E tre. Nel giro di poche ore, fonti della Commissione Ue hanno ripetuto per la terza volta, ieri pomeriggio, che l’incontro di Berlusconi con il presidente Barroso, oggi a Strasburgo, «è stato chiesto dal governo italiano». Si sapeva. Nessuno ha nemmeno provato, a Roma, a sostenere una cosa diversa. Anche perché se da palazzo Chigi ci avessero provato, sarebbero stati smentiti subito Pia Ahrenkilde, la portavoce del presidente, ha aggiunto che la visita era stata sollecitata «recentemente» senza far nulla per nascondere il fastidio. D’altra parte al Berlaymont, il palazzone della Commissione a Bruxelles, i giornali italiani li leggono e quindi sanno tutti come stanno le cose. Resta da chiedersi se e quanto si sia risentito lo stesso Barroso per il fatto di essere utilizzato come la ridicola scusa dietro cui nascondersi ai pm italiani da quello che, almeno in passato, ha sempre considerato un amico e che fu, all’epoca della sua elezione, uno dei suoi sponsor. Nel suo entourage insistono sul fatto che il presidente ha l’abitudine di recarsi lui nelle capitali dell’Unione (almeno le più importanti) quando c’è qualcosa di delicato da discutere. Tant’è che ieri era a Berlino, e quando il colloquio con la Merkel è stato concordato a nessuno è venuto in mente che potesse essere lei a raggiungerlo da qualche parte. Berlusconi invece viaggia volentieri. Quando lo cercano i giudici. Ma c’è un altro palazzo, a Bruxelles, dove l’irritazione per le improvvise impellenze del premier italiano rischia di essere anche più forte. E’ il Justus Lipsius, la sede del Consiglio Ue. Un alto funzionario ha confermato che il presidente, Herman Van Rompuy, ha sentito Silvio Berlusconi non più tardi di venerdì pomeriggio. E’ stata una lunga chiacchierata, dedicata proprio alla disanima della manovra italiana. Cioè quello che, pochissime ore dopo, il governo di Roma ha sostenuto dovesse essere l’argomento dell’incontro «urgente» del martedì successivo, ovvero oggi. Che cosa può essere cambiato, da venerdì sera a stamani, da rendere necessario un supplemento di discussione? L’unica novità è stata la (prevedibile) scivolata delle Borse di ieri, ma l’incontro era stato chiesto prima. Poiché anche al Justus Lipsius leggono i giornali italiani, l’irritazione dev’essere notevole. C’è poi il terzo polo: il Parlamento europeo. Qui ci si chiede come abbia fatto la Presidenza del Consiglio italiana a non accorgersi che oggi è il giorno del rendiconto agli europarlamentari della presidenza di turno polacca e che quindi il presidente dell’assemblea Jerzy Buzek non avrebbe potuto certo ricevere Berlusconi, come gli avevano chiesto da Roma. Mandare in bianco il capo di un governo dell’Unione non è cosa che si faccia a cuor leggero, ma il povero Buzek, che è fra l’altro quasi a fine mandato, non poteva proprio fare altro che promettere, come ha fatto: se ho un ritaglio di tempo…Insomma: tre passi, tre gaffes. Neppure l’urgenza di scappare dai pm può giustificare tanta goffaggine diplomatica e istituzionale. Messa in bella mostra, inoltre, proprio nelle ore in cui da Bruxelles arrivavano nuovi ammonimenti sulla manovra. E nel momento in cui nella Bce infuria lo scontro sull’opportunità di continuare a comprare titoli italiani; la Germania preparandosi a discutere l’adesione al rinnovo del fondo salva-Stati guarda all’Italia come alla Grecia; Commissione, Consiglio e Parlamento europeo ci stanno addosso con gli occhi di Argo. Questa ennesima berlusconata internazionale ha assestato un altro colpo pesantissimo alla credibilità dell’Italia. Se questo governo non molla, prima o poi arriverà il colpo di grazia.
L’Unità 13.09.11