Si parte subito con il tema della manovra. L’Italia è in pericolo, gli italiani hanno paura. Anche oggi la Borsa è caduta, cosa deve fare l’opposizione? “Di fronte all’irresponsabilità altrui, le opposizioni devono essere più responsabili, più serie – commenta il leader nazionale dell’UDC Pierferdinando Casini – . “Il Governo fa finta di non vedere che è parte integrante del problema. La manovra cambia di giorno in giorno, non so se la versione di oggi è definitiva.
Davanti a questa situazione i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Di fronte a questa irresponsabilità, le opposizioni non possono giocare al tanto peggio tanto meglio, devono indicare delle alternative, indicare delle strade.” E sottolinea: “ Non si può dire come dicono gli amici che ci governano ‘Siamo nella catastrofe, lo sono tutti e lo siamo anche noi’. Una linea comune delle opposizioni è possibile?
Per la presidente dell’Assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi “ Lo stiamo già facendo da molte manovre. Fin dall’inizio di questa legislatura, il punto fermo del Pd è stato quello di lavorare per unire le opposizioni. Ci sono cose che legittimamente ci differenziano ma sulle grande questioni stiamo maturando anche posizioni comuni.”
Aggiunge che “c’è una coralità unanime sulle questioni di fondo e sul fatto che il problema principale del Paese è questo Governo e questa maggioranza, un Premier ed un Governo a cui tutti stiamo chiedendo un passo indietro e dicendo che siamo pronti tutti insieme a fare la nostra parte affinché il Paese superi la crisi.
Non chiediamo elezioni anticipate, non stiamo chiedendo un Governo del ribaltone.
Chiediamo tutti insieme di cambiare il timone del Paese, sotto le scelte del Capo dello Stato, di fare la nostra parte.” Dopo la manovra, si parla dello sciopero di domani proclamato dalla CGIL. “Considero lo sciopero di domani del tutto sbagliato, che rischia di essere un favore per il Governo – commenta Casini – . “Ma ritengo un errore politico enorme trovarsi ad agire in una società in cui i sindacati sono spezzettati.
Ritengo fondamentale l’unità sindacale e giudico positivo lo sforzo fatto dalla Camusso, Bonanni e Angeletti per trovare una soluzione unitaria (il riferimento è all’accordo interconfederale siglato il 28 giugno).
Tuttavia, precisa, “tutte le persone che scendono in piazza hanno il mio rispetto”.
Rosy Bindi parte dal ribadire l’autonomia sindacale e aggiunge che “domani saremo con la CGIL, come siamo stati alle manifestazioni di Cisl e Uil, non perché aderiamo allo sciopero ma perché condividiamo molti dei motivi per i quali protestano e scendono in piazza.”
Si domanda come non possa il Pd condividere una manifestazione del mondo del lavoro che vive una situazione drammatica, in un Paese dove la crescita è vicina allo zero. E se non c’è crescita non c’è lavoro. Cita i milioni di posti di lavoro persi, il numero di giovani disoccupati, i cassintegrati. “Come possiamo accettare che il Governo approfitti della crisi per dividere il mondo del lavoro?”- si domanda la Bindi.
“Il Governo gioca alla divisione del mondo del lavoro. Perciò domani bisogna essere in piazza per dire al Governo che così non va”. Una lunga ovazione dal pubblico.
Poi, rivolgendosi a Casini aggiunge “A molti democristiani che votano Berlusconi voglio dire che la Democrazia Cristiana queste cose non le ha mai fatte .”
Il riferimento alla DC porta al ricordo di Mino Martinazzoli, ultimo segretario, scomparso ieri.
“In un momento di crisi in cui la politica appare sempre più distante dalla gente, l’esempio di Martinazzoli ci deve insegnare che ci sono stati tanti uomini che hanno servito la politica e che non se ne sono mai serviti – così Casini ricordando la figura di Martinazzoli.
Segue un confronto tra i due leader sul destino dei cattolici nel pluralismo italiano.
Per la presidente Bindi “Il Pd esiste perché ci sono i cattolici, se no sarebbe altro. Il nostro sale è il pluralismo, che si esprime in unità plurale”. “L’Italia è figlia dell’identità cristiana. Oggi ridare ricette del passato come soluzione del presente è sbagliato” – risponde Casini.
Non poteva mancare il tema del referendum.
“Se il referendum è una sollecitazione a cambiare la legge elettorale, soprattutto per reintrodurre le preferenze, va benissimo; ma se mira a resuscitare il Mattarellum allora non mi piace. Io non voglio tornare su quella strada, vorrei una legge elettorale proporzionale alla tedesca”. Questa la posizione del leader UDC.
“L’ho firmato come strumento di pressione verso un Parlamento che deve fare la legge elettorale, che va verso il superamento delle malattie create dal bipolarismo.” (Il Pd ha presentato una proposta in Parlamento) – conclude la Bindi.
E alle prossime elezioni quali saranno le possibili alleanze? “Alle elezioni bisogna andare con un programma altrimenti non si governa il Paese” – commenta Casini. Riporta l’esempio delle Marche, dove alle scorse elezioni regionali e per le provinciali di Macerata si è sperimentato un nuovo modello: PD, UDC, IDV. “Se il modello è quello delle Marche posso condividerlo, se lo schema è sinistra contro destra, allora il Paese si trova ingessato.”
Per Rosy Bindi “l’operazione richiede l’elaborazione di un programma di governo e l’affinamento intorno ad un progetto futuro del Paese.” Prova a mettere un argine al corteggiamento dei centristi da parte del PDL “Non possiamo fare a meno dei moderati, del Terzo polo, dell’UDC.
Il Pd deve aprire una fase di dialogo che non vuole escludere nessuno, per costruire l’Italia di domani, perché l’Italia ha bisogno di cambiare”.
Redazione web Feste Democratiche – Simona Giulietti