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"Spunta la pensione rosa a 65 anni", di Raffaello Masci

Pensionandi di tutta Italia, voi che vi avvicinate pericolosamente ai 60 anni e cominciate a fare i conti di quanto vi manca, tirate pure un respiro di sollievo. Per il momento ha vinto la Lega «le pensioni non si toccano» – e la previdenza è uscita dalla manovra. Ma state comunque sul chi vive, perché «la materia previdenziale» – dicono autorevoli esponenti della maggioranza – sarà toccata subito dopo. Dunque ieri il governo ha fatto marcia indietro sulla questione del riscatto degli anni di università e di servizio militare: troppe polemiche, troppe proteste, troppe categorie già disposte a dissotterrare l’ascia di guerra. E così in un summit tra i ministri Sacconi e Calderoli con i tecnici del Tesoro, si è deciso di soprassedere alla misura specifica, ma non a rimettere mano alle pensioni una volta congedata la manovra.

Dunque chi sta per andare in pensione quest’anno o, al più, l’anno prossimo, può considerarsi abbastanza sicuro del proprio destino, e subirà – tutt’al più – l’aggravante della finestra di 12 mesi se è un insegnante o un dipendente della pubblica istruzione. Chi, invece, vede la pensione un po’ più lontana (o addirittura lontanissima) sappia che sta per arrivare una ennesima stretta. I punti su cui si lavora sembrano abbastanza delineati, tant’è che sia il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, sia il guru della previdenza, Giuliano Cazzola (vicepresidente della Commissione Lavoro, Pdl), hanno indicato le stesse materie.

Una sarà l’età pensionabile delle donne: nel pubblico impiego le signore vanno già in pensione a 65 anni, come gli uomini, perché – è l’istanza – questa norma non si deve estendere anche al comparto privato? In particolare Brunetta ha messo a punto una serie di ipotesi tra le quali emergono, oltre all’aumento a partire dal 2012 dell’età necessaria per l’uscita per vecchiaia delle donne (sei mesi ogni anno con l’andata a regime a 65 anni nel 2021) anche l’inasprimento delle regole per l’accesso alla pensione di anzianità (un anno di età ogni anno, dal 2012 al 2015).

Naturalmente l’aumento dell’età pensionabile femminile produrrà risparmi a seconda della velocità con cui sarà portato a regime. In caso di aumento «soft», per esempio, sempre partendo dal 2012 ma aumentando l’età necessaria per la vecchiaia di un anno ogni due (quindi 61 anni nel 2012, 62 nel 2014, ecc.) il risparmio nel triennio 2013-2015, sarebbe di 2,2 miliardi. Se, invece, si facesse un gesto temerario ma coraggioso – tutte a 65 anni da subito – ci sarebbe certamente una rivolta, ma anche un risparmio di 3,5 miliardi nel triennio 2013-2015.

Un altro punto della riforma ventura, sollecitato soprattutto da Giuliano Cazzola, dovrebbe essere il ritocco dell’aliquota contributiva per i lavoratori parasubordinati (i co.co.co per intenderci) portandola al livello di quella dei dipendenti (dal 26 al 33 per cento), già nel 2012. Anche i pensionati che svolgono attività di collaborazione occasionale versano una quota del 15% mentre quelli iscritti ad altri regimi versano il 17%, e anche questo è un adeguamento che si potrebbe fare, considerando – spiega Cazzola – «che ogni punto di innalzamento della contribuzione porterebbe un maggiore incasso di 180 milioni di euro l’anno».

La Stampa 01.09.11