La posizione di Giorgio Napolitano è, in questa fase, di comprensibile difficoltà. Nessuno meglio di lui – per di più in contatto costante con Draghi – è consapevole del rischio mortale che sta correndo l’Italia. Nessuno meglio di lui, con le relazioni e con l’esperienza che ha, si rende conto di quanto negativamente pesi il fattore Berlusconi in questa crisi.
Nessuno meglio di Napolitano, infine, sa che il quadro politico attuale è del tutto inadeguato ad affrontare la situazione, a compiere le scelte difficili che quasi quotidianamente vengono auspicate dallo stesso Quirinale, e a reggere alle pressioni degli egoismi corporativi, del malessere sociale e della speculazione finanziaria.
Oggi però da Montecitorio uscirà l’ennesimo voto di fiducia, il cinquantesimo della legislatura. Siamo in un regime parlamentare, dunque il capo dello stato può fare riferimento solo alla sussistenza di una maggioranza parlamentare: l’attuale, per quanto mercenaria, regge. Anzi, dopo l’allineamento della Lega si confermerà anche nel salvataggio di Milanese.
È però anche vero che da mesi il presidente della repubblica si è proposto come garante di un minimo di correttezza istituzionale e di affidabilità di governo. In questo sforzo ha compiuto anche oggettivi strappi alla regola (che nessuno gli ha contestato) come l’appello a modificare la manovra mentre era già al voto del senato: può farlo, il suo impegno gli garantisce grande e trasversale consenso nel paese.
Due cose allora ci si potrebbero attendere a questo punto. La prima è l’avvio, a manovra approvata, di una verifica dello stato di salute effettivo della maggioranza in vista di inevitabili ulteriori interventi di finanza pubblica.
Il secondo è una forma di sanzione dell’incredibile inaccettabile comportamento di Berlusconi, che ieri da un podio europeo s’è permesso – con somma vigliaccheria – di addossare alle opposizioni (lui che governa da anni) la colpa della crisi del paese, aggiungendo l’infame accusa di dare sostegno alla speculazione contro l’Italia.
Non abbiamo neanche per un secondo creduto che Berlusconi volesse seguire gli inviti di Napolitano a stabilire una clima e una prassi di collaborazione davanti all’emergenza. Ma da qui all’agguato, al plateale scarico di responsabilità proprie, ce ne corre.
Come ci possiamo difendere, presidente Napolitano?
da Europa Quotidiano 14.09.11