"Piccole scorie crescono: l’Italia e il rebus dei rifiuti nucleari", di Pietro Greco
È passato un anno da quando la Sogin – la società che si occupa della messa in sicurezza degli impianti nucleari italiani ancora in funzione e di quelli dismessi – ha consegnato al governo l’elenco dei circa 50 luoghi candidati a diventare il “deposito definitivo” dei rifiuti radioattivi. L’allora ministro ad interim dello Sviluppo Economico, Silvio Berlusconi, ordinò di tenere segreto l’elenco. Non disse perché. Sta di fatto che negli ultimi dodici mesi nulla si è mosso e ancora oggi non sappiamo quale sarà il futuro delle scorie nucleari del nostro Paese. Non ne abbiamo molte, di scorie nucleari. Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ammontano a 27.500 metri cubi. Cui bisogna aggiungere un volume compreso tra 30.000 e 60.000 metri cubi che deriveranno da quello che i tecnici chiamano il decommissioning – sì, insomma,lo smantellamento – dei pochissimi impianti nucleari che abbiamo avuto attivi in passato e chiusi dopo il referendum del 1987. In totale, dunque, abbiamoun volume compreso tra 55.000 e 100.000 metri cubi di rifiuti nucleari da smaltire. …