Il capogruppo pd porrà il tema al coordinamento di giovedì. Ma già oggi a Ferrara potrebbe parlarne con Bersani. Romano Prodi firmerà domani in piazza Maggiore a Bologna per il referendum che vuole abrogare la legge elettorale. E nel Pd, la tentazione si fa forte: appoggiare il comitato anti-porcellum significa lottare senza se e senza ma per liberarsi di una norma che ha reso il Parlamento più debole e i partiti più chiusi. I tempi sono stretti, servono 500mila firme entro il 25 settembre per portare il quesito al vaglio della Corte di Cassazione. Ieri il Professore ha ufficializzato sul suo sito la decisione anticipata da Repubblica: «Se l´adozione di una nuova legge risultasse oggi impraticabile, per abrogare il testo Calderoli ben venga un referendum che, ripristinando il Mattarellum, solleciti il Parlamento a sostituirlo». Il nodo è lì, nel ruolo delle Camere, cui aveva richiamato il segretario Bersani a inizio luglio per mettere fine alle divisioni interne al partito. Allora, Walter Veltroni aveva fatto un passo indietro nel suo appoggio ai nostalgici del mattarellum e Stefano Passigli aveva sospeso le firme per un ritorno al proporzionale puro. Ma Arturo Parisi e gli altri “maggioritari” – comprese l´Idv e Sel – sono andati avanti. E ora, in periodo di feste democratiche, il vento del referendum torna a soffiare.
Lo ha sentito Dario Franceschini: «Non esiste che stiamo fuori – ha detto ai colleghi di Areadem – ora che è rimasto solo il referendum da tutti percepito come la fine del porcellum, dobbiamo appoggiarlo. E fare in fretta». Per questo, il capogruppo pd alla Camera è intenzionato a porre il tema al coordinamento di giovedì. Nei giri di telefonate degli ultimi giorni, Franceschini ha raccontato: «Alle feste democratiche mi dicono: firma, firma. Ma io non voglio farne un´iniziativa personale, voglio portarci dentro tutto il partito».
L´idea si fa strada. Anna Finocchiaro dice: «La riforma è più che indispensabile, per riannodare il rapporto tra eletti ed elettori e perché questa cattiva legge ha portato a un´alterazione del sistema costituzionale. Un Parlamento che diventa luogo di nominati perde la sua autonomia. Abbiamo depositato una proposta valida – spiega la presidente dei senatori pd – preferirei che riuscissimo ad approvarla. Ma se il Parlamento non decide, c´è il referendum, che è uno stimolo importantissimo. Il Pd dovrà fare una scelta, e saprà essere unito».
Alla proposta presentata dal partito a fine luglio – che prevede un 70 per cento di maggioritario a doppio turno, un 30 di quota proporzionale e la parità di genere in lista – è ancor più affezionato Enrico Letta: «Superarare il porcellum è la priorità – dice il vicesegretario – il Pd ha deciso di presentare un disegno di legge e di battersi in Parlamento per approvarlo. Questo non è alternativo a iniziative della società civile che abbiano lo stesso obbiettivo». La domanda è: il Pd sceglierà di lottare anche per quelle iniziative? La risposta potrebbe arrivare già oggi alla festa democratica di Ferrara, dov´è previsto un faccia a faccia pubblico tra Bersani e Franceschini. Lì, il segretario potrebbe sciogliere le riserve. O chiudere la porta.
La Repubblica 29.08.11