Nulla su pensioni e liberalizzazioni. «Mancano le condizioni politiche». Poco o niente sulle privatizzazioni. «Argomento da approfondire con calma». Un altro decreto ci sarà, ma conterrà solo misure «a costo zero»: nuove norme per lo snellimento burocratico, la possibilità di emettere obbligazioni per chi finanzia le grandi opere, forse una mini Tremonti-ter per le infrastrutture, risorse alla banda larga dall`asta delle frequenze.
Ieri mattina al ministero dell`Economia c`erano Abi, Confindustria e Rete Italia, l`associazione che raccoglie le piccole imprese. Dall`altra parte del tavolo quattro ministri: Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi, Roberto Calderoli e Altero Matteoli. Dopo quattro ore di discussione, la sintesi di una fonte presente all`incontro non è rassicurante: “Un incontro deludente”. Il governo non sa che fare e aspetta gli eventi”, ovvero il voto di domani sul caso Milanese e le sue eventuali ricadute politiche. I fatti raccontano una verità solo in parte diversa.
II ministro dell`Economia sciorina le ragioni per le quali, spiega, è inutile prendere nuove misure «sotto la pressione dei mercati». A meno che non si tratti di «riforme strutturali» lontane dall`orizzonte. Le liberalizzazioni, ad esempio. Il ministro parla di una norma «alla greca», la stessa da mesi, ovvero la modifica dell`articolo 41 della Costituzio-ne che dovrebbe rendere possibile tutto ciò che non è espressamente vietato. E comunque, «niente dogmi ideologici. Non facciamoci trascinare come schiavi dietro al carro del libero mercato».
Tutto è rinviato ad un «piano decennale sulla crescita» per il quale il governo chiede il contributo tecnico della Banca d`Italia. «Il momento è assolutamente complesso, ma proprio per questo dobbiamo dare l`idea di cosa fa questo Paese nelle prossime tre legislature».
Tremonti chiede al vicedirettore generale Ignazio Visco di mettere a punto una bozza. Una novità, visti i rapporti difficili del ministro con il governatore uscente Mario Draghi. Per la Banca d`Italia altro non si tratta che di «leale collaborazione istituzionale», come è giusto che sia. Altri, sotto la protezione dell`anonimato, offrono una lettura più politica: «Tremonti ha finalmente capito di aver sbagliato e poiché pensa al futuro, cerca di ricucire un rapporto con la struttura».
Quali che siano le ragioni, il piano ha tempi lunghi. Nel breve, arriverà solo un pacchetto di micro-misure, molte delle quali utili ad attuare decisioni già prese o che potrebbero arrivare in futuro da un governo diverso. Su tutte la revisione degli estimi catastali, utile ad anticipare al 2012 l`entrata in vigore dell`imposta unica sui servizi o, se necessario, all`applicazione di una patrimoniale straordinaria sugli immobili.
«A meno di fatti eclatanti (la caduta del governo, ndr) dovremo essere pronti per la metà di ottobre, in tempo per la legge di stabilità», spiega un ministro.
Dall`altra parte del tavolo speravano di avere risposte su come ridurre il debito, la ragione che ha spinto Standard and Poor`s, prima di Moody`s, al declassamento del rating. O ancora, se ci saranno finalmente interventi sull`età pensionabile, come invocano economisti e organismi internazionali. Sul primo punto le idee restano quelle appena abbozzate da alcuni deputati Pd].
Sulle pensioni pesano, come macigni, i no di Lega e sindacati. Sacconi ha preparato una ipotesi di contributo di solidarietà da chiedere ai pensionati baby, ma il gettito atteso è basso.
Altro, almeno per ora, non c`è. Il governo resta convinto che il problema «è più grande di noi». Tremonti cita Bismarck: «Se ti piacciono le leggi e le salsicce, non guardare mai come vengono fatte». L`impero tedesco di oggi non è quello del cancelliere di ferro, ma poco ci manca. «Tutto o molto dipenderà da cosa farà la Germania». Tremonti si affida a lei, convinto che, a conti fatti, farà di tutto per difendere il futuro dell`euro.
La Stampa 21.09.11