La Regione spiega di ritenere che “la materia dell’organizzazione scolastica sia oggetto di potestà normativa concorrente e che allo Stato spetti la sola emanazione delle norme di principio, mentre alle Regioni competono le disposizioni di dettaglio”. Come anticipato in una precedente notizia, che riprendeva le dichiarazioni di Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana con delega all’Istruzione (nonché presidente della Commissione Istruzione all’interno della Conferenza delle Regioni), la Regione Emilia-Romagna in una nota dà conto del proprio ricorso alla Corte Costituzionale contro la Manovra del Governo del 15 luglio, nella parte che riguarda l’organizzazione scolastica e che impone la creazione di istituti scolastici comprensivi costituiti da un numero minimo di mille alunni, 500 nelle scuole di montagna.
Nel comunicato, la Regione spiega di ritenere che “la materia dell’organizzazione scolastica sia oggetto di potestà normativa concorrente e che allo Stato spetti la sola emanazione delle norme di principio, mentre alle Regioni competono le disposizioni di dettaglio”.
“La Corte Costituzionale già in passato ha confermato la nostra interpretazione sul tema”, ha spiegato l’assessore regionale alla Scuola Patrizio Bianchi, citando la sentenza n. 13 del 2004: “Da tempo abbiamo avviato una politica di ottimizzazione del dimensionamento scolastico, ma sempre con un processo di concertazione con le comunità locali”, ha proseguito, ricordando che “il 60% delle scuole nella nostra regione sono già istituti comprensivi, ma imporre i 500 alunni nei territori di montagna significherebbe accorpare situazioni molto lontane tra loro e di fatto annullare il radicamento delle scuole sul territorio”.
Tuttoscuola 16.09.11