Come vediamo dalla caotica apertura di questo anno scolastico, la fallimentare politica della Gelmini riguardo al personale, combinata a riduzionidell’offerta formativa ammantate del nome di riforma, ha precluso ogni prospettiva di pianificazione, reclutamento e autentica riforma, schiacciando la scuola sull’emergenza dei precari, dei continui accorpamenti, delle classi pollaio.
Il Forum nazionale politiche dell’Istruzione del Pd, negli ultimi 2 anni, ha cercato di non lasciarsi intrappolare da questo drammatico presente e guardare al futuro, in un comune sforzo di approfondimento e progettualità con esperti, associazioni professionali, sindacati, movimenti variamente collegati al mondo della scuola, partiti di opposizione. Attraverso gruppi di lavoro e riunioni plenarie abbiamo affrontato il tema di una seria valutazione dell’intero sistema scolastico (luglio 2010) collocandola nel quadro di una futura riscossa della scuola (25-26 settembre 2010) basata su risorse, strutture, valutazione di rango europeo; su interventi organici di contrasto alla dispersione ed educazione all’interculturalità per i cittadini di domani, dalla primissima infanzia al cruciale passaggio delle medie e del primo biennio superiore; e, ultima solo in ordine di elencazione, sulla piena attuazione dell’autonomia scolastica e del Titolo V della Costituzione, cui è stata dedicata un’apposita sessione plenaria (15-16 gennaio 2011). Questo lavoro ha consentito al Pd di formulare le 10 proposte per la scuola di domani approvate dall’assemblea nazionale di Varese (ottobre 2010), confluite nel piano nazionale per le riforme (aprile 2011). Su queste basi il Pd ha affrontato con critiche puntuali e costruttive (oltre alle doverose proteste) sia l’impianto generale delle cosiddette riforme, sia le iniziative propagandistiche messe in campo dal Ministro in relazione a problemi reali, come la circolare del 30% del 2010 legata all’alta concentrazione di studenti stranieri in una singola classe, o la raffica di “conati” valutativi del 2011, i cui punti deboli erano il sistematico definanziamento dell’Invalsi, la sua non terzietà rispetto al Ministero, l’assenza di un progetto credibile e adeguatamente finanziato di valutazione e sostegno al sistema scolastico nel suo complesso. Il percorso del Forum ha avuto anche il merito di mettere in luce una mancanza altrettanto grave dei tagli e della politica del personale, e, insieme, una possibile via d’uscita dallo strangolamento economico e organizzativo del duo Tremonti-Gelmini. La mancanza grave è che in tre anni di governo nessun progresso c’è stato né verso il completamento dell’autonomia scolastica, né verso l’attuazione del Titolo V della Costituzione: a fronte di chiacchiere e sparate “federaliste” è anzi corrisposto da parte del Miur un diluvio di norme e circolari centralistiche, che rendevano la vita impossibile a scuole e dirigenti virtuosi senza intaccare, dove ci sono, distorsioni e cattive abitudini. In tempi di ristrettezze economiche e difficoltà a quadrare i conti dello Stato (tragicamente peggiorati negli ultimi tre anni, malgrado i tagli selvaggi alla scuola), una via d’uscita per il rilancio della scuola potrebbe essere la rimessa in moto dell’autonomia scolastica e del Titolo V: restituendo alla scuola le risorse imprudentemente sottratte, sí, ma non al Ministero, bensí agli enti locali e alle scuole autonome.
Attraverso un’assennata applicazione del principio di sussidiarietà già oggi alcune regioni, province, comuni hanno, con gravi sacrifici, mantenuto un’offerta formativa di qualità, malgrado i tremendi tagli. Qui non parliamo del buono scuola, che è servito ad abbattere il costo delle rette ai ricchi e non rientra nell’orizzonte del Pd; parliamo invece di un governo locale capace di coinvolgere, sostenere e coordinare, dopo un rigoroso accreditamento, l’offerta formativa di tutte le risorse scolastiche presenti sul territorio. In questo spirito il ripristino del modulo alle elementari o del piano nazionale informatica alle superiori potrebbe avvenire rifinanziando e responsabilizzando adeguatamente sia l’autonomia scolastica sia gli enti locali, anziché emettendo un nuovo editto ministeriale che, dopo anni di gestazione, stabilisca di nuovo con infinito dettaglio orari, programmi, curricula uguali per tutti, in barba a un’Europa che da anni parla di
obbiettivi formativi e competenze di uscita. Questa ipotesi ha spinto il Forum ad un approfondimento, appena pubblicato sul sito, dei «Lep» (livelli essenziali delle prestazioni), garanzia di uguaglianza e giustizia sociale nel passaggio al futuro regime di autonoma imposizione fiscale e gestione dell’offerta formativa interamente regionali. La terza assemblea plenaria del Forum fra circa un mese, il 15 e 16 ottobre a Roma, si occuperà a tutto tondo della figura del docente, che Bersani ha giustamente definito eroe del nostro tempo: oggi maltrattato e insultato, domani protagonista della riscossa di una scuola pubblica ormai allo stremo.
L’Unità 12.09.11