Nei prossimi giorni si aprirà un anno scolastico carico di problemi per la condizione della scuola pubblica e per la situazione generale del nostro Paese. È forse il momento di fare un bilancio del triennio che ci lasciamo alle spalle, nel corso del quale gli uffici periferici dello Stato e il mondo della scuola hanno dovuto fronteggiare la più pesante, e dannosa, operazione chirurgica portata ai danni del corpo della scuola pubblica nel dopoguerra. Bene ha fatto il prof. Malaguti, nel ripercorrere la sua esperienza triennale di dirigente scolastico, a richiamare il Rapporto sulla qualità di Tuttoscuola che vede balzare dal 16° al 6° posto la scuola modenese. Ma questo merito va attribuito a chi, ogni giorno, con fatica e passione, nella scuola e per la scuola lavora, e al contributo che la società e gli enti locali modenesi hanno dato per garantire gli alti standard raggiunti in anni di proficua collaborazione. Meriti non certamente attribuibili a chi in questi anni ha pensato che la scuola fosse un bancomat per risolvere i problemi di finanza pubblica. Non si tratta di un’opinione, ma di ciò che emerge dalla lettura corretta e complessiva del rapporto Tuttoscuola . Mentre siamo primi assoluti, su cento provincie, nell’impegno di spesa degli Enti locali per l’istruzione, nel rapporto figurano altri indicatori che ci spingono in fondo alla classifica e che sono riconducibili alle politiche del Governo. Ad esempio, per quanto riguarda il numero di alunni per classe risultiamo terzultimi. Così accade per lo stato di precarietà del personale. In questa non gratificante classifica siamo penultimi. In altri termini, se possiamo vantare con orgoglio i risultati di Tuttoscuola, lo dobbiamo in gran parte all’impegno delle istituzioni locali e molto meno alle scelte del ministro Gelmini, che si riflettono viceversa con particolare pesantezza sul nostro territorio. E le cose sono destinate a peggiorare, poiché di manovra in manovra il Governo si è accanito contro gli Enti locali e le loro risorse, mentre proseguono gli effetti della riduzione degli organici scolastici decisi nel 2008 (87.000 posti cancellati), così che nell’anno scolastico che si sta avviando registreremo un ulteriore incremento del rapporto alunni per classe nonchè la riduzione sul cosiddetto “tempo scuola”. Rispetto a questo indicatore di qualità scendiamo in classifica, passando dalla sesta alla settima posizione, eil futuro si annuncia fosco: lo testimoniano, ad esempio, la scomparsa di 80 classi a tempo prolungato nelle scuole medie, mentre le 3 classi in più a tempo pieno ovviamente sono insufficienti a soddisfare le domande e soprattutto non compensano la progressiva cancellazione delle esperienze di tempo scuola “luogo”, a 33/36 ore, nella primaria. Anche Malaguti ha riconosciuto queste ombre e non credo che possa bastare, per valutare l’operato della Gelmini, sventolare il voto in condotta o le ore scolastiche di 60 minuti, elementi di corredo rispetto all’azione pervasiva operata dal ministro contro la capacità della scuola di assolvere realmente alla propria funzione costituzionale. Per non parlare del gravissimo e annoso problema del precariato o della scandalosa situazione dei dirigenti scolastici, su cui attendiamo ancora una risposta dal ministro che abbiamo interrogato nel lontano marzo. Per il prossimo anno quasi la metà dei presidi dovrà svolgere doppio incarico e ciò andrà a detrimento dell’organizzazione e del buon funzionamento delle scuole. In conclusione, se vogliamo fare un bilancio su questi anni, non facciamo come lo stolto che guarda il dito mentre il saggio indica la luna.
La Gazzetta di Modena 04.09.11