Mese: Agosto 2011

"Privatizzazione dei beni comuni", di Francesco Cundari

Il tentativo di affossare il risultato dei referendum sui beni comuni del 12 e 13 giugno non potrebbe essere più esplicito. Approfittando dell’emergenza finanziaria, il governo ha inserito nella manovra norme che sono in palese contrasto con il risultato plebiscitario di appena due mesi fa. Un tentativo dichiarato di forzare ovunque possibile la privatizzazione dei servizi pubblici locali, comese niente fosse, che suscita naturalmente la protesta e la mobilitazione di tutti i movimenti che per i quesiti referendari si sono battuti. A segnalare la violazione della volontà popolare che si è espressa nei referendum di giugno non sono però soltanto i movimenti che li hanno promossi, ma parte significativa dello stesso Pdl. Nel merito, infatti, la commissione Affari costituzionali ha parlato mercoledì con cristallina chiarezza. Il parere «non ostativo» della commissione sulla manovra del governo è «condizionato» alla riformulazione di una lunga serie di disposizioni contenute nel decreto di ferragosto, a cominciare dall’articolo 4, che «introduce disposizioni volte a liberalizzare i servizi pubblici locali di rilevanza economica, al fine di creare le condizioni per l’apertura …

"L'esilio della politica", di Guido Carandini

Quella che viene spacciata per una ciclica crisi economica e finanziaria è invece qualcosa di assai più serio e storicamente inedito. È in realtà l´esito di una vera e propria controrivoluzione del capitale che, divenuto globale, ha ridotto a brandelli i poteri che le rivoluzioni dei secoli scorsi avevano conferito alle democrazie nazionali, cioè i poteri di controllo sul mondo degli affari e la forza di imporre agli Stati un generoso welfare a difesa delle classi più deboli. La crisi attuale è dunque il crepuscolo della politica democratica delle nazioni decaduta da baluardo dei diritti sociali a passivo strumento del nuovo potere capitalista senza frontiere. Ne è prova la decadenza, nella piccola Italia come nei grandi Stati Uniti, di governi, parlamenti e partiti, insomma delle istituzioni tradizionali della democrazia. Ormai più che i governi eletti sono le maggiori banche e i fondi privati della finanza mondiale a decidere le sorti dell´economia, perché la politica ha smarrito la capacità di contrastare l´ingordigia degli affari con una forza all´altezza dei tempi in cui viviamo. Quelli cioè della …

"Non siamo un paese per giovani e invecchiamo male", di Nicola Cacace

Il vero segnale del declino politico e culturale del Paese è il posto che in questi giorni di teso dibattito sulla manovra occupa il tema occupazione, in particolare occupazione giovanile. Parliamo di tutto, dei tagli selvaggi a Comuni e Regioni, del cosiddetto contributo di solidarietà, se deve essere commisurato ai redditi o ai patrimoni. Si parla e si è parlato di tutto tranne che di lavoro. Il problema numero uno del Paese è la sua ridotta base occupazionale che ci pone all’ultimo posto in Europa. La dura realtà è che in Italia lavorano solo 56 cittadini tra i 15-64 anni ogni 100, contro una media del 65% in Europa e del 70% nei Paesi del Nord: Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia. Questo significa che all’Italia mancano quasi tre milioni di posti lavoro per essere un Paese allineato all’Europa. L’ultima indagine di Confartigianato fotografa una situazione nota a tutti tranne che ai soloni che hanno progettato la manovra. Naturalmente all’interno di queste cifre disastrose di cui nessuno del governo si preoccupa c’è il dramma dei …

"Il risveglio dell´Europa", di Bernard Guetta

Quanto è accaduto in Libia non è soltanto la caduta di un tiranno lunatico e sanguinario. Nonostante le difficoltà e il caos interno che immancabilmente seguiranno di qui a poco, la caduta di Gheddafi segna di fatto una triplice rottura storica, la somma delle cui componenti sconvolgerà il panorama internazionale. La prima è che l´Europa in Libia ha ripreso l´iniziativa sullo scacchiere mondiale, non soltanto senza gli Stati Uniti, ma addirittura contro di loro, in quanto sono gli europei ad aver reso possibile questa vittoria del movimento insurrezionalistico libico persuadendo le Nazioni Unite a dargli pieno appoggio. L´Europa dunque ha saputo imporsi come protagonista autonoma e determinata della scena internazionale, mentre l´ultima volta in cui ci si era cimentata risale al 1956, quando Francia e Gran Bretagna si lanciarono con il sostegno di Israele in un´operazione militare contro l´Egitto, dopo che Nasser ebbe nazionalizzato il Canale di Suez. Gli Stati Uniti avevano immediatamente posto fine a quell´impresa, ingiungendo ai suoi alleati di rinunciarvi. Le due ex superpotenze del XIX secolo ne erano uscite umiliate più …

"Dal 25 aprile al 2 giugno quando le date sono dei simboli", di Guido Crainz

Rappresentano la pienezza della democrazia e il suo essere una conquista continua. Sono giornate fondamentali anche per il significato che hanno assunto nelle diverse fasi della vita italiana. Spostare le ricorrenze civili non può essere una misura anti-crisi: nelle emergenze è necessario celebrare (e non sminuire) un pilastro dell´identità collettiva. Lascia senza parole una discussione sui “tagli sostenibili” che infila fra la (mancata) riduzione degli sprechi della politica e le (mancate) misure contro gli evasori anche lo spostamento – e quindi l´appannamento, la perdita di rilievo – di festività che fondano la nostra identità collettiva: il 25 aprile, il I° maggio, il 2 giugno. Dovrebbe essere esattamente il contrario. È proprio la drammatica emergenza che viviamo, è proprio l´infuriare di venti che possono essere devastanti a imporre il mantenimento, e semmai il rafforzamento, di riferimenti solidi, di bussole decisive. Per averne conferma non occorre spinger lo sguardo molto all´indietro, sino al I° maggio celebrato clandestinamente da piccolissimi gruppi di lavoratori anche durante il fascismo. Qualcuno li considerò con sufficienza degli irrimediabili nostalgici, non era così. …

Manovra, Della Monica: "Maggioranza ha rigettato proposte decalogo Bersani su giustizia"

“In commissione giustizia il parere della maggioranza sulla manovra correttiva s’è limitato a un attacco alla liberalizzazione della professione forense, con buona pace delle tante dichiarazioni d’intenti in senso liberista, e a un deciso no alla riduzione dell’indennità parlamentare per chi esercita la libera professione, in omaggio al più sfacciato spirito corporativo in un momento in cui il Paese soffre una grave crisi. Per questo, il PD ha votato contro”. Lo dichiara la senatrice del PD Silvia Della Monica, capogruppo PD in commissione Giustizia di Palazzo Madama. “In compenso – spiega Della Monica – la maggioranza ha rigettato le proposte per rendere più efficiente la giustizia civile e per combattere l’evasione contenute nel decalogo presentato da Bersani nei giorni scorsi. Effettivamente, trattandosi di una riforma d’interesse generale, sollecitata anche dalle imprese, e non di una misura corporativa, lo stupore è limitato”. “Resta il fatto – conclude Della Monica – che, al di là delle dichiarazioni di facciata, la maggioranza continua ad essere arroccata sull’unico collante che pare ancora tenerla insieme: salvare i privilegi di pochi, …