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"Insegnanti più poveri di dieci anni fa", di Flavia Amabile

Il rapporto Ocse: in Italia stipendi giù dell’1% E i colleghi all’estero guadagnano il 40% in più. La bocciatura arriva dall’Ocse ed è pesante. Secondo l’organizzazione internazionale l’Italia investe troppo poco per l’istruzione. E per gli insegnanti la vita è davvero dura: avevano già stipendi più bassi di quelli dei colleghi, devono subire ulteriori riduzioni mentre all’estero la paga dei prof aumenta. I giovani diplomati che pure in passato non hanno mai raggiunto un numero così elevato – non arrivano ancora alla media Ocse.

Secondo il ministero dell’Istruzione gran parte dei dati pubblicati dall’Ocse confermano la necessità di proseguire nella direzione adottata dal governo. In realtà nel rapporto viene fotografata una realtà ben diversa.

Un unico dato è positivo, l’affollamento nelle classi. Esiste un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media Ocse 13,5), e una media generale di 21/22 (23 quella Ocse).

A scuola e università, però, l’Italia riserva il 4,8% del Pil contro una media Ocse del 6,1%. Terzultimo posto: peggio di noi solo Slovacchia (4%) e Repubblica Ceca (4.5%). Tra il 2000 e il 2008 la spesa sostenuta dagli istituti d’istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Si tratta del secondo incremento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. L’Italia è al terzultimo posto anche per il numero di diplomati nell’istruzione terziaria: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge un livello d’istruzione del genere, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d’età (34mo posto su 37 Paesi).

Gli stipendi degli insegnanti sono bassi, è così da molti anni. Ma ora la situazione sta anche peggiorando. Mentre gli stipendi dei prof italiani dal 2000 al 2009 sono diminuiti dell’1%, nel resto dei paesi dell’Ocse sono aumentati in media del 7%. Non solo. Un insegnante di scuola media in Italia deve attendere 35 anni di servizio per ottenere il massimo salariale, in media nei Paesi Ocse ne bastano 24.

A conti fatti, i docenti italiani guadagnano il 40% in meno rispetto ad altri colleghi con il loro stesso grado di istruzione. E lavorano molto di più dei colleghi dell’Ocse visto che in Italia gli scolari tra i 7 e i 14 anni passano a scuola 8.316 ore, contro una media dei Paesi Ocse di 6.732 ore.

La spesa annua per studente si avvicina invece a quella complessiva dei paesi Ocse. L’Italia spende per uno studente circa 9.200 dollari all’anno, nel complesso i paesi Ocse spendono 9.860 dollari. Ma c’è una differenza. L’Italia investe soprattutto sugli studenti delle scuole di primo e secondo livello. Molto più della media Ocse. Ma poi la spesa pro capite per gli universitari è molto al di sotto della media Ocse: 9.553 dollari contro 13.717.

Dure le critiche da opposizione e sindacati. «Solo la ministra Gelmini continua, anche oggi, a descrivere, in alternativa ai fatti, la scuola dei sogni», afferma la senatrice del Pd Vittoria Franco. «Quali dati ha letto il ministro? – chiede Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil – Quelli in nostro possesso rappresentano invece un quadro molto preoccupante». «Si qualifichi la spesa», esorta il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna. Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, chiede «un piano d’intervento straordinario».

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“Ocse: Retribuzioni più basse e carriera più lenta per i docenti italiani”, da Tuttoscuola

Le note dolenti provenienti dal rapporto Ocse diffuso oggi non si fermano alla bassa spesa dell’Italia per l’istruzione e alla bassa crescita di questa spesa, ma si estendono anche agli stipendi degli insegnanti, che – nota l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – in Italia, tra il 2000 e il 2009, sono leggermente diminuiti (-1%), a fronte di una crescita media del 7%, in termini reali, nei Paesi dell’Ocse.

Sempre sul fronte dell’insegnamento, il rapporto evidenzia che gli studenti italiani “beneficiano di classi relativamente poco numerose e di tempi d’istruzione più lunghi ma gli insegnanti guadagnano molto meno rispetto ad altri professionisti con diploma d’istruzione terziaria e la progressione di carriera sino al livello più alto della loro fascia retributiva è relativamente lunga”.

Gli insegnanti delle scuole secondarie inferiori, rileva l’Ocse, raggiungono, in media nei Paesi Ocse, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia, ciò avviene solo dopo 35 anni di servizio.

