Lo dice prima di lei l’economista Jacques Attali: «Questa settimana è cruciale per la credibilità dell’Italia. Il governo deve annunciare le riforme entro una settimana», anche perché «se non si arriverà ad un salvataggio della Gracia, subito dopo l’Italia è a rischio». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, condivide e rilancia: «O il Governo vara riforme serie nell’immediato, domani o nei prossimi giorni, oppure deve andare a casa. Non ho paura a dirlo, è evidente che è così». Per poi precisare: «Siamo una democrazia parlamentare, è il Parlamento che deve decidere, non sta a Confindustria. Ma serve il coraggio di riforme impopolari, il paese rischia tantissimo. Continueremo ad essere una voce forte, senza paura di essere criticata». Se ne parlerà nel direttivo e nella giunta di oggi e domani: «Decideremo cosa fare». E intanto continua il pressing: «Ripetiamo da settimane che il tempo è scaduto e che la situazione è inaccettabile, anche perché l’Italia è un paese serio, ha grandi potenzialità, siamo il secondo esportatore d’Europa e il secondo paese manifatturiero».
La Marcegaglia, Attali e Franco Manfredini, presidente di Confindustria ceramica, sono sul palco, all’inaugurazione del Cersaie, (salone ceramica per architettura-arredobagno), settore in cui l’Italia è leader nel mondo, come sottolinea Manfredini, che fattura quasi 5 miliardi di euro ed esporta a livello globale. Applaude la sala quando la presidente di Confindustria incalza: «Siamo stufi di essere lo zimbello internazionale. Vogliamo essere valutati sui nostri prodotti e non derisi per colpe che non abbiamo. L’Italia sta perdendo credibilità, è inaccettabile essere il punto debole che rischia di far saltare la Ue».
L’Italia è stata degradata da Standard & Poor’s e ciò preoccupa Confindustria: «Ci declassa perché fa una valutazione complessiva, c’è una fragilità del governo ad implementare le decisioni e non si cresce». Ecco perché le riforme non possono attendere: mentre la presidente di Confindustria parlava a Bologna, al ministero dell’Economia si stava svolgendo l’incontro tra governo e organizzazioni imprenditoriali (vedi pagina 7) e domani ci sarà il Consiglio dei ministri. «È essenziale che si decidano cose che diano il senso della discontinuità». Non misure spot, ma interventi incisivi. A partire da fisco e pensioni: vanno eliminate quelle d’anzianità. «Non importa se si scontenta la Lega o i sindacati, o chi altro. Bisogna salvare il paese. La spesa pensionistica è il 2,5% rispetto al Pil, più della media Ue». Poi il fisco: bisogna tagliare le tasse di imprese e lavoratori, coloro che reggono il paese. E gli imprenditori sono disponibili anche a ritocchi dell’Iva o ad una patrimoniale, «purché non sia una misura spot, ma inserita in un disegno di riforma». Bisogna tagliare la spesa pubblica in modo strutturale, «ma non con tagli lineari che penalizzerebbero ricerca, innovazione, università». E poi infrastrutture, privatizzazioni e liberalizzazioni riducendo il perimetro dello Stato nell’economia, eccessivo.
Anche Attali non ha fatto sconti all’Italia: «La crisi non è finita, siamo sull’orlo del precipizio e l’Italia è una delle grandi domande». Il perché lo spiega: se non verrà fatto nulla rapidamente, prima fallirà la Grecia, poi mancherà la fiducia nelle banche francesi e italiane, poi verrà meno la fiducia che l’Italia restituisca il debito, quindi una analoga incapacità Ue. Alla fine crollerà l’euro. Per Attali vanno riformate le pensioni, il mercato del lavoro e aumentate le tasse. Posizione, quest’ultima, che la Marcegaglia contesta: «Abbiamo già il record di pressione fiscale, alzarle vorrebbe dire non crescere».
È d’accordo invece con l’economista sulla mancanza di regole internazionali e di leadership europea: «È imbarazzante, come lo sono i vertici Sarkozy-Merkel; c’è la volontà di sostituirsi alle istituzioni europee ma poi questi signori non decedono nulla oppure cose che non possono essere applicate come la Tobin Tax, quando si sa che gli Usa non l’accetteranno mai».
Il SOle 24 Ore 21.09.11