Caro Direttore,
alla vigilia della discussione sulla manovra economica in Senato, siamo preoccupati. La maggioranza è confusa. Non c´è chiarezza sul perché la correzione dei conti pubblici, tra intervento di luglio e ultimo decreto, tocchi i 55 miliardi di euro a regime invece dei 40 indicati nei documenti ufficiali come necessari per raggiungere il pareggio di bilancio. Per di più la manovra contiene una delega che prevede tagli di detrazioni fiscali per l´assistenza che, se fosse realizzata per l´entità prevista, sarebbe insopportabile. L´insieme di confusione e mancanza di chiarezza toglie la credibilità all´azione del governo e non convince i mercati.
Il Pd ha presentato un pacchetto di correzioni. La sommaria definizione dei comunicati può aver creato la genericità richiamata da Tito Boeri. La lettura degli emendamenti renderà più chiari obiettivi, risorse, senso delle controproposte. Ne indico solo alcune. La pubblica amministrazione. I nostri emendamenti partono dal dimezzamento del numero dei parlamentari e prevedono tra l´altro: l´accorpamento degli uffici territoriali del governo; la drastica riduzione delle circa 30.000 stazioni appaltanti; la riