Giorno: 21 Settembre 2011

«Riforme subito o Governo a casa», di Nicoletta Picchio

Lo dice prima di lei l’economista Jacques Attali: «Questa settimana è cruciale per la credibilità dell’Italia. Il governo deve annunciare le riforme entro una settimana», anche perché «se non si arriverà ad un salvataggio della Gracia, subito dopo l’Italia è a rischio». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, condivide e rilancia: «O il Governo vara riforme serie nell’immediato, domani o nei prossimi giorni, oppure deve andare a casa. Non ho paura a dirlo, è evidente che è così». Per poi precisare: «Siamo una democrazia parlamentare, è il Parlamento che deve decidere, non sta a Confindustria. Ma serve il coraggio di riforme impopolari, il paese rischia tantissimo. Continueremo ad essere una voce forte, senza paura di essere criticata». Se ne parlerà nel direttivo e nella giunta di oggi e domani: «Decideremo cosa fare». E intanto continua il pressing: «Ripetiamo da settimane che il tempo è scaduto e che la situazione è inaccettabile, anche perché l’Italia è un paese serio, ha grandi potenzialità, siamo il secondo esportatore d’Europa e il secondo paese manifatturiero». La Marcegaglia, Attali e …

"Dimissioni subito", di Claudio Sardo

L’Italia sta pericolosamente scivolando verso il fallimento. Bisogna dire le cose come stanno, visto che il governo ha a lungo tentato di oscurare la verità sulla crisi e sulla propria incapacità di affrontarla. Se vogliamo evitare un drammatico default dello Stato, che travolgerebbe la moneta unica e l’intera Europa, occorre una presa di coscienza, un’assunzione di responsabilità delle classi dirigenti, una riscossa civica. Ma al nostro Paese serve innanzitutto una svolta politica. Questo governo non ce la fa più. Anzi, non esiste già più agli occhi del mondo, come dimostrano le disposizioni di quasi tutte le cancellerie che tengono i loro leader a debita distanza dal nostro presidente del Consiglio. Il governo Berlusconi ha già fatto fallimento. Ed è interesse nazionale che questo non coinvolga definitivamente il Paese. Non è certo il declassamento di Standard & Poor’s la prova regina del discredito accumulato dal nostro esecutivo. Questo giornale non ha mai preso per oro colato le sentenze delle agenzie di rating e anche nel numero odierno ospitiamo commenti assai critici sull’operato, sui criteri di giudizio …

"Immigrazione non fa rima con ragione", di Giovanna Zincone

.La prima elementare della scuola di via Paravia alla periferia di Milano è stata smembrata non solo perché era piccola, ma anche perché c’erano solo 2 studenti italiani su 18. La stragrande maggioranza degli altri, cioè dei bimbi stranieri, a quanto è dato sapere, era nata in Italia e aveva pure frequentato l’asilo, quindi non aveva handicap linguistici. Sul banco degli accusati è tornato il tetto del 30% di studenti stranieri imposto alle scuole. Certo, va riconosciuto che quel tetto è diventato flessibile: può ora tenere conto delle difficoltà reali e non di quelle solo ipotetiche dei piccoli immigrati. Ma allora perché non togliere del tutto il criterio della nazionalità e valutare piuttosto le sole competenze? È la multietnicità che va evitata, che fa comunque paura? Si osserva che i genitori italiani scappano dalle scuole con troppi stranieri: dovremmo precisare «poveri». Infatti, i genitori italiani, quando si trasferiscono all’estero, iscrivono i figli in scuole internazionali e li collocano felicemente in classi in cui possono trovarsi ad essere anche gli unici bimbi italiani in una congerie …

"Ecco perché Gelmini non vuole che si insegni la Costituzione", di Franco Labella

Il pollo di Trilussa e le classi-pollaio. La statistica, si sa, non dà un’immagine precisa della realtà. E’ la storia del famoso pollo di Trilussa. Certo che poi, quando si sente la giovane scrittrice di favole dire che il numero delle classi-pollaio (quelle con un numero di alunni superiori a quello consentito dalle norme sulla sicurezza e dal buonsenso pedagogico) è statisticamente inferiore all’1% del totale delle classi in tutta Italia, qualche ulteriore dubbio viene. “Non si può dare la rappresentazione di una scuola nella quale la norma sia costituita da classi con oltre 30 alunni” è la dichiarazione ANSA del giovane Ministro. L’anno scorso avevo due prime di 32 alunni con un portatore di handicap. Quest’anno ho una prima di 26 con un portatore di handicap ed anche una seconda con 32 studenti frutto della fusione di due prime. Ho fatto poi una piccola indagine, limitata a dove vivo, solo tra colleghi, parenti e conoscenti e il numero delle classi che superano il limite consentito è decisamente superiore a questo famoso 1%. Vuoi vedere …

"La crisi vista dal Quirinale. Napolitano passa all’azione", di Mario Lavia

La maggioranza non tiene, spunta l’ipotesi della mozione di sfiducia Siamo al giro di boa. Uno che non adopera le parole a caso, Pier Ferdinando Casini, ieri mattina ha indirettamente comunicato la notizia politica del giorno dicendo che quello di Giorgio Napolitano «non è un silenzio inoperoso». Ed è vero: il presidente della repubblica da due giorni è passato all’azione. Con gli strumenti, beninteso, di cui dispone, innanzi tutto la famosa moral suasion, discreta. Ma è un fatto che gli avvenimenti delle ultime 48 ore lo hanno spinto a qualcosa di più: ad una ricognizione informale volta a qualcosa di concreto. Cosa? La voce – perché di voce si tratta – riguarda la possibilità di giungere ad una mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni ma votata anche da un pezzo dell’attuale maggioranza. Ipotesi tutt’altro che facile. Però il capo dello stato è troppo allarmato per l’ulteriore incarognirsi della situazione per lasciare ogni ipotesi intentata. Anche per questo lunedì pomeriggio ha chiamato al Colle Pier Luigi Bersani e ieri mattina Roberto Maroni, annotando la nuova presa …

"Disabilità, storie di mala scuola", di Irene Privitera

Una lotta solitaria per il diritto allo studio del proprio figlio disabile. L’anno scolastico per Margherita Basso è cominciato così. Il piccolo G. ha otto anni, è affetto da una grave paralisi cerebrale, soffre di epilessia, non parla e mangia a fatica. La scuola italiana gli assegna un’insegnante di sostegno per 11 ore alla settimana. Margherita non ci sta: «Non lascio il mio bambino a scuola da solo, rimango con lui. Non potrei, è vero, ma finché le cose non cambieranno continuerò a farlo». L’anno scorso G. era seguito, per 22 ore settimanali, da un’insegnante a tempo determinato con nomina annuale. Da settembre oltre al dimezzamento delle ore c’è stato il cambio della cattedra. Siamo a Palermo, nel quartiere Montepellegrino. «Tre insegnanti di sostegno non bastano per un istituto che conta cinque disabili gravi – aggiunge Margherita – speriamo in nuove nomine del Provveditorato ma intanto io e un’altra mamma ci stiamo muovendo per fare ricorso al TAR». Allontanare il mostro della solitudine non è facile («Non mi sono mai iscritta a un’associazione, qui le …

"La scuola non può escludere", di Marco Rossi Doria

Mentre la metà dei giovani italiani ha un lavoro incerto o non lo ha, vi è il 20% di tutti i ragazzi tra i 15 e i 25 anni che non hanno completato la scuola superiore. Né hanno ottenuto una qualifica professionale spendibile. Il loro fallimento a scuola è precoce, si vede presto. Ha bisogno, per essere vinto, di supporto speciale e costante lungo gli anni – dalla prima infanzia fino a tutta l’adolescenza. Un supporto che oggi non c’è. Anche perché l’offerta di istruzione è troppo standardizzata per poter affrontare un’esclusione sociale e culturale multi-dimensionale, che ha bisogno di azioni flessibili, mirate, innovative e concordate tra le scuole e fuori. Sono tutti ragazzi poveri che vengono da famiglie povere. Sono due milioni. Sono spesso analfabeti funzionali: parlano, scrivono, leggono male, non conoscono i loro diritti; pur esposti ai media non hanno strumenti di lettura del mondo, delle informazioni, delle opportunità. Sono concentrati nelle aree urbane, nelle periferie sempre più abbandonate soprattutto del Mezzogiorno, ma non solo. Spesso hanno alle spalle storie di profonda frustrazione …