Nel suo vestito leggero color acquamarina, Mariastella Gelmini ministro dell´Istruzione ieri da Palazzo Chigi ha assicurato che i tagli sono finiti e la scuola il 12 settembre partirà rinnovata e migliorata. Illustrando i dati ministeriali, la Gelmini ha sostenuto: si diffonde il tempo pieno, più 6% gli alunni rispetto al 2004. I docenti destinati al sostegno, quindi alla crescita dei ragazzi in difficoltà, sono diventati 94.430, primato nella storia della scuola. Tornano le borse di studio falcidiate da Tremonti: 100 milioni andranno per quella voce, «daremo un contributo a tutti i laureati con 110 e lode».
Negli androni dei provveditorati e nelle segreterie delle scuole che lentamente riaprono si raccontano altre storie. A Torino un gruppo di docenti ha spiegato che i numeri record del sostegno si sono fatti dirottando “prof” di ruolo – che per vent´anni hanno insegnato matematica e storia – sui bambini in difficoltà. Per quanto riguarda l´università, segnalano sindacati e studenti, i tagli decisi nel 2008 proseguono fino al 2013. E nei cicli inferiori ci saranno 19.700 insegnanti in meno. In generale, la spesa per l´istruzione sarà calante fino al 2025. In tutto il Centro-Nord si segnalano classi pollaio (il ministero certifica che sono cresciute). In Toscana, 2000 studenti in più (747 nelle superiori) e 898 insegnanti in meno. Si stanno allestendo Consigli comunali preoccupati nei comuni della Valdarno, nel Grossetano. In provincia di Pavia la soglia dei 30 studenti sarà superata in molte classi. Caro libri generalizzato: 40 mila italiani hanno chiesto un prestito per comprare i manuali ai figli. Il sindacato Gilda parla di rischio dell´inizio dell´anno scolastico. Il Pd ha presentato un´interrogazione: «Abbassamento della qualità didattica, aumento della dispersione scolastica».
In un lavoro di approfondimento il periodico “Tuttoscuola” ha spiegato che grazie a tre commi della manovra bis di luglio la riorganizzazione gelminiana sarà profonda e dolorosa. Per cinque milioni di famiglie cambierà il preside: 3.180 a casa. Sarà rivoluzionata la rete delle scuole: 5.600 (oltre la metà) saranno accorpate in 4.500, 1.100 saranno soppresse (quasi tutte elementari e medie). Duemila scuole, le più piccole, saranno date in reggenza a presidi già impegnati. In Sardegna e in Sicilia un istituto su cinque sarà cancellato.
La Repubblica 01.09.11