Uova contro Palazzo Madama mentre il Senato vota la fiducia sulla manovra con uno scarto di 24 voti. Sono i sindacati di base che, accampati a piazza Navona hanno esercitato il loro pressing sul governo con il lancio delle uova a cui le forze del’ordine hanno risposto con i lacrimogeni. Pronta condanna «delle violenze» da parte del presidente del Senato mentre i manifestanti hanno traslocato, con le tende, a piazza Montecitorio dove la manovra è in discussione da oggi, passando per palazzo Grazioli, residenza del premier.
Il pressing all’interno dell’Aula ha giocato, invece, su due aspetti: l’imposizione della fiducia, ovvero il contrario dell’apertura presupposto della condivisione di scelte gravi, e l’iniquità delle scelte compiute per far quadrare i conti. Per il Pd in Aula ha parlato Luigi Zanda. «Cosa pensa Schifani del voto di fiducia voluto dal governo?», ha chiesto il vice capogruppo, sottolineando che il presidente del Senato «lo aveva più volte escluso e addirittura demonizzato. Coerenza vorrebbe che quella contrarietà fosse ribadita». Zanda polemico anche sull’articolo 8 della manovra, «risposta maligna alla firma del 28 giugno», in tre anni «non c’è stato un solo atto del ministro Sacconi volto alla coesione». Anna Finocchiaro, in una polemica dichiarazione della mattina, era andata oltre, ironizzando sul senso dell’articolo che rende più facili i licenziamenti: «Incomprensibile misura che non porta un euro nelle casse dello Stato. L’unico scopo chiaro è salvare il ministro Sacconi». Il soldato Sacconi è a rischio, secondo la presidente dei senatori Pd, perché «che altrimenti uscirebbe da questa manovra avendo collezionato troppe brutte figure». Il 28 giugno «c’è stato il miracolo dell’accordo di tutti i sindacati e subito il governo ha rotto quel clima, per difendere Sacconi». Anna Finocchiaro attacca anche sulla accelerazione nell’aumento dell’età pensionabile delle donne, «misura punitiva, visto che le donne subiscono anche i tagli all’assistenza».
Francesco Rutelli ha annunciato il «no» alla fiducia di Api e Fli mentre per l’Udc ha parlato il senatore D’Alia. Per l’esponente di Api «La promessa di Berlusconi ‘meno tasse per tutti’ si è capovolta in un diluvio di nuove tasse». Per D’Alia la manovra «confusa» non mette nulla in campo per lo sviluppo. La battaglia parlamentare oggi si sposta alla Camera, alle 12 c’è la conferenza dei capigruppo e ieri si è svolta l’assemblea del gruppo democratico. Dario Franceschini ha annunciato la forte contrarietà del gruppo ad una nuova fiducia: «Presenteremo pochi emendamenti, circa 20, perché la manovra va profondamente cambiata nelle misure economiche che colpiscono i soliti ceti e nell’art. 8». Se la maggioranza non metterà la fiducia il senso di responsabilità del maggiore partito di opposizione si manifesterà nel consentire l’approvazione in un dato giorno della prossima settimana, per esempio mercoledì, «il decreto scade il 13 ottobre – spiega Franceschini – siamo all’8 settembre». La fiducia, polemizza con Fabrizio Cicchitto, il presidente dei deputati Pd, dopo l’offerta della data certa, servirebbe «solo a tenere insieme una maggioranza a brandelli» e ricorda il comportamento «allucinante» tenuto sin qui dalla maggioranza che ha riscritto quattro volte il testo. Anche Massimo D’Alema, intervistato dal Tg3, sottolinea la natura iniqua dei saldi della manovra uscita dal Senato: «All’Europa non interessa come facciamo quadrare i conti, questo è un problema che riguarda noi», l’esponente Pd polemizza anche con Matteo Renzi, sullo sciopero della Cgil. Nel corteo a Firenze c’era uno striscione contro di lui. «Quello striscione non lo ha fatto Bersani», ha replicato D’Alema e le manifestazioni della Cgil sono state «un grande fatto democratico». D’Alema e Renzi potrebbereo incrociarsi oggi a Pesaro, dove sono entrambi invitati a diversi dibattiti. Tornando a Montecitorio, la maggioranza mira a chiudere, con la fiducia, in 72 ore, schivando possibili smottamenti interni e eventuali iniziative del presidente della Camera. Il Pd chiede di cambiare la manovra, diverso l’atteggiamento Udc che, spiega Lorenzo Cesa, voterà contro ma «chiede di fare presto». Intanto sono in arrivo, a piazza San Giovanni a Roma, gli “indignados” viola. È prevista una due giorni di mobilitazione con corteo sabato alle 14.
L’Unità 08.09.11