Ghizzoni: non abbiamo mai avuto dubbi sulla bruttezza e sull’inefficacia della legge 240 sull’università – nota come legge Gelmini – così come non li abbiamo mai avuto sul fatto che i suoi effetti sarebbero stati distorsivi e penalizzanti per il sistema. Ne arriva conferma, ad esempio, dal decreto sui criteri per il riparto delle risorse destinate al piano straordinario per i reclutamento di professori associati. Infatti, la norma della legge 240 istitutiva del piano- ma sarebbe forse meglio denominarlo “pianino” poiché si avvarrà di soli 13 milioni “sottratti” al Fondo di finanziamento ordinario (FFO) – non ha liberato le nuove assunzioni di associati dalla tagliola del 90%. Questa percentuale rappresenta il rapporto tra FFO e spese per il personale che le università non devono superare per poter procedere a nuove assunzioni. Tale rapporto ormai dipende ben poco dalle politiche adottate dalle università ed è invece fortemente condizionato dai continui tagli del governo al fondo di finanziamento ordinario. In questo contesto, anche gli Atenei più risoluti nel perseguire rigorose politiche del personale saranno nell’impossibilità di rispettare la soglia suddetta. Basti considerare, ad esempio, che per il prossimo anno (2012) mancano ben 300 milioni per raggiungere almeno la copertura degli stipendi del personale.
Con la conferma del vincolo del 90% il governo impedisce a circa un terzo degli Atenei di reclutare nuovi professori associati e di reintegrare, almeno parzialmente, i vuoti di docenza determinati dal blocco del turn over e dai tanti pensionamenti intercorsi negli ultimi anni. Con questo decreto, quindi, la Gelmini ancora una volta blocca l’ingresso di giovani docenti e impedisce il meritato avanzamento di carriera a ricercatori in servizio. La riforma “epocale” mostra in fase di attuazione il suo vero scopo: assecondare l’invecchiamento e l’impoverimento dell’università italiana.
Eppure, in sede di audizione tutti i soggetti consultati avevano chiesto l’eliminazione del vincolo del 90%. Perfino i deputati di maggioranza hanno dovuto ammettere che sarebbe stata una saggia decisione, ma si sono nascosti dietro un dito sostenendo che non era possibile in sede di approvazione di un decreto regolamentare modificare una norma di legge. Il Pd ha votato contro lo schema proposto dal governo ed ha annunciato la presentazione di una leggina che cancelli il vincolo del 90% almeno nell’ambito del piano per assunzioni degli associati, da approvare in commissione nelle prossime settimane in sede legislativa. È un modo per chiamare i deputati di maggioranza ad una prova di coerenza. Se davvero oggi si sono accorti della necessità di correggere la legge Gelmini potranno farlo votando a favore della proposta del PD.
Pubblicato il 21 Settembre 2011