Gli stipendi relativi degli insegnanti della scuola primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore sono bassi in Italia, dove essi guadagnano meno dello stipendio medio di altri professionisti con livello d’istruzione terziaria. Gli stipendi degli insegnanti sono di circa il 40% inferiori agli stipendi di lavoratori con livello d’istruzione comparabile

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“Rapporto Ocse 2011, per l’Italia più ombre che luci”, da La Tecnica della Scuola

Il numero di studenti per classe rimane inferiore alla media. Sempre alto invece il numero di ore d’insegnamento. In ritardo su tanti aspetti: dagli stipendi dei prof, più bassi del 40%, alla spesa rispetto al Pil e al singolo studente fino alla carenza di ispezioni . Il tutto per far diplomare e laureare ancora pochi giovani.
Nessun allarme “classi-pollaio”, tempi d’istruzione più lunghi, stipendi dei docenti più bassi mediamente del 40%, la percentuale del Pil destinata all`istruzione tra le più basse di tutti i paesi Ocse, istituti non sottoposti a valutazioni sull’operato svolto, diplomati in crescita ma sempre pochi rispetto alla media. Sono i dati salienti, riguardanti l’Italia, contenuti nel rapporto comparativo internazionale dell’Ocse “Education at a Glance 2011”, pubblicato il 13 settembre. Scorrendo il lungo dossier si scopre che in media nei Paesi Ocse nella scuola primaria vi sono 16 studenti per insegnante, che diventano 13,5 al livello secondario e 14,9 al terziario. La proporzione studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e Polonia. In Italia, invece, la proporzione è di 10,7 al livello primario, di 11 al secondario e di 18,3 al terziario.
Quanto ai tempi d’istruzione, se la media per gli studenti tra i 7 e i 14 anni nei Paesi Ocse è di 6.732 ore, in Italia siamo a 8.316 ore. Brutte notizie per gli insegnanti del Belpaese: quelli in servizio nelle scuole secondarie inferiori italiane raggiungono, in media nei paesi Ocse, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, mentre in Italia ciò avviene solo dopo 35 anni di servizio. Molto più bassi anche quelli che operano nella primaria e secondaria inferiore. Complessivamente, per l’Ocse sono di circa il 40% inferiori a quelli dei lavoratori con un livello d’istruzione comparabile. Inoltre tra il 2000 e il 2009 nei paesi Ocse gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono addirittura diminuiti (-1%).
Confermata anche la bassa priorità dello Stato per l’istruzione: soprattutto a causa della scarsità degli investimenti privati (8,6% contro la media del 16,5%), nel 2008 l`Italia ha speso il 4,8% del Pil per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale Ocse del 6,1%, posizionandosi al 29 posto su 34 Paesi. E ciò nonostante la spesa per studente di livello secondario superiore e terziario sia leggermente aumentata: tra il 2000 e il 2008 in Italia la spesa sostenuta dagli istituti d`istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Un incremento, peraltro, di cui c’è poco da andare fieri, visto che si tratta del secondo aumento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. Da notare che anche la spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali, rispetto alla media Ocse di 14 punti percentuali. Inoltre, diversamente da altri paesi dell`Ocse, in Italia la spesa per studente sostenuta dagli istituti non aumenta notevolmente in base al livello d’istruzione: passa da 8.200 dollari americani al livello pre-primario a 9.600 dollari americani al livello terziario, rispetto all`aumento medio nell`area Ocse da 6.200 dollari americani al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario. Inoltre, in media nei Paesi Ocse lo stipendio per studente al livello d`istruzione secondario superiore è di 3.450 dollari americani, rispetto ai 2.998 dollari americani in Italia.
C’è poi un’altra conclusione che farà discutere: su 33 paesi dell’Ocse i cui dati sono disponibili, l’Italia è uno dei pochissimi (insieme a Grecia, Lussemburgo e Messico) che non prevede ispezioni scolastiche, né valutazioni del proprio operato da parte di ciascuna scuola. L’Ocse ha rilevato che in Italia è richiesto alle scuole di presentare solo rapporti di conformità alle autorità di livello superiore: un dispositivo che assicura che le scuole osservino leggi e regolamenti, ma diversamente dalle ispezioni scolastiche e dalle autovalutazioni non riguarda la qualità dell`istruzione né individua i punti di forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.
Negativo, infine, il computo sui giovani italiani in possesso di un diploma d’istruzione secondaria: il loro numero non è mai stato così elevato, circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni (con la fascia tra i 55 e i 64 anni oltre 30 punti indietro), ma la percentuale è di gran lunga inferiore alla media Ocse per la stessa fascia d`età (81,5%). Male, inoltre, il resoconto sulle lauree conseguite in Italia: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge il livello d`istruzione massimo, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d`età (34mo posto su 37 Paesi).

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