Ieri giovedì 29 settembre, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) ha bocciato la bozza di Regolamento del Dottorato di Ricerca. Il CNSU ha infatti votato all’unanimità il parere sfavorevole presentato da Valentina Maisto, rappresentante dei dottorandi e socia ADI.
Dalla pubblicazione della prima bozza del provvedimento (20 settembre), l’ADI ha segnalato una serie di criticità del testo, sottolineando sin dall’inizio il problema – non risolto dal Regolamento – del dottorato senza borsa.
Nella mattinata di oggi l’ADI, sempre tramite la dottoressa Maisto, ha inviato al Presidente del CUN Prof. Lenzi la richiesta di tener conto delle valutazioni dell’associazione e del CNSU nel corso dell’analisi del provvedimento che proprio il CUN è chiamato a realizzare.
Nella valutazione dell’ADI si riconoscono i meriti dell’attuale bozza di Regolamento: legare la possibilità di istituire corsi di dottorato alla effettiva capacità degli atenei di documentare elevati standard di ricerca e al possesso di strutture, strumenti e risorse idonee; conservare la maggiorazione della borsa di dottorato in caso di permanenza all’estero; tutelare il diritto alla maternità delle dottorande; prevedere un sia pur minimo livello di rappresentanza.
Al contempo, però, si identificano dei limiti fondamentali che minano l’impianto complessivo del Regolamento e che devono essere superati perché la valutazione diventi positiva:
– il mancato superamento del dottorato senza borsa, condizione che riguarda più di un terzo dei dottorandi italiani con gravi ripercussioni sulla qualità della loro ricerca e del loro percorso formativo;
– la mancata eliminazione delle tasse di iscrizione al dottorato (attualmente a carico dei dottorandi senza borsa), che non comporterebbe alcun costo per lo Stato e avrebbe conseguenze sostenibili per i singoli atenei;
– la previsione di almeno sei borse di dottorato come requisito minimo per l’istituzione di un corso di dottorato: si tratta di un limite troppo elevato, che potrebbe comportare la scomparsa di corsi di rilevante interesse soprattutto in quei settori di ricerca di base in cui la possibilità di reperire risorse esterne è minore. Riteniamo comunque ragionevole che tale limite non sia inferiore a tre;
– insufficiente definizione del rapporto fra dottorati e imprese: non sono infatti indicati i parametri di selezione delle imprese, i requisiti che queste devono possedere, gli oneri a loro carico; un eccessivo peso attribuito all’ANVUR, che altera la natura profonda dell’Agenzia attraverso un procedimento eccessivamente burocratizzato.
ADI – Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani – 30 settembre 2011