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L’assalto di Sacconi «Referendum sull’acqua ridiscutiamo l’esito…», di Andrea Carugati

«Altro che sorella acqua, mi auguro che troveremo il modo per rimettere in discussione il referendum». Così parlò ieri Maurizio Sacconi a un convegno del Centro studi di Confindustria. Un “coming out” assai improvvido, a soli tre mesi dal referendum con cui 27 milioni di italiani si sono chiaramente espressi per l’acqua pubblica. Ma il ministro si deve essere sentito autorizzato, in qualche modo, dalla crisi a travolgere i fastidiosi lacciuoli del voto popolare. E infatti le sue parole sono arrivate pochi minuti dopo un summit con industriali e banchieri, insieme a Giulio Tremonti, tutto dedicato alle misure per far ripartire la crescita e alle liberalizzazioni. A partire proprio dal settore dei servizi pubblici locali…Insomma, l’ineffabile Sacconi, già autore della proposta, poi cancellata a furor di popolo, di eliminare il riscatto degli studi e della naja ai fini della pensione e della terribile barzelletta sulle suore stuprate, stavolta voleva fare bella figura davanti ai rappresentanti di Abi e di Confindustria. E così ha pensato bene di aggirare il responso referendario, dopo aver «giurato sul figlio», abitudine appresa direttamente dal Cavaliere, a proposito della genesi del famigerato articolo 8 della manovra sui licenziamenti. «Giuro che ho letto la lettera della Bce e ho letto delle cose che mi hanno indotto a presentare certe norme…».
Non è la prima volta che il governo cerca di boicottare il referendum. Ci avevano già provato prima che gli italiani andassero alle urne, in particolare col nucleare, con una norma inserita per congelare il programma nucleare inserita in fretta e furia nel decreto milleproroghe. Ma l’intervento della Cassazione aveva sterilizzato la furbata del governo, consentendo agli italiani di votare. Anche sull’acqua c’era stato un timido tentativo di “sabotaggio” con il varo un mese prima del voto di una Authority. Che però non ha mai rischiato realmente di far saltare l’appuntamento referendario.

OPPOSIZIONI IN RIVOLTA
Le parole di Sacconi hanno scatenato una bufera. Un «golpe» contro la volontà dei cittadini, attacca il Comitato referendario per l’acqua, che chiede le dimissioni del ministro. Durissimo Nichi Vendola: «Ma quale idea della democrazia ha uno dei massimi esponenti del governo italiano quando in modo sprezzante si augura di trovare il modo per superare l’esito referendario di qualche mese fa? Tentare di sabotare il significato di un responso popolare così ampio è gravissimo. Il ministro Sacconi non ha la sensazione che le sue parole siano eversive?». Molto netti anche Pd e Idv. «È tempo che Sacconi, insieme all’intero esecutivo, rimetta in discussione se stesso, altro che il referendum dell’acqua», dice Stella Bianchi, responsabile Ambiente dei democratici. «Come dovrebbe essere chiaro a chiunque il voto di 27milioni di italiani semplicemente si rispetta e un governo degno di questo nome lavorerebbe per dare migliore tutela alla risorsa acqua, aumentare il controllo pubblico e sostenere un grande piano di investimenti. Ma il problema dell’Italia è appunto che non abbiamo un governo degno di questo nome». «Giù le mani dal referendum. L’Italia dei valori non permetterà che si calpesti la volontà degli italiani», attacca il portavoce Leoluca
Orlando. «Le parole del ministro Sacconi sono gravissime e sono la dimostrazione di come questo governo
continui a non rispettare le regole della democrazia e le scelte dei cittadini. Porteremo la questione in parlamento e alzeremo le barricate contro questo ennesimo atto di arroganza».
Il leader dei Verdi Angelo Bonelli parla di «attentato alla Costituzione » e di «volontà golpistica», di un «attacco senza precedenti alla volontà popolare». «Noi Verdi siamo pronti alla mobilitazione per difendere i referendum di giugno». E Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione: «Voglio sperare che il Presidente della Repubblica faccia sentire chiaramente la sua voce contro questo proposito eversivo e tuteli la volontà popolare».

L’Unità 16.09.11