"La vita come un colossal di Hollywood", di Lucia Annunziata
L’impressione è che siccome gli Americani devono essere primi in tutto, abbiano deciso di anticipare anche il calendario Maya, battendo di un anno la fine del mondo, altrimenti prevista dall’antico ciclo degli dei latinoamericani e dai moderni stregoni di Hollywood per il «2012» – titolo di un blockbuster cinematografico che già nel 2009, con prodezze computerizzate, dava conto della distruzione del pianeta. La pellicola mostrava un devastante terremoto a Los Angeles, la cancellazione via mare di New York e l’esplosione della Casa Bianca, anticipatamente abitata rispetto alla data reale, da un Presidente nero. Difficile non fare riferimento al cinema, parlando della paura che attraversa la East Coast in queste ore. Arte quintessenzialmente americana, che tutto muove, tutto prepara, tutto commuove, tutto anticipa – e tutto rende finto. Ascoltando gli annunci e le conferenze stampa, le preparazioni e gli scenari, non si sa se correre a prendere un fucile (ci sarà un evento catastrofico dopo, o no? No, quello è un altro film, e riguarda un disastro nucleare) o mettere nel microonde i pop corn. Con …