Istituto “Salvatore Quasimodo”, Palermo, Italia. Venticinque studenti in una classe con tre disabili e non potrebbero essere più di venti alunni. In una seconda ho 25 alunni di cui tre disabili. Ce ne potrebbero stare massimo 20 con un disabile, «recita la legge », ma il diavolo è nel dettaglio e abbiamo solo una sezione di spagnolo, per cui «non se ne può spostare nessuno, hanno fatto spagnolo, possiamo chiedere alle famiglie… Sennò possono far ricorso. La coordinatrice può convocarle e chiedere il permesso». È il nuovo preside che parla e io alla parola “ricorso” mi blocco. Per carità, un ricorso da una mamma dibimbodisabile… Cerco nell’elenco dei coordinatori delle classi approvato in collegio ieri, in fondo è nell’interesse del bambino, come faccio a seguirne tre io di disabili? E gli altri 22? Il sostegno nelle ore di arte non c’è, non disegneranno mai? E perché? E poi, dei tre, solo uno è un “H grave”, un bimbo paraplegico, gli altri hanno “solo” disturbi da iperattività. Ve lo immaginate un bimbo paraplegico accanto a 2 iperattivi dichiarati e a 22 con l’argento vivo (vivaddio) addosso? In quella seconda ci sono anche i quattro bocciati dello scorso anno. Iperattivi? Di più. Chiamiamole simpatiche canaglie. Rieccolo il diavolo e questa volta è nelle procedure: il coordinatore di quella classe è il/la collega di matematica, in quella sezionenon è stato ancora assegnato, cattedra vacante. Le convocazioni per le assegnazioni delle supplenze a Palermo quest’anno sono previste a fine settembre, e anche l’assegnazione dei docenti di sostegno. Ancora non ho l’elenco completo dei miei alunni, saranno circa 250 alunni. Nome, cognome, carattere, bravo, bravino, capace, abile, competente… 250 alunni. Nell’anno del Signore 2011 lei ha detto che tutto va bene e la crisi Emma non la sente. Quanto costa un diario? «Dai 13 euro in su prof! Ce ne sono anche di 25 euro… » mi risponde Giovanni della 2L. «Ragazzi che ne dite se ce lo facciamo noi il diario? Giuro lo facciamo bellissimo». Vedo facce sbigottite e rimangio quello che ho detto. Perché la dovrebbe sentire il mio Giovanni senza il suo diario la crisi? «Ok, non ho detto nulla». Stiamo eleggendo i rappresentanti di classe, tocca ai prof della prima ora di oggi: candidati, programma, proposte, elezioni, presidente di seggio, segretario. Verbale. Scrutinio. Che ne dite? Lo facciamo un manifesto elettorale? Con lo slogan!! «Professoressa, ahi ahi, stai facendo politica… in classe? Non si può». «Levati di mezzo, sto facendo democrazia». «Ragazzi, qual è la parola più immediata che vi viene da accostare a democrazia? ». «Voto e scelta». «E se io non li conosco questi cinque candidati come scelgo? Lo capite che è importante conoscerli vero? Se devono rappresentarvi. E che cos’è una dittatura?». «Prof la sua». Ridiamo. Sì, è vero. «Però dai, Giovanni, ogni tanto faccio scegliere anche a voi.. ». Quando chiedo a Giovanni di andare a fare una fotocopia, mi sento rispondere: «Prof non si può…». Niente fotocopie, le devo prenotare due giorni prima e solo per casi eccezionali. Mi sta benissimo avere 250 alunni, ma cavolo, una fotocopia!! ». I libri? So perfettamente chi in quella classe ha il libro e chi non ce l’ha». Chiedo: «La mail ce l’abbiamo tutti vero?». Sanno che li sto fregando, per mail non si scappa. «Segnatemi qua la vostra mail, vi mando i compiti per casa, ripasso sull’arte romana? Ce la fate per domenica mattina? Così li guardo nel pomeriggio». E così le lezioni, e così i disegni, e così tutto il resto… Esegui, scansiona, invia, ricevi, stampa, correggi. Attrezzarsi per resistere e per esistere. Classi 2.0: che sarà mai un libro di testo? Che sarà mai il tempo non calcolato? Piccole cose di valore non quantificabile e infatti nessuno ce le paga. Suona la campanella, corridoio… Via.. c’è il Preside alle mie spalle. «Professoressa lunedì ci va lei a questo primo incontro del corso di aggiornamento sulla didattica laboratoriale?». Agita un foglio in mano. «Ma è il mio giorno libero… sì, certo.. . Ok». Ho rotto le scatole a tutti sulla didattica laboratoriale, sulla noia dei banchi, sulle classi trasversali. Mo’ pedala, professoressa. «Dalle 9 alle 17 al liceo Meli, ce la fa poi a stendermi una paginetta che la inseriamo nel fascicolo e poi la relazioniamo ai colleghi? Fa la referente del progetto?». «Segretaria del consiglio d’istituto, rsu, responsabile regolamenti, commissione viaggi… ». «Senti Mila, ti faccio il mio elenco?» replica Giuliana mentre posiamo i registri. Sono per le scale di casa adesso, con la bolletta del conguaglio della luce in mano, mannaggia alla mia miseria… Faccio due conti mentre salgo le scale di casa. E penso già a martedì. Oggi è il 17 settembre e sono strafortunata: sono un’insegnante di ruolo. Emma la crisi non la vive, il caos non lo vede e le urla non le ascolta. Come troppi altri del resto. Figli anche loro di sua madre?
L’Unità 18.09.11