Mentre il governo è assente di fronte ad una crisi finanziaria senza precedenti, e Napolitano invita ogni italiano ad assumersi le sue responsabilità, dalle inchieste di Napoli e di Bari emerge un premier impegnato quotidianamente ad organizzare una rete di prostituzione di enormi dimensioni: una questione tutt´altro che privata, poiché le carte dimostrano che i fornitori vogliono essere pagati attraverso gli appalti e gli incarichi di Stato – quindi col denaro pubblico – mentre il capo del governo è oggetto di un ricatto permanente che gli costa tempo e denaro, lo rende disponibile a tutto e dunque lo priva della sua libertà. Invece di giustificare questa ragnatela di abusi che sta imprigionando la presidenza del Consiglio (dopo averle già tolto ogni autorità) Berlusconi parla di “trappolone”, “spionaggio sistematico”, “aggressione” per arrivare a un “ribaltone”, e invita gli italiani alla rivolta annunciando “io non mollo”.
Sarebbe più utile che il premier spiegasse agli italiani alcune cose: perché ha tanta intimità con delinquenti e trafficanti? Perché si nasconde dietro schede telefoniche peruviane, come qualsiasi malfattore? Perché ripara i suoi atti di beneficenza, se sono tali, dietro accordi segreti e misteriosi? Perché invita Lavitola a non tornare in Italia? Perché quel linguaggio da malavita per mascherare i pagamenti fatti dalla sua segretaria? Perché usa lo Stato per tacitare i ricattatori, presentando Bertolaso a Tarantini e intervenendo sulla Finanza su ordine di Lavitola? Perché usa la Rai e i suoi dirigenti per ottenere favori da giovani donne in cambio di promesse di carriera nello spettacolo? Perché paga chi minaccia di metterlo “con le spalle al muro” invece di denunciarlo? Perché ha paura di essere interrogato dai magistrati di Napoli? Perché col Paese in crisi passa più tempo a parlare con Lavitola e Ghedini che con Trichet e Barroso? Il Paese attende risposte da chi confessa al telefono di fare il Premier «a tempo perso».
La Repubblica 17.09.11