Quale Italia di domani? Ne hanno discusso sul palco della Festa Nazionale di Pesaro il senatore Pd Luigi Zanda, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista de “la Repubblica”, Giovanna Casadio. Tutta la discussione è stata condizionata soprattutto dalle ultime notizie di attualità che hanno caratterizzato il mondo politico negli ultimi giorni: dalla nuova, ennesima, manovra economica varata dal governo, alla lettera di Filippo Penati con cui l’esponente democratico annunciava la sua volontà di rinunciare alla prescrizione nel caso Falk.
Tagli agli enti locali. Per Matteo Ricci, la totale abolizione delle Province voluta dal governo significa “indebolire una comunità. È una scelta impensabile perché non ha nulla a che fare con la gestione di servizi per i cittadini”. “So bene che quello che dico è un discorso difficile da controvertere quando dall’altra parte c’è la rabbia nei confronti dei costi della politica. Ma il dibattito dovrebbe essere molto più approfondito, un dibattito anche europeo. Ora si vuole solo tamponare la rabbia dei cittadini facendo un taglio improprio. Una decisione sgradevole e poco felice. In regioni come la nostra le Province servono e sono necessarie. In altre situazioni, come vicino le città metropolitane, meno. Ma è difficile parlare di questo perché si corre il rischio di sembrare un presidente di Provincia che vuole solo difendere il posto di lavoro. Il governo invece vuole solo salvare la faccia con questo specchietto per le allodole. Ma non ci riuscirà. Tagliare le risorse agli enti locali non significa abbassare gli stipendi dei sindaci e dei presidenti ma tagliare i servizi per gli anziani, quelli sociali, gli asili, le infrastrutture”.
Molto duro il giudizio di Luigi Zanda: “l’Italia è un paese malato, come lo è l’Europa e tutto l’occidente. Giovani senza occupazione, debito pubblico mostruoso sono solo alcuni esempi. In tutto questo c’è una responsabilità grossa della politica perché se non trova in fretta una risposta, una cura, si dà solo forza e spazio all’antipolitica”.
“Questa del governo – ha continuato Zanda – è la quarta manovra in tre mesi, tutte diverse tra loro. Il PD ha luglio ha consentito l’approvazione di una manovra anche se non la condividevamo. Lo abbiamo fatto solo per dare una risposta positiva per il bene dei mercati. Ma quella di ieri non è accettabile. Contiene tutto e il contrario di tutto. Va discussa, modificata in Parlamento, va corretta. Noi abbiamo presentato una vera e propria contro-manovra che vogliamo sia approvata. Faremo una battaglia parlamentare durissima”.
Molto critico alle decisioni del governo anche il sindaco Zedda. “L’abolizione delle Province – ha dichiarato – è stata approssimativa. Non si pensa affatto a come migliorare la condizioni dei cittadini ma solo a fare un taglio percentuale. Non c’è una linea, una regola, una strategia. Non si guardano le situazioni nel dettaglio, se sono bene o male gestite. Si taglia e basta”.
Per Zanda è importante dare un segno forte da parte della politica per la riduzione dei costi della politica. “Dove tagliare i costi? In primo luogo in Parlamento. Non penso che il numero dei parlamentari sia sproporzionato ma, nonostante questo, vanno ridotti. Io avevo presentato una proposta di riduzione già nella passata legislatura. Ora dobbiamo essere di esempio. Si spende troppo non solo per gli stipendi degli eletti ma per la struttura elefantiaca che sta attorno al Parlamento. Il PD ha proposto per una commissione che entro settembre prepari il testo da votare per l’immediata la riduzione del numero dei parlamentari”.
Differenze tra gli schieramenti e il ricambio generazionale. “C’è diversità nei comportamenti, nello stile, nel dna tra noi e loro”, a dirlo è stato il sindaco Massimo Zedda. “Il caso Penati è un grave colpo per noi. Ma sono convinto che in fondo fare politica è semplice quando ci si pone la domanda giusta. E questa deve essere questa: è giusto fare una cosa o no? Di certo non è giusta la domanda conviene o non conviene?. Ma questo non si significa parlare di rottamazione come chiede il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Penso che sia molto meglio saper accettare le sfide. È una questione di preferenze e non una questione d’età. Serve un programma, credibilità, serietà e tanto impegno”.
Anche per il senatore Zanda “le differenze ci sono è molto evidenti. Con il berlusconismo sono emersi centri di potere e aumento di corruzione. Se il caso Penati a noi ci ha addolorato tanto ma la risposta è stata molto netta e precisa, fino alla decisione di Penati di non avvalersi della prescrizione. Tutti i casi che sono accaduti nella maggioranza invece sono stati sotterrati, nascosti o consentiti attraverso nuove leggi ad personam. È una questione di cultura. Serve cultura vera e non televisiva”.
Per Ricci “il Paese è stanco e con le elezioni vuole un cambiamento. Le nuove generazioni saranno protagoniste nell’interpretare il cambiamento e il Partito Democratico si dovrà attrezzare in questo senso. Non si vincono le prossime elezioni presentando le stesse ricette e la stessa squadra delle elezioni precedenti. Nessun personalismo, ci vuole un rinnovamento serio, con una nuova generazione che spinge. Una squadra nuova per rifare l’Italia e la mia generazione può dare un contributo importante”.
Andrea Draghetti
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