Nonostante le polemiche succitate dal caso del paese lombardo, il simbolo padano è stato proposto in tutte le salse ovunque il Carroccio abbia messo piede: sulle rotonde, nelle piazze, negli edifici comunali e persino in formato digitale sui siti internet istituzionali In principio c’era Alberto da Giussano, con il suo spadone e la forma slanciata. Sul finire degli anni novanta è sorto il Sole delle Alpi. Un simbolo riconoscibile, riproducibile e semplice: il marchio perfetto. Talmente perfetto che la Lega Nord lo ha registrato, iniziando fin dai primi tempi a propinarlo anche al di fuori delle schede elettorali, e cercando di farlo passare per un simbolo mutuato dalla tradizione e dalla storia locale. La gente del nord, ben prima di Oscar Lancini e del caso limite della scuola di Adro, se lo è trovato riprodotto sulle rotonde, nelle piazze, negli edifici comunali e persino in formato digitale sui siti internet istituzionali.
Il Sole delle Alpi è stato realizzato sotto forma di mosaico o bassorilievo. È stato disegnato, dipinto e ricamato. Qualcuno lo ha imposto anche come ornamento floreale, senza dimenticare gli immancabili e onnipresenti adesivi. Insomma, il sole padano è stato proposto in tutte le salse e, comune più comune meno, ovunque la Lega abbia messo piede è arrivato qualche riflesso di questo strano bagliore verde.
Tanti i casi passati agli onori delle cronache. Negli anni scorsi a Cividate al Piano (Bergamo) sulla pavimentazione della piazza è stato realizzato un mosaico in ciottoli. Nel 2009 seicento cittadini avevano chiesto al sindaco Luciano Vescovi di rimuovere la decorazione politica, presentando un esposto in Procura. Oggi su questo caso pende un’indagine della magistratura tesa a stabilire se vi sia stato sperpero di danaro pubblico.
A Drezzo (Como) il Sole delle Alpi è comparso in due punti della piazza principale (intitolata a Gianfranco Miglio): sulla recinzione in ferro di un monumento ai caduti (con grande sdegno dell’associazione combattenti e reduci) e sulla recinzione dei giardinetti accanto al municipio.
La storia del sole di Carrù, in provincia di Cuneo, è più complessa. Posizionato per la prima volta nel 2002 ai piedi del monumento al bue, era stato rimosso nel 2009, salvo poi essere riposizionato dopo varie polemiche alla fine del 2010. Anche su questo simbolo era stata chiamata ad esprimersi la magistratura, che aveva stabilito che il sole poteva rimanere sul suolo pubblico in quanto “storicamente già utilizzato da egizi e celti”.
Ad Acqui Terme (Alessandria), tra le prime città piemontesi a poter vantare un sindaco leghista, il sole è stato impresso sulla pavimentazione della piazza-anfiteatro della città sul finire degli anni novanta. Sulla targa del teatro intitolato a Giuseppe Verdi, oltre al nome del compositore, a quello della città e alla data dell’inaugurazione (12 agosto 1998), compare anche la scritta “Padania”.
A Vimodrone (Milano) un gigantesco sole era stato voluto nel 2000 dall’allora sindaco leghista Domenico Galluzzo per ornare la nuova biblioteca. Dal 2002, quando l’amministrazione ha cambiato colore, è finito sotto ad un enorme zerbino. A Calcinato, in provincia di Brescia c’è “via Sole delle Alpi”, che non è un’esortazione, ma un toponimo, voluto dal sindaco Marika Legati, che l’ha spiegato così: “La scelta è stata quella di dedicare questa via a un movimento politico significativo della storia istituzionale del nostro paese. Ci è sembrato importante fare memoria di un passaggio politico importante, oltre che di un simbolo iconografico che fa parte della tradizione”.
A Garlate, in provincia di Lecco, il sindaco leghista Maria Tammi nel 2008 aveva fatto inserire il Sole delle Alpi nel disegno della nuova pavimentazione in acciottolato del cortile del municipio. A Mandello, sempre in provincia di Lecco, il sole di pietra accoglie tutti i cittadini che entrano in Comune, dove sono stati apposti dall’ex sindaco Giorgio Siani.
Gli esempi si sprecano anche in provincia di Varese, terra della Lega per eccezione. Il caso più famoso è quello della rotonda di Buguggiate dove, oltre al simbolo leghista, campeggiano da qualche anno una serie sagome che raffigurano i leader del Carroccio intenti a pedalare. Un omaggio (considerato da molti di pessimo gusto) alla Lega e ai mondiali di ciclismo che si sono svolti a Varese nel 2008. Ma non mancano altri esempi lampanti: a Castronno il Sole delle Alpi è stato marchiato nel cemento del sottopasso ferroviario ristrutturato nel 2010 dalla giunta guidata dal leghista Luciano Grandi. A Lonate Ceppino il simbolo verde campeggia su una vetrata, donata al comune nei primi anni del decennio scorso e installata proprio accanto alla sala consiliare. Nella vicina Tradate i piccoli raggi fanno capolino dalle decorazioni di una rotatoria, all’ingresso della città. Anche in questo caso le impronte leghiste vanno oltre il marchio lasciato sulla rotonda. Diverse le vie della città che portano nomi inequivocabilmente legati al partito, da via Padania a via Lega Lombarda, per arrivare, anche qui, a via Gianfranco Milglio. Imperdibile poi la poltrona verde con il simbolo ricamato sullo schienale che campeggia nell’ufficio del sindaco Stefano Candiani accanto alle riproduzioni in scala della statua di Alberto da Giussano.
A San Martino di Lupari (Padova) il sindaco Gerry Boratto quando è stato eletto nel 2009, non ci ha pensato due volte a mettere mano al sito internet istituzionale, inserendo l’effige leghista assieme al leone di San Marco come ornamento grafico di alcune pagine virtuali. Una carrellata che potrebbe continuare ancora a lungo, prendendo in considerazione casi più o meno eclatanti. Tra soli verdi e altre trovate leghiste.
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