Parlano Bindi, Letta, Fioroni, Garofani. L’impressione è che questa volta le parole di Angelo Bagnasco siano arrivate con tutta la forza che lo stesso presidente della Cei ha voluto trasmettere.
Che quella del cardinale sia stata una prolusione il cui peso doveva risultare chiaro a tutti è stato evidente nuovamente ieri. Il Sir, l’agenzia stampa della Cei, in una nota in cui si dice che i vescovi italiani condividono le parole del loro presidente sul «disagio» del paese, ha esplicitato due concetti: il primo, che «su Berlusconi e la questione morale» Bagnasco ha parlato «con franchezza, ripetendo una posizione già molto ben definita a più riprese. Ma questo è comunque il passato»; il secondo, che il mondo cattolico è invitato a «muoversi in prospettiva. Perché in questo momento bisogna cominciare ad articolare una proposta».
Di che proposta di tratta? Non si parla di un partito, almeno per ora, ma di qualcosa di diverso dall’assetto attuale sì. «L’alternativa – ha spiegato ancora il Sir – non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza di governo con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema». In serata, poi, Bagnasco, intervenuto all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, davanti a Franco Frattini e Gianni Letta ha ribadito che gli italiani debbono riscoprire i loro valori «per uscire dal tunnel di quella cultura del nulla, vagamente radicaleggiante, che è l’anticamera di una diffusa tristezza».
Una vera e propria discesa in campo a 360 gradi, anche se è ovvio che il monito più diretto e anche più duro colpisce al cuore Berlusconi e il berlusconismo. E nel Pd, infatti, nessuno pensa che la campana sia risuonata soltanto per una parte, «sebbene – afferma il vicesegretario Enrico Letta – questo intervento, che lascerà il segno, potrebbe essere il colpo finale alla resistenza di Berlusconi, ormai fuori da ogni logica». «La nostra valutazione è fortemente positiva per il respiro con cui si affrontano questioni urgenti per il paese» dice a Europa la presidente Rosy Bindi, secondo la quale «il cardinale ha dato voce allo sconcerto e al malessere del popolo di Dio. Le sue parole sono rivolte a tutti e ciascuno deve assumere la propria responsabilità e trarne le conseguenze».
Quanto all’ipotesi che i vescovi alludano alla ricostituzione di un partito cattolico, Bindi è convinta che «non si torna indietro » e che «al di là di qualche nostalgia questa consapevolezza è presente anche nella Chiesa». Ben venga «il protagonismo dei cattolici» nella «democrazia dell’alternanza». Nel Pd, sottolinea la presidente, i credenti sono «a casa loro, portatori di una cultura politica che fa parte dell’identità del partito». Non vede, al momento, convergenze possibili con i cattolici del Pdl, finché non verrà meno una «strumentalità», un «uso ideologico» dei valori cristiani.
«Bagnasco ha parlato a tutta la società italiana e non solo ai cattolici o a Berlusconi e al suo entourage – è il parere di Francesco Saverio Garofani, vicino al capogruppo alla camera Dario Franceschini – Un nuovo protagonismo? Certo, tutti i cattolici discutono ed elaborano su un piano prepolitico, ma nessuno può pensare a ricostituire un partito. Credo che questo lo escluda anche il cardinale. Nel Pd il cammino che abbiamo compiuto è ricco di frutti importanti, i cattolici sono stati decisivi nella costruzione della sua identità, tant’è che il Pd è molto diverso da altre forze della sinistra europea. Piuttosto, nel centrodestra i cattolici sono chiamati a emanciparsi dal berlusconismo di cui hanno condiviso le derive. Questa è la vera urgenza».
Neanche Beppe Fioroni, più volte “sospettato” di avere la valigia in mano, ritiene che sia alle viste una riunificazione partitica dei cattolici. «C’è una stagione per ogni cosa. Il cardinale Bagnasco sa meglio di me quali sono le condizioni attuali e infatti parla di “realismo”. Credo però che nel mondo cattolico si sia messo in moto un movimento che comprende ambiti plurali – economico, imprenditoriale, dell’associazionismo – con l’obiettivo di ritrovare un comune sentire e dei valori condivisi. Certo, è una sfida ai politici cattolici presenti in parlamento che con questi mondi possono stabilire una “amicizia pensante”, ognuno dalle proprie posizioni. Sappiamo di non avere deleghe di rappresentanza, sarebbe un errore pensare di essere generali a prescindere dall’esercito.
Poi, chi vivrà, vedrà».
da Europa Quotidiano 28.09.11