Agenda incentrata sugli argomenti che stanno tenendo banco nella piazza politica di questi giorni. Referendum sulla legge elettorale, etica della politica, scenari elettorali futuri. Coordinati dal giornalista de La Stampa Fabio Martini hanno stimolato il vasto pubblico presente non lesinando battute ironiche e sfottò reciproci. La corsa ad accaparrarsi il Terzo polo. Pareri contrastanti sulle possibili alleanze della coalizione di centro-sinistra con Casini-Fini-Rutelli: Di Pietro ha messo una sorta di veto facendo l’esempio odierno del Molise, dove l’Udc si è accasato con il Pdl, e rimarcando le ambizioni individualistiche del Terzo polo, “che altrimenti non si lascerebbe chiamare in questa maniera ma troverebbe una collocazione chiara in uno dei due schieramenti”, ha spiegato il leader Idv.
“Caro Antonio, ti invito a fare una riflessione più accurata – è stata la risposta di Fioroni – in quanto se domani andiamo a votare come Pd-Idv-Sel vinciamo di trentamila voti, ma per governare e fare le riforme di cui il Paese ha bisogno servono larghe maggioranze in Parlamento. E i cittadini ci chiedono proprio questo”.
Referendum sulla legge elettorale. Di Pietro ha focalizzato buona parte del dibattito sull’invito a firmare e far firmare per il referendum (sono presenti alcuni banchetti anche alla Festa Democratica Nazionale, ndr): “Ho più volte sottolineato che non mi piace la politica tentennatrice di alcuni partiti – tuona il molisano – su questo referendum dobbiamo tutti fare fronte comune e raggiungere le firme necessarie. Non mi piacciono i ‘sì ma anche’.
Dobbiamo cambiare questa legge perché – prosegue sorridendo – Gesù su dodici apostoli ne sbagliò uno, ma io che sono un povero cristo quanti ne sbaglio? La palla deve passare ai cittadini: ricordiamoci che in Parlamento abbiamo l’11% di inquisiti”.
Fioroni è stato ben più cauto: “Ragioniamo su come era il Parlamento prima del Porcellum, quando si veniva eletti con le preferenze: era meglio di quello attuale? Non mi sembra proprio. Ai tempi di mio padre, quando si usciva dall’urna e si diceva ‘io sono comunista, socialista o democristiano’, si rimarcava con quel verbo essere i propri valori politici di riferimento, adesso – purtroppo – non è più così”.
Di Pietro non ha mollato l’osso: “E’ dal 1994 che propongo una legge basata su tre punti: in primis chi ha sentenze passate in giudicato non può candidarsi; in secondo luogo chi è rinviato a giudizio – fino all’eventuale assoluzione – non può ricoprire incarichi di governo centrale o locale; infine gli imprenditori macchiatisi di reati contro fisco o pubblica amministrazione non possono stipulare contratti con gli enti pubblici”.
Finale per Fioroni: “Teniamo come specchietto di riferimento nella nostra attività il discorso che Giorgio Napolitano ha fatto poche settimane fa al Meeting di Rimini: ha parlato di verità e responsabilità come punti cardine di chi fa politica. Lo ritengo uno dei migliori discorsi di tutta la storia dei presidenti della Repubblica italiana”.
Anche in questo confronto non è mancato un ricordo a Mino Martinazzoli, scomparso il 4 settembre all’età di 79 anni.
Un lungo applauso è stato tributato dal pubblico al procuratore antimafia Piero Grasso, presente in platea alla seconda parte del dibattito.
Redazione web Feste Democratiche – Pier Paolo Bellucci