"I conti che non tornano", di Marco Causi
C’è qualcosa che non torna. L’amplificazione mediatica degli eventi – dalla lettera della Bce alla manovra varata – ha fatto prevalere nei commenti la valutazione dell’impatto qualitativo e comunicativo dei provvedimenti. Questo nell’ipotesi che l’Unione europea e i mercati si accontenteranno solo di questo. Temo purtroppo che non sarà così e che rischiamo di pagare, come paese, una (colpevole) scarsa trasparenza che, anche in questo momento di emergenza nazionale, circonda i conti pubblici dell’Italia e la loro effettiva evoluzione, per responsabilità esclusiva del governo. Vediamo di capire. Prima del decreto 98 di luglio l’indebitamento netto tendenziale era così cifrato, in percentuale sul Pil: -3,9 per cento nel 2011, -2,7 nel 2012, ancora -2,7 nel 2013, -2,6 nel 2014. La cosa da notare è la riduzione di 1,2 punti di Pil prevista fra 2011 e 2012 per effetto dei provvedimenti (ben undici) varati fra giugno 2008 e giugno 2011. Con la manovra di luglio 2011 l’indebitamento netto tendenziale scende di 0,1 nel 2011 al confronto con il precedente profilo tendenziale, portandosi al -3,8 per cento, poi …