I peana della sinistra per la prolusione del cardinal Angelo Bagnasco – così severa nel fustigare le esuberanze del presidente del Consiglio – si sono prima affievoliti e alfine spenti, non appena ci si è resi conto della svolta che sta maturando nella Chiesa italiana: la tentazione di lanciare un’Opa cattolica sul centrodestra del dopo-Berlusconi. Raccontano che il cardinal Bagnasco, sfogliando i giornali che recensivano la sua prolusione, abbia sussurrato la sua sorpresa.
Sul Presidente del Consiglio ci eravamo già espressi un anno fa, la novità era altrove…». Come dire: il sipario su Berlusconi la Cei aveva iniziato a calarlo già nel Consiglio permanente di gennaio, ma la svolta vera sta nel passaggio finale del documento dei vescovi, là dove la Chiesa italiana individua senza perifrasi curiali, lo «stagliarsi all’orizzonte», di «un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniughi l’etica sociale e l’etica della vita».
E’ finito il tempo dei Family day. Della lobby cattolica che faceva muro sulle leggi sgradite. I Dico. O la fecondazione assistita. L’appello della Cei, stavolta, è più arioso, è rivolto a tutti i cattolici: impegnatevi di nuovo in politica e fatelo a tutto tondo. Non soltanto a difesa – ecco la novità – dei cosiddetti valori non negoziabili. Con la fine di Berlusconi, la Chiesa prova a riprendersi i suoi voti. E così può finalmente affiorare in superficie il cantiere che la Cei ha aperto con grande riservatezza da più di un anno. E che produrrà due eventi senza precedenti: il 17 ottobre la galassia cattolica tutta intera – le associazioni e i movimenti ecclesiali, da Cl a Sant’Egidio, dai catecumeni ai focolarini – si ritroverà a Todi con il cardinale Bagnasco, che aprirà i lavori. E sull’onda di un evento così ecumenico che unirà «sinistra» e «destra» della Chiesa italiana, i promotori di Todi hanno intenzione di convocare – prima di Natale – un grande evento di massa, più ampio di quello che nel nome del «Family day», fece ritrovare il 12 maggio 2007 quasi un milione di persone davanti alla basilica di San Giovanni.
Attraverso il Forum delle associazioni, la Cei sta lavorando ad un obiettivo ambiziosissimo: imporsi, sia pure in modo felpato, come socio fondatore del centrodestra che prenderà forma dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi. Lo fa capire la nota della Sir – ufficiosa ma autorevole – dedicata alla prolusione di Bagnasco: «Dopo quasi venti anni di alternanze», «l’alternativa non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema». Una ristrutturazione che assegni di nuovo ai cattolici un ruolo di prima linea e si può immaginare che l’approdo sia la «sezione italiana del Ppe», «il progetto attorno al quale possono scomporsi e ricomporsi gli attuali equilibri politici italiani», come fa osservare Giorgio Tonini, già presidente della Fuci.
Dunque, una sfida che interpella anzitutto il centrodestra, ma anche la sinistra. Il mondo cattolico e anche una parte del mondo laico. A Todi, a metà ottobre, assieme alle associazioni, ai movimenti, a Cisl e Coldiretti, ci saranno alcuni «special guest», come Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo o come Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo. Oltre, ed è ovvio, chi ha lavorato in cabina di regia, in primis il leader di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Dal cantiere di Todi dovrà cominciare a delinearsi quella che Bagnasco informalmente definisce «una nuova classe dirigente e nuovi leader» e Oltretevere la prima scelta va ad Angelino Alfano. Purché – ecco il punto – sappia guidare lui l’accompagnamento fuori dalla scena di Silvio Berlusconi.
E dall’altra parte? Pier Luigi Bersani, anziché unirsi ai peana pro-Bagnasco che si sono alzati nel Pd, ha chiosato: «Non mi permetto di commentare la prolusione». Bersani, che ha fatto il chierichetto e si è laureato con una tesi su Gregorio Magno, ha capito l’antifona. Ma l’ambizioso progetto del cardinale Bagnasco di tornare ad una gestione politica degli elettori cattolici per il momento incontra praterie a destra, ma coglie il Pd mai così spostato a sinistra. Come dimostrano le immagini del leader democratico, impegnato a stringere mani nel corteo della Cgil e a sorridere a Di Pietro e Vendola nel comizio a tre in quel di Vasto.
La Stampa 29.09.11