"La fatica del testimone", di Mario Calabresi
Domenico Quirico è un maratoneta, è abituato a lunghi silenzi e noi siamo abituati ai suoi. Accade perché vuole risparmiare le batterie del satellitare, perché sta seguendo una storia, cercando un contatto o perché non vuole dare nell’occhio. A marzo per molti giorni ha vissuto rinchiuso in una casa di trafficanti di uomini, dietro la spiaggia tunisina di Zarzis, aspettando che il mare si calmasse, aspettando di partire insieme ad altri 112 alla volta di Lampedusa. Ventidue ore di viaggio su un barcone scrostato di 10 metri. Un viaggio silenzioso, con naufragio finale, per capire e raccontare cosa spinge migliaia di disperati a sperare un’altra vita. Così ieri non ci siamo preoccupati del suo telefono muto, fiduciosi che verso sera sarebbero arrivati il suo reportage e la sua voce. Martedì, poco prima di mezzanotte, era riuscito a chiamare il giornale per raccontare del terribile viaggio di dieci ore per raggiungere i sobborghi di Tripoli e per spiegare che avrebbe dormito insieme al collega di Avvenire, Claudio Monici, in una casa «in mezzo al nulla» che …