Il piano di reclutamento straordinario di professori associati previsto dalla riforma Gelmini (circa 1.500 posti all’anno per tre anni) taglia fuori dalla spartizione della torta metà degli atenei pubblici italiani. Lo prevede il documento che il ministro ha inviato alle Camere nelle competenti commissioni per il vaglio finale. Un anno fa i ricercatori universitari sono saliti sui tetti, hanno scioperato, sono scesi in piazza per chiedere prospettive di carriera: con la riforma sarà più facile, per i colleghi più giovani, tentare la strada da associato rispetto ai veterani bloccati da anni nella stessa posizione.
Il ministro ha ceduto al piano di reclutamento. Ma ora i criteri per distribuire i fondi a disposizione, 13 milioni di euro per il 2011, lasciano fuori centinaia di ricercatori, soprattutto al Sud, che hanno l’unica colpa di essere dipendenti di atenei che spendono troppo per il personale. Il ministro ha infatti deciso che non partecipano al piano le università che utilizzano più del 90% dei fondi statali per pagare i dipendenti. Una tagliola che esclude oltre 30 realtà pubbliche con i conti in bilico su poco più di 70. Atenei finiti in rosso spesso a causa dei tagli.
E infatti sui limiti imposti dalla Gelmini è scontro. I rettori, attraverso la loro conferenza, la Crui, chiedono che «la platea dei possibili fruitori del finanziamento straordinario venga estesa a tutte le università, indipendentemente dal limite del 90%: si tratta di un fondo destinato a incentivare le assunzioni di tutti i ricercatori a prescindere dalla loro collocazione». La commissione Cultura della Camera ha dato il via libera al decreto per la ripartizione dei fondi per le assunzioni, ma chiede che, almeno per il 2012 e 2013, sia disapplicato il limite del 90%. Lo sforamento dei limiti di spesa «ormai dipende ben poco dalle università, ma dai continui tagli» ricorda Manuela Ghizzoni, Pd.
Anche la maggioranza è di questo avviso. Al Senato la Lega nord si è schierata contro l’esclusione degli atenei con i bilanci in bilico dal reclutamento straordinario. In Friuli, infatti, le due università presenti sono già fuori dal riparto. Il ministro Gelmini chiede di proseguire sulla linea «del rigore», ma ha promesso «margini di flessibilità». Che, però, scatteranno con ogni probabilità solo dal prossimo anno, visto che ormai il documento ministeriale che taglia fuori gli atenei poco virtuosi dalle assunzioni è stato esaminato in Parlamento e sta avendo l’ok delle commissioni. Nel frattempo i ricercatori di università come Tor Vergata, Firenze, Siena, L’Aquila saranno esclusi dalla prima tornata di assunzioni a loro dedicate. Un danno notevole considerando che i nuovi concorsi post-riforma non partiranno prima del prossimo anno.
Il Messaggero 26.09.11