Respinta dalla Camera la mozione contro il ministro delle Politiche agricole. Soro: “Allontanare l’ombra della mafia dal Governo”. Con 294 voti a favore e 315 contro, la Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro Saverio Romano, ministro delle politiche agricole, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Si è trattato di una seduta a tratti nervosa, di cui vale la pena di ricordare la dichiarazione di voto di Sebastiano Fogliato a nome della Lega: l’esponente del Carroccio ha infatti eluso di fatto l’argomento per cui i deputati sono stati chiamati ad esprimersi, preferendo elencare tutte le richieste del suo partito in materia di politiche agricole a…Romano stesso
Per Daniele Marantelli, deputato del Pd, nessuna sorpresa: ‘In tre anni la Lega ha votato tutti i provvedimenti imposti da Berlusconi: lodo Alfano, legittimo impedimento, salvataggio di Cosentino, sostegno alla cricca della Protezione Civile. Rospi da ingoiare in cambio del federalismo. Invece le manovre del governo hanno strangolato comuni e regioni e fatto abortire il federalismo fiscale. Però, su ordine di Berlusconi, la Lega ha negato l’arresto di Marco Milanese stretto collaboratore di Tremonti. Però, su ordine di Berlusconi, oggi rinnova la fiducia al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, imputato per concorso esterno di associazione mafiosa. Colpisce in particolare che il ministro dell’Interno copra un ministro accusato di associazione mafiosa”.
Per il Partito Democratico, Antonello Soro ha pronunciato la dichiarazione di voto che riportiamo integralmente:
“Il 13 luglio scorso la procura della Repubblica di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio del Ministro Francesco Saverio Romano, imputato formalmente di concorso in associazione mafiosa. Oggi l’on Romano ci ha confermato che non intende dimettersi dalla carica di ministro. La sua argomentazione,re sa in quest’aula non ci ha convinto. Anzi,non vorrei apparire irriguardoso e insensibile per il suo comprensibile travaglio personale ..ma sinceramente penso che tutto il suo discorso andrebbe riservato ad un’altra assise.
Perché – vorrei dirlo subito – non abbiamo mai pensato di comminare al ministro Romano una pena anticipata: la questione aperta riguarda la compatibilità della sua carica attuale con la sua condizione di inquisito per reati di mafia, e,insieme,la caduta della sua autorevolezza alla luce dei fatti emersi. A quanti ricoprono le cariche più rilevanti dello Stato non è richiesto soltanto di rispettare le leggi: è richiesto di saper rappresentare nel modo migliore le istituzioni ed i valori che su essa si fondano.
A loro è assegnata la tutela del prestigio dello Stato di fronte ai cittadini. Questo assunto è dentro la nostra costituzione e prima ancora nella coscienza civile degli italiani. Esattamente come accade in tutte le democrazie del mondo. Potrei fare un lungo elenco di personalità politiche e di governo che in ogni angolo del mondo hanno rassegnato le dimissioni per ragioni assai più banali. Ricorderò che in questa legislatura i ministri Scajola e Brancher, il sottosegretario Cosentino, ancorché con fatica,hanno rassegato le dimissioni dall’incarico di governo.
Non è infatti nostro compito e non è nostro obiettivo emettere sentenze, bensì è nostro dovere difendere il prestigio delle istituzioni che rappresentiamo. La nostra richiesta di dimissioni del ministro Romano non rappresenta un atto di accusa. Noi chiediamo al Governo, al Parlamento, ai colleghi di maggioranza e di opposizione di fare una scelta di responsabilità e di autotutela.
Chiediamo di fare una scelta che rispetti il prestigio e la dignità delle istituzioni di questo Paese, agli occhi degli italiani e di quella vasta platea di osservatori che in ogni angolo del pianeta seguono con interesse e crescente disappunto il declino del nostro paese.Per il cittadino Romano vale quello che vale per chiunque: si è innocenti fino a prova contraria. Anche in questo caso la giustizia farà il suo corso e saprà valutare bene le accuse che ci sono in ballo :ma l’on Romano non è un semplice cittadino, è un rappresentante del Governo italiano.
In questa posizione ha una responsabilità che gli impone di non fare ricadere le gravi accuse nei suoi confronti sull’immagine del Governo italiano e tantomeno sull’immagine dell’intero Paese Chi crede nell’autonomia della politica, chi richiede che altri poteri non debbano svolgere un ruolo di supplenza (e noi siamo fra questi) ha il dovere di tenere alto e limpido il profilo delle istituzioni Noi,che non abbiamo mai condiviso le distorsioni giustizialiste né fatto concessioni alle pulsioni massimaliste presenti nelle visceri del paese,coltiviamo un’idea alta della giustizia nella convinzione che il diritto debba essere permeato da valori.
Noi crediamo che debbano esservi ancora battaglie parlamentari in cui vi sia modo di richiamare i principi di legalità e di trasparenza, per ricordare il ruolo che hanno le classi dirigenti, che trasmettono, con i loro comportamenti e le loro parole, al Paese che guidano. Noi pensiamo che il ministro faccia bene a difendersi.
L’accertamento delle responsabilità penali sarà compito della magistratura, e non dal Parlamento perché noi crediamo sempre nella divisione e nella distinzione dei poteri. Ma la politica non può attendere l’accertamento delle responsabilità penali. In qualsiasi Paese normale, in un caso così, un uomo politico si dimette. Questo non avviene in Italia perché si è progressiva mente smarrito il senso del rigore e il rispetto dell’etica pubblica che una classe dirigente deve avere. Io penso che l’idea della giustizia sia sempre inseparabile dalla fiducia. Non la fiducia raccolta in quest’aula attraverso uno Scilipoti in più ..ma quella più esigente di una comunità di cittadini che devono rispettare le regole che questo parlamento scrive,di una comunità di italiani che ogni giorno nella loro vita incontrano lo Stato con le sue leggi e con le sue imposizioni Senza fiducia nello stato e nelle sue istituzioni,resta l’anarchia.
Questa fiducia non si acquista per chiamata nominale.
Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia si conquista con la coerenza dei comportamenti,in un paragone esigente tra quello che si dice, i modelli che si invocano e le scelte,anche individuali,che noi ogni giorno mettiamo in essere. Per queste ragioni oggi ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte dei gruppi della maggioranza e particolarmente da parte della lega. Nei primi anni Novanta la Lega in quest’aula esibiva il cappio come simbolo della sua idea di legalità: io appartengo allo schieramento di quelli che non hanno mai apprezzato quelle esibizioni e quell’idea della politica. Ma è difficile non registrare il cambiamento.
Non sappiamo quale sia la natura del legame che rende inossidabile l’alleanza dei rappresentanti romani della lega con il presidente del consiglio,che porta i parlamentari di quel partito a votare in palese contrasto con gli elementari principi della legalità,del comune senso della moralità repubblicana,del comune sentimento degli italiani onesti,quelli che non si turano il naso. Ma è certo che in questi mesi la lega si è progressivamente allontanata dal suo profilo originario…e oggi si schiera con un inquisito per mafia. In questi giorni alcuni autorevoli osservatori hanno affacciato il sospetto di uno scambio tra il ministro Romano e la Lega riferito al commissariamento dell’Agea, l’agenzia che governa i fondi europei per l’agricoltura, l’ente che dovrebbe far pagare le multe relative alle quote latte.
Non sappiamo se questa congettura sia vera ma,riconoscerete,che è almeno verosimile. Una domanda al ministro dell’interno,un ministro che ha il compito istituzionale di combattere più di ogni altro la mafia e al quale in più di un’occasione abbiamo dato atto di aver fatto il suo dovere. Il ministro dell’interno,in forza della legge,su segnalazione di un prefetto,può sciogliere un consiglio comunale nella presunzione di inquinamento mafioso:Maroni ha esercitato questo potere in più occasioni:in quest’aula ne ha legittimamente menato vanto.
Così è accaduto che diversi consiglieri comunali,non indagati da un magistrato,siano stati privati del loro mandato perché nel consiglio c’era un collega in odore di mafia. Come può lo stesso ministro non cogliere il problema quando in discussione c’è la reputazione,il prestigio non di un consigliere comunale ma un ministro della Repubblica?
Non ci illudiamo che l’onorevole Maroni voglia rispondere a questa domanda ma avremmo apprezzato se in questa circostanza,in questa brutta storia avesse evitato di presentarsi ai media come il portavoce del suo partito. L’on Romano in questi giorni ha ripetuto più volte che la sfiducia nei suoi confronti nasconde il tentativo di sfiduciare il presidente del consiglio.
Noi abbiamo tanti motivi – non è un mistero -per chiedere le dimissioni del governo…e dell’uomo che più a lungo di chiunque altro ha guidato l’Italia,che più a lungo di qualunque altro italiano ha avuto il privilegio di misurarsi con la sfida di governo, che in questi lunghi anni ha preferito coltivare i suoi interessi piuttosto che quelli della comunità nazionale,che ha tradito il suo manifesto liberale, che non ha fatto una sola riforma dello stato e dell’economia degna di quel nome,che ha portato l’Italia sempre più in dietro nella competizione globale, che ha reso più poveri milioni di cittadini,che ha aumentato le tasse oltre ogni limite precedente,cha tradito e svuotato la delega per la riforma del federalismo fiscale,che ha dissipato il credito che il nostro paese aveva guadagnato presso le cancellerie di tutto il mondo.
No, davvero non abbiamo bisogno di pretesti per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Ma oggi noi chiediamo un’altra cosa,specifica:chiediamo di allontanare l’ombra cupa e minacciosa della mafia dal governo della nostra repubblica..per questo i deputati Pd voteranno la sfiducia individuale per il ministro Romano”.
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