Sono vecchie. Quasi tutte costruite prima del 1990. E, in questi anni, nessuno si è preoccupato del loro stato di salute. Eppure, più della metà delle scuole italiane non ha neppure il «certificato di idoneità statica », che poi – spiega il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano – è «quel documento che certifica la buona salute dei pilastri, delle travi e di tutte le parti strutturali dell’edificio». Ebbene, il 57% degli edifici scolastici ne è sprovvisto, avvertono i geologi italiani. Tocca a loro, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, lanciare l’allarme sullo stato fisico della scuola pubblica italiana. Non usano giri di parole i geologi italiani. Ogni giorno – avvertono – nove milioni di persone, tra studenti, insegnanti e personale amministrativo rischiano la pelle tra le aule scolastiche. Tanto più che tra quegli edifici senza alcun pezzo di carta che ne documenti lo stato di salute un buon 34% si trova in aree sismiche. Eil presidente del Consiglio nazionale dei geologi parla esplicitamente di «totale carenza di sicurezza rispetto agli attuali standard normativi sul rischio sismico». Secondo i dati forniti dallo stesso ministero – ricorda infatti il professor Vito Graziano -, la quasi totalità, ovvero il 95% delle cinquantamila scuole italiane, è stato costruito tra il 1900 e il 1990. Più della metà, risale a prima del ‘65, mentre il46%è stato costruito tra il ‘65 e il ‘90. Nell’11% dei casi si tratta di edifici pubblici, costruiti in origine per un diverso uso. E quando vengono sottoposti a verifica difficilmente superano l’esame. In Sicilia, la situazione è particolarmente allarmante, visto che il90%degli edifici pubblici verificati non hanno superato il test antisismico, come ricorda il presidente dei geologi siciliani, Emanuele Doria, che avverte: «La classe politica deve fare qualcosa». Al ministero dell’Istruzione lo sanno benissimo. Tre anni fa, quando l’ennesimo crollo nel liceo Darwin di Rivoli, costato la vita al giovane Vito Scafidi, diede avvio alla cosiddette anagrafe dell’edilizia scolastica: 1329 edifici scolastici a rischio nel Lazio, 1.258 in Sicilia, 1025 in Lombardia, 1.061 in Veneto, recitano gli elenchi provvisori trasmessi a settembre 2009ai sindacati e mai ufficializzati. Sono cifre che imporrebbero un piano di intervento a tappe forzate. E finanziamenti adeguati. Forse per questo viale Trastevere preferisce non divulgarle. Nonostante l’obiettivo fosse terminare il censimento del rischio entro il 5 agosto 2009. All’indomani della tragedia di Rivoli – ricorda la Flc Cgil nel dossier sull’avvio dell’anno scolastico – il capo della Protezione civile stimò che per far fronte all’emergenza edilizia scolastica sarebbero serviti circa 13miliardi. Mentre mettendo insieme tutti i finanziamenti erogati dal ‘96 ad oggi si sfiorano appena i 3 miliardi. Compresi quei 358 milioni provenienti dai fondi Fas, sbloccati dal Cipe a maggio 2010. Che sono poi gli ultimi stanziamenti per l’edilizia scolastica. Non solo il governo non ha più rifinanziato la legge nazionale 23 del ‘96.Maha anche legato le mani agli enti locali. «Nelle casse ci sono 4 miliardi che potrebbero essere spesi subito per mettere in sicurezza le scuole italiane», denuncia la responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi: «Per questo avevamo chiesto al governo di sottrarre almeno questo capitolo di spesa dal Patto di stabilità». Niente da fare. Restano solo quei 358 milioni «oltretutto destinati a una serie di interventi, tutti decisi a Roma senza passare per la conferenza delle regioni», denuncia la responsabile scuola del Pd, che su questo fronte prima dell’estate ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
L’Unità 20.09.11