L’ex braccio destro di Giulio Tremonti, Marco Milanese nei pressi del Parlamento Bossi: “A me non piace far arrestare la gente”. Di Pietro: “Così garantiscono l’impunità della casta”. Hanno mantenuto il silenzio fino all’ultimo. Poi l’annuncio: la Lega Nord voterà contro l’arresto di Marco Milanese. «A me non piace fare arrestare la gente», spiega seccamente il Senatur. I deputati leghisti presenti nella Giunta per le autorizzazioni, fior di garantisti, in realtà da giorni erano più che convinti. Eppure non potevano esporsi perché aspettavano indicazioni dall’alto. Che alla fine sono arrivate dal Bossi in persona, attraverso il capogruppo Reguzzoni. Probabilmente ha giocato lo storico feeling con Tremonti. Anche se poi la Lega non è affatto monolitica su questa posizione. C’è più di un mal di pancia, specie in area maroniana. E quindi Luca Paolini, il deputato che siede in Giunta per la Lega, ammette che poi il resto del gruppo è tutto da convincere: «Spiegheremo ai colleghi le nostre convinzioni. Poi ogni deputato si farà una sua idea ed esprimerà il suo voto secondo la sua coscienza». Non solo. «Il Carroccio intende spiegare anche alla pubblica opinione che con questo no della Lega all’arresto non significa un no al processo, che comunque si terrà».
Deve fronteggiare una gran polemica, la Lega. Le opposizioni pregustavano il bis del voto su Alfonso Papa ed è facile ironizzare verso chi sceglie di difendere un parlamentare che viaggia in Ferrari, compra e vende yacht da sogno, paga 9mila euro al mese per l’affitto di una casa dove nemmeno abita… E quindi ecco i fendenti di Antonio Di Pietro: «La Lega di fatto abdica alla sua missione originaria: ossia quella di battersi per un Parlamento pulito. Ne è passato di tempo da Tangentopoli ad oggi. In quegli anni i leghisti mostravano il cappio contro quei politici indagati per tangenti, mentre oggi si adoperano per assicurare l’impunità alla casta. Quante cose si fanno per mantenere il potere e le poltrone». Oppure quelli del Pd, attraverso le parole di Marilena Samperi, capogruppo in Giunta: «La Lega non tiene conto di un quadro accusatorio grave e robusto che riguarda la corruzione e comportamenti torbidi di soggetti che hanno importanti ruoli istituzionali. Siamo molto lontani dai tempi in cui la Lega si batteva per la legalità e per la trasparenza delle istituzioni».
Prevedibile. A differenza del Pdl, che infatti è abbastanza compatto nel difendere il suo deputato, anche se poi qualche antipatia personale potrebbe pure riservare sorprese nel voto segreto del 22 settembre, la Lega ha una storia di giustizialismo ed è su questo tasto, il giustizialismo tradito, che battono e ribattono tutti gli altri. «Chiedono il carcere duro per i cittadini comuni, ma mancano di coraggio e coerenza quando si tratta di deputati e colletti bianchi», commenta feroce Donatella Ferranti, Pd. Oppure Federico Palomba, Idv: «La Lega ne risponderà davanti al suo elettorato. Una maggioranza insicura, in questo caso, si blinda. Uno scontro con Tremonti che è ancora potente sarebbe drammatico per l’esito finale».
L’Udc, che pure ha tentennato fino all’ultimo, ormai ha deciso di votare a favore dell’arresto anche se formalmente lascerà libertà di coscienza ai suoi deputati. Pierluigi Mantini, il «tecnico» dell’Udc, ha letto tutte le carte, ascoltato l’audizione, e ora dice: «Milanese non ci ha convinto perché si sente un perseguitato politico di Viscione. Obiettivamente noi non possiamo valutare questi aspetti. I problemi di veridicità dei testi dell’accusa vanno valutati nel processo; a noi il quadro ci sembra sufficientemente concreto. Non vedo la persecuzione. Naturalmente siamo convinti che ci sia in Italia per parlamentari e cittadini comuni un uso un po’ troppo disinvolto della carcerazione preventiva». E sotto sotto c’è la speranza di smuovere di nuovo i leghisti per dare un’altra spallata al governo.
Persino gli ultragarantisti come i radicali sono convinti di questo arresto. Dice Maurizio Turco: «Lui si è difeso più dai suoi accusatori che dai magistrati. Voteremo a favore della richiesta di custodia cautelare per Marco Milanese perché, sulla base della legge in vigore, abbiamo appurato che non c’é fumus persecutionis». Oggi il voto finale in Giunta. Un voto palese. Ma il voto che conta arriva il 22 settembre e sarà a scrutinio segreto.
La Stampa 14.09.11