attualità, lavoro

"Sindacati e imprese sottoscrivono il patto. Sacconi sconfitto", di Massimo Franchi

L’accordo del 28 giugno è «legge», mette nell’angolo l’articolo 8 della manovra e il piano per isolare la Cgil portato avanti dal ministro Sacconi. Prendendo in contropiede i giornalisti, ieri mattina di buon’ora industriali e sindacati si sono visti nella foresteria di romana di Confindustria (Via Veneto, dove era stato raggiunto e siglato) per sottoscrivere definitivamente l’accordo ormai passato alla storia sindacale come «quello del 28 giugno». Emma Marcegaglia ha riunito i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl accelerando sui tempi previsti, rispondendo positivamente alla richiesta di Susanna Camusso di impegnarsi in modo netto per aggirare l’articolo 8 della manovra che prevede la possibilità di derogare, a livello aziendale, a qualsiasi norma dei contratti nazionali. I PUNTI DELL’ACCORDO L’accordo prevede la certificazione degli iscritti alle organizzazioni sindacali, elezioni periodiche (triennali) delle Rsu e fonda la rappresentatività delle organizzazioni sulla media tra iscritti e voti ottenuti nelle elezioni con una soglia del5%per negoziare il contratto nazionale. Rilancia il ruolo del contratto nazionale di lavoro, considerato «fonte primaria» rispetto alla contrattazione aziendale. Il punto più discusso è invece quello del riconoscimento erga omnes degli accordi approvati dalla maggioranza delle Rsu. In assenza delle Rsu, nelle aziende più piccole, possono sottoscriverli le Rsa di quei sindacati che rappresentino la maggioranza degli iscritti. Questi accordi potranno però essere sottoposti a referendum se richiesto da una delle organizzazioni territoriali delle confederazioni, analogo diritto viene riconosciuto al 30% dei lavoratori dell’impresa. In più vengono previste “clausole di raffreddamento” che evitino gli scioperi se previsto nei contratti aziendali. In attesa dei nuovi contratti nazionali di lavoro, possono essere definite intese modificative sulle prestazioni lavorative, orari e organizzazione del lavoro. Infine si chiede al governo di incrementare e rendere strutturali le riduzioni di tasse e contributi sulla produttività. REAZIONI A firma avvenuta, i commenti dei firmatari sono tutti improntati al carattere «storico» dell’accordo. Emma Marcegaglia spiega in una nota che «le parti hanno manifestato l’impegno a far sì che le rispettive strutture, a tutti i livelli, si attengano a quanto concordato» e «che le materie delle relazioni industriali e della contrattazione sono affidate all’autonoma determinazione delle parti». Per Raffaele Bonanni «con l’accordo si è messo fine a tutte le polemiche delle ultime settimane, perché si è stabilito che saranno le parti sociali, in piena autonomia, a gestire tutti i punti che l’articolo 8 demanda alla volontà di sindacati ed imprese. Quindi, per quanto riguarda le tutele previste dall’articolo 18, resteranno pienamente valide, visto che la Cisl e tutte le altre organizzazioni sindacali, non tratteranno questo punto per loro libera volontà». Per Luigi Angeletti «è un fatto importante che fuga ogni preoccupazione e distorsione che c’è stata in seguito». Molto negativo invece il commento della minoranza Cgil, che con Gianni Rinaldini parla di «due gravi errori: sottoscrivere un accordo senza la consultazione degli iscritti, come previsto dallo Statuto, e illudersi di aver tutelato i lavoratori dai guasti dell’articolo 8, perché la legge è comunque superiore a qualsiasi accordo». Da Corso d’Italia ricordano però che all’ultimo direttivo della Cgil, quello del 9 settembre, si è dato mandato alla segreteria di sottoscrivere l’accordo una volta ottenuto l’impegno formale di Confindustria, Cisl e Uil sulla sua applicazione. Il prossimo direttivo convocato per lunedì 26 settembre deciderà le modalità della consultazione degli iscritti

L’Unità 22.09.11

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“Confindustria e sindacati neutralizzano l’articolo 8”, di Roberto Giovannini

Una firma che «blinda» il nuovo sistema contrattuale nato dall’intesa tra sindacati e Confindustria del 28 giugno. E chiude la porta – apparentemente in modo drastico e definitivo, almeno per le imprese che aderiscono alla organizzazione guidata da Emma Marcegaglia – alla possibile applicazione dell’articolo 8 della manovra di Ferragosto. Quello che consente gli accordi anche sui licenziamenti in deroga a quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori. La firma che rende pienamente operativo il testo dell’intesa che stabilisce le nuove regole sulla rappresentanza e la contrattazione, con una importante aggiunta, è arrivata al termine di un rapido incontro convocato in tutta fretta tra la numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.

La chiave sono le cinque righe aggiunte al testo già concordato a fine giugno. Qui Confindustria e sindacati sanciscono il proprio impegno «a far sì che le rispettive strutture, a tutti i livelli, si attengano a quanto concordato e che le materie delle relazioni industriali e della contrattazione sono affidate all’autonoma determinazione delle parti». Questo significa che – almeno sulla carta – il famoso articolo 8 non potrà essere utilizzato da tutte le organizzazioni sindacali e dalle aziende che aderiscono alle associazioni firmatarie. Sulla carta, perché naturalmente un’impresa può certo decidere di non rispettare l’intesa a rischio di essere espulsa. E in ogni caso, l’accordo, sia nella parte sul sistema contrattuale che nell’appendice sull’articolo 8, vale soltanto per il mondo di Confindustria: per ora non riguarda né i commercianti, né gli artigiani né altri comparti.

«Abbiamo sottoscritto in via definitiva l’accordo interconfederale del 28 giugno», ha annunciato il leader degli industriali Emma Marcegaglia, all’uscita della foresteria di Confindustria, incassando poi, nel pomeriggio, anche il plauso del direttivo di viale dell’Astronomia convocato per un esame della grave e delicata situazione economica e per un aggiornamento dello stato dei lavori con il governo sui provvedimenti di crescita. Ma è la Cgil ad essere la più soddisfatta anche se la firma in calce all’accordo ha riacceso le polemiche con la minoranza (prevalente nella Fiom) che ha sempre chiesto alla confederazione di rinunciare all’accordo ed è alla vigilia di un nuovo round sulla piattaforma dei metalmeccanici. «Con la firma abbiamo ribadito che la contrattazione è materia dell’autonomia delle parti e non del governo», ha spiegato Susanna Camusso. «La firma di tutti è il segnale che l’operazione del governo sull’articolo 8 non è stata condivisa dalle parti. L’accordo ha un senso preciso: il primo è che Confindustria, Cgil, Cisl e Uil rivendicano nell’autonomia delle parti un valore; mentre il secondo è che il vero rapporto tra le parti è quello dell’accordo del 28 giugno», ha aggiunto il leader Cgil. Parole che non piacciono alla minoranza, che accusa Camusso di aver cancellato nei fatti la consultazione degli iscritti già annunciata: «è un atto di gravissima lesione della democrazia interna», accusa Gianni Rinaldini, sottolineando che «pensare di aver messo in tutela i lavoratori dai guasti dell’articolo 8 con questa intesa applicativa è pura illusione, perché la legge è comunque superiore a qualsiasi accordo».

Soddisfatta anche la Cisl: «la firma fuga ogni preoccupazione e distorsione che c’è stata sull’articolo 8», ha spiegato Raffaele Bonanni. Sulla stessa linea il leader Uil, Luigi Angeletti. Soddisfatto è anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che però continua a difendere l’articolo 8 della manovra. «Il governo – dichiara in una nota – apprezza la definitiva conferma dell’accordo del 28 giugno sulla contrattazione aziendale» e «la responsabilità di tutte le organizzazioni firmatarie». Tuttavia, precisa che «la legge vi aggiunge la sua “forza” per dare certezza agli accordi e si limita a definire le materie che liberamente e responsabilmente le parti possono regolare».

La Stampa 22.09.11

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“Lavoro, le parti sociali sconfessano la manovra”, di Valentina Conte

La Cisl: abbiamo messo la parola fine a tutte le polemiche delle ultime settimane. Confindustria e sindacati chiudono in modo definitivo l´intesa raggiunta il 28 giugno scorso su contrattazione e rappresentanza. Con un incontro a sorpresa, avvenuto ieri di buon mattino presso la foresteria degli industriali in via Veneto a Roma, la presidente Marcegaglia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – Camusso, Bonanni, Angeletti – hanno siglato l´accordo interconfederale di giugno, integrandolo con un nuovo impegno formale. Solo poche righe per affermare che «le materie delle relazioni industriali e della contrattazione sono affidate all´autonoma determinazione delle parti». Un principio che di fatto consente di superare, sconfessandolo e depotenziandolo, l´articolo 8 della manovra di Ferragosto, la contestata norma sulla possibilità di derogare, in sede di contrattazione aziendale e territoriale, al contratto nazionale e alle leggi in materia di lavoro, anche sui licenziamenti tutelati dall´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Esulta la Cgil, che ha preteso quelle righe per chiudere l´accordo. Soddisfatti gli altri sindacati e Confindustria per la ritrovata unità. Il ministro del Lavoro Sacconi, in una nota, «apprezza la responsabilità» di tutte le parti, ribadendo che «la legge vi aggiunge la sua “forza” per dare certezza agli accordi e si limita a definire le materie che liberamente e responsabilmente le parti possono regolare».
Si chiude così, con la firma di ieri, un percorso accidentato che rischiava di naufragare dopo il “blitz” estivo del governo. «Da oggi le parti sociali potranno trattare, siglare accordi e, qualora ci siano dissidi, far decidere alla maggioranza», spiega Bonanni della Cisl che poi precisa: «Abbiamo messo la parola fine a tutte le polemiche delle ultime settimane. Saranno le parti in piena autonomia a gestire tutti i punti che l´articolo 8 demanda alla volontà di sindacati e imprese». Le tutele previste dall´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori «resteranno pienamente valide», assicura Angeletti della Uil.
La firma di ieri «ha un senso preciso» per il segretario Camusso della Cgil. Ovvero che «l´autonomia delle parti è un valore» e che «non si è condivisa l´operazione del governo sull´articolo 8». Al contrario, si ribadisce che «il rapporto tra contratto nazionale e contratto aziendale è quello definito dall´accordo del 28 giugno». Un accordo che pone la contrattazione di secondo livello sotto l´unico ombrello del Contratto nazionale, fonte primaria per l´individuazione delle materie derogabili a livello locale. «Se qualcuno pensa di utilizzare l´articolo 8 – prosegue la Camusso – allora guarda ai sindacati di comodo e ai contratti pirata». Sul punto, la Cgil chiede l´abolizione dell´articolo 8, annunciando un ricorso alla Consulta.

La Repubblica 22.09.11