Giorno: 24 Settembre 2011

"Riprendiamoci la Rai uno slogan per tutti", di Giovanni Valentini

Con l´inammissibile attacco al presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Sergio Zavoli, accusato dal direttore (uscente) del Tg Uno di essere un uomo di parte, la crisi della Rai è arrivata all´ultimo stadio: quello istituzionale. E la paralisi dell´azienda, rappresentata scenograficamente dai consiglieri della maggioranza con la decisione di far mancare il numero legale nell´ultima seduta per bloccare le nomine proposte dal direttore generale, ha raggiunto il punto di non ritorno. Siamo ormai a un passo dall´autodistruzione. La “direttora di latta”, già clamorosamente smentita dal suo stesso consiglio d´amministrazione sul contratto con Serena Dandini per la trasmissione “Parla con me”, ha dovuto subire così un nuovo colpo alla propria immagine e credibilità. Questa volta il suo pacchetto di nomine non è stato neppure respinto, ma semplicemente congelato, rinviato, accantonato. E così la Terza rete, orfana di Paolo Ruffini passato nel frattempo a La 7, resta ancora priva di guida in attesa dell´insediamento di un professionista esperto e collaudato come Antonio Di Bella; mentre al Tg Due il direttore “ad interim”, Marcello Masi, si accinge legittimamente …

"Sacconi ci riprova. Usa le pensioni per dividere i sindacati", di Laura Matteucci

Sacconi ci riprova. In piena bufera finanziaria, economica e anche politica, torna sul tema pensioni sul quale, lo dice lui stesso, «le parti sociali sono spaccate». Se ne esce sostenendo che il governo ritiene «utile» un avviso comune tra le parti sociali per la definizione delle «transizioni » sul sistema previdenziale. In particolare, continua il ministro, sarebbe utile definire la transizione per quanto riguarda l’età delle donne, il contributivo, l’aspettativa di vita e le pensioni di anzianità. «C’è obiettivamente un problema intergenerazionale – aggiunge – Dobbiamo produrre un riequilibrio tra generazioni a favore dei giovani». Le parti sociali saranno anche spaccate, ma l’intempestiva proposta di Sacconi trova un invalicabile muro di «no». Quello della Cgil innanzitutto: il sindacato di Susanna Camusso boccia qualsiasi nuovo intervento sul sistema previdenziale e avverte in uno studio che già con le norme approvate finora le donne(tra incremento previsto per la pensione di vecchiaia, aumento legato all’aspettativa di vita e la cosiddetta finestra mobile) si troveranno ad andare effettivamente in pensione di vecchiaia nel 2031 a 68 anni e due …

"Ricostruire l'Italia", di Rinaldo Gianola

C’è un Paese da ricostruire quando finirà, speriamo al più presto, l’oscura stagione del governo Berlusconi. Nella settimana che ha visto il declassamento dell’Italia mentre il centrodestra era impegnato a salvare Marco Milanese e a rettificare le telefonate hard del premier, si sono mosse decisamente le forze sociali più responsabili, i sindacati e le imprese, che vogliono voltare pagina. L’appello lanciato ieri da Emma Marcegaglia per salvare il Paese segna forse il definitivo distacco degli industriali dal governo, la fine di un anacronistico collateralismo, di un’illusione troppo a lungo coltivata e, nel segno di una tanto attesa discontinuità, accelera il confronto con il mondo del lavoro e con la politica responsabile per avviare una nuova fase, di risanamento e di crescita. Ormai da diversi giorni il presidente di Confindustria usa parole dure e inequivocabili per condannare l’inutile azione del governo e la mancanza di un credibile progetto riformatore, di sviluppo, di rinascita nazionale. Emma Marcegaglia non si è svegliata di cattivo umore un mattino e ha deciso di andare allo scontro con la maggioranza. Semplicemente …

"L´epitaffio del Carroccio", di Miguel Gotor

L´affettuosa carezza che un Berlusconi torvo e cinto d´assedio ha lasciato scivolare sul capo ormai canuto di Bossi e lo sguardo smarrito, quasi bambinesco, di quest´ultimo riescono persino a fare tenerezza. Nulla meglio di una simile immagine racconta l´impasto umano di questa strana coppia di lombardi, il lievito che ha alimentato il tanto potere spartito insieme in questi anni. Un gesto di riconoscenza del padrone verso il servo fedele e ammalato, quando le luci della ribalta si stanno spegnendo e del potere non resta che l´attesa della fine. Tenerezza sì, ma anche rabbia perché quello scatto rappresenta plasticamente la crisi generazionale della destra italiana, l´irrimediabile senescenza di chi non riesce ad accettare il proprio declino e si è trasformato in una maschera di disperata vitalità che resiste nel guizzo degli occhi di entrambi, l´unica cosa mobile rimasta in visi altrimenti impietriti, l´uno dal lifting del cerone, l´altro dalla smorfia della paresi. Ormai è chiaro: il cavaliere e il senatur arriveranno a fine corsa insieme e si sono sbagliati quanti hanno presupposto che la Lega avesse …

"Via Rasella è stata una scelta che rifarei", di Rosario Bentivegna*

Anticipiamo qui un brano delle memorie di uno dei più importanti protagonisti della nostra Resistenza: racconta l’antifascismo, la guerra partigiana, l’impegno politico. E smaschera tutte le menzogne sull’azione del ’44. Il mio impegno militare e politico contro il fascismo e per la democrazia non si è mai trasformato in carriera politica, anche se negli anni successivi sono stato un «militante impegnato». Finita la guerra non ho piú avuto nemici ma solo avversari, anche se mi capita spesso di essere oggetto di odiose persecuzioni e aggressioni personali, soprattutto per l’azione militare di via Rasella che condussi insieme ad altri undici compagni dei Gap. La feroce strage compiuta dai nazifascisti tedeschi e italiani alle Ardeatine sta a dimostrare quanto fossero efficaci le consistenti iniziative militari della Resistenza, cosí com’è accaduto in tutta l’Europa occupata, e quanto male avesse fatto la Resistenza a quel nemico. Le condanne assolutamente uniformi che ne sono conseguite nei tribunali internazionali e nazionali, militari e civili sono uno dei riconoscimenti piú significativi, anche dal punto di vista storiografico, della correttezza delle iniziative militari …

"Atenei a rischio default si salvano solo i rettori", di Roberto Ciccarelli

Approvato il quinto decreto della riforma Gelmini. Trentasette università hanno i bilanci in rosso Il consiglio dei ministri ha approvato ieri il quinto decreto attuativo della riforma Gelmini (ce ne sono altri 37 in attesa). Sia pure attenuato dal passaggio parlamentare, il provvedimento sui parametri di sostenibilità finanziaria degli atenei e il loro commissariamento inaugura una nuova tappa nella storia dell’università italiana. D’ora in poi il ministero dell’Economia, per mezzo di quello dell’Università, potrà intervenire direttamente nella gestione finanziaria degli atenei sul modello delle Asl. La procedura prevede tre avvertimenti (warning, sul modello di Moody’s o di Standard’s & Poor). Il primo viene dato alle università in disavanzo. Se in cinque anni non rientreranno dal debito, verrà dichiarato il dissesto finanziario. Infine c’è il «cartellino rosso»: gli atenei in default verranno commissariati, come la Grecia. Il decreto è stato ammorbidito per non mettere nei guai una serie di atenei, Siena o Bari ad esempio, che hanno avviato un duro piano di rientro per abbattere i debiti da capogiro accumulati in anni di gestione allegra dei …