saverio Romano, è l´ultima mossa studiata dal presidente del Consiglio per tentare di rompere il muro di gomma, infrangere le resistenze del responsabile dell´Economia rientrato oggi da Washington. Il Cavaliere vuole riprendere il pallino della situazione. Non solo economica. Ai suoi dice che è l´ora di passare al contrattacco e che lo farà come di consueto in prima persona. Scagliandosi contro i giudici che lo «assediano», contro i media che lo tengono da settimane sulla graticola delle intercettazioni. Oggi vorrebbe intervenire telefonicamente a due feste del Pdl in programma nel Cuneese, in mattinata, e a Bisceglie, in serata. Poi, in settimana, un´uscita televisiva forte (Porta a Porta?) o una serie di interviste ai tg. Per raccontare agli italiani che «l´economia del Paese è solida», anche grazie alle manovre appena approvate. Che solo gli attacchi degli speculatori stanno destabilizzando i mercati. Che le toghe lavorano per farlo fuori e che qualcuno lavora nell´ombra con …

La sfida delle nuove classi dirigenti. Dibattito a Cortona sul ricambio generazionale con Giovanni Floris, Fausto Raciti e Marina Sereni

Il giornalista di Ballarò, Giovanni Floris ha introdotto il dibattito serale alla Scuola di politica del PD, affrontando un tema cruciale per le nuove generazioni presenti in sala: “Crisi dell’Occidente: la sfida per le classi dirigenti”. Hanno partecipato all’incontro anche Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani Democratici e Marina Sereni, vicepresidente dell’Assemblea del PD. I tre ospiti hanno risposto con molta partecipazione alle domande spesso pungenti dei giovani della platea, simbolo tangibile del malcontento e delle aspettative disilluse del nostro tempo. Floris ha esordito con una frase ad effetto molto significativa: “Il potere non si contesta si conquista, quindi datevi da fare!”, rispondendo ad una domanda di un giovane coordinatore di circolo, che ha lamentato la presenza di filiere e correnti all’interno del PD, che a suo avviso spesso determinano la scelta dei nuovi dirigenti politici. Il giornalista ha poi descritto a grandi linee le contraddizioni e le difficoltà che i giovani devono affrontare per trovare un posto al sole nel nostro Paese. C’è stata una grande richiesta di flessibilità nel mondo del lavoro da …

"Il 20% degli elettori pdl vuole che il premier lasci", di Renato Mannheimer

Gli italiani appaiono sempre più pessimisti, sia riguardo alla situazione attuale, sia per ciò che concerne le prospettive future. Oggi, per la prima volta da molti mesi, la percentuale di chi ritiene probabile un peggioramento della situazione del Paese (e, sia pure in misura minore, della propria condizione personale) supera di molto quella degli ottimisti, di chi cioè ritiene che il peggio sia passato e che possiamo sperare in un miglioramento. In questo clima di preoccupazione, viene espressa da molti l’esigenza di un timone politico saldo, che aiuti a superare la situazione attuale. Ma il succedersi delle vicende degli ultimi giorni non ha rafforzato l’immagine di solidità e di affidabilità del governo. Anzi. È vero che con il voto che ha salvato Marco Milanese l’esecutivo ha segnato un punto a suo favore, ma è vero anche che, proprio nello stesso periodo, si sono intensificate le dichiarazioni di sfiducia nei suoi confronti. Tanto che molti autorevoli commentatori di area moderata (tra gli altri, Sergio Romano sul Corriere e Roberto Napoletano sul Sole 24 ore) hanno suggerito …

"Il balletto dello zar", di Lucio Caracciolo

I sistemi politici si dividono in due macrocategorie: quelli in cui contano le sedie e quelli in cui contano i sederi. Nel primo caso ci si batte con mezzi leciti o illeciti per occupare la poltrona suprema. e, a spiovere, scanni e panche laterali. Nel secondo, il capo è il capo sia che sieda sul trono sia che si aggrappi a uno strapuntino o si accomodi in tenda sdegnosamente respingendo ogni alloro. La Russia attuale è il paradigma del genere secondo. Da undici anni il capo della Federazione Russa è Vladimir Putin. Per otto anni (2000-2008) da presidente, poi da primo ministro (2008-2012). Oggi sappiamo che dovrebbe restarlo per almeno altri sei anni, a partire dal marzo prossimo, scambiandosi di posto con l´attuale presidente Dmitrij Medvedev, il numero due provvisoriamente insediato da Putin sulla poltrona numero uno. Ma nel caso di Medvedev – in contrasto con la tradizione dell´impero russo, di cui la Federazione è versione ridotta ma autentica – non è il Cremlino a segnare il carisma dello zar, perché il vero imperatore, in …

"2011-2008, errori in fotocopia" di Alberto Bisin

Cosa sta succedendo all’economia mondiale? Gli spread sui debiti sovrani, Paesi che rischiano di fallire, Borse che crollano… Naturalmente è difficilissimo a dirsi. Per questo è il momento di fare un passo indietro e cercare di capire. In particolare, ci sono notevolissime similarità tra la crisi finanziaria che oggi attanaglia l’Europa e quello che è successo nel 2008 nei mercati finanziari Usa. C’è quindi molto da imparare dai comportamenti e dagli errori del Tesoro e della Fed Usa dal 2008 a oggi. Ma è importante imparare la lezione giusta. Non sono convinto, purtroppo, che questo stia succedendo. Mi pare anzi che le autorità europee stiano ripetendo molti degli errori compiuti Oltreoceano. Entrambe le crisi finanziarie, quella americana del 2008 e quella europea di oggi, sono il risultato di una enorme accumulazione di debito, o della facile elargizione di credito, che è l’altra faccia della stessa medaglia. Nel primo caso il credito è stato incanalato verso il mercato immobiliare, alimentando una grossa bolla finanziaria. Nel secondo caso, invece, il credito ha alimentato il debito sovrano di …

"L´Italia precipita senza paracadute", di Eugenio Scalfari

Le Borse ondeggiano su un Ottovolante dove le risalite sono lente e le discese mozzano il fiato; lo “spread” con l´aiuto della Bce si mantiene sulla “borderline” a cavallo dei 400 punti-base; l´euro perde colpi rispetto al dollaro; le economie di tutto l´Occidente ristagnano senza speranze e intanto si parla sempre di più di un “default” della Grecia pilotato dall´Europa. Il tema della crescita diventa sempre più cruciale ma sempre più disatteso. I governi nazionali non hanno né la forza né la fantasia per varare interventi di rilancio che rimettano in moto il sistema mentre si profila una crisi bancaria internazionale connessa appunto con il “default” greco e con l´attacco al debito italiano. I portafogli delle banche di tutto l´Occidente sono imbottiti di titoli italiani. Non sono titoli insolvibili ed ogni paragone con la Grecia è infondato. Ma i tassi d´interesse pagati dal Tesoro alle aste che si susseguono con scadenze ravvicinate sono diventati proibitivi. Siamo ormai in prossimità del 6 per cento. Se si andasse avanti così ancora per qualche mese la finanza pubblica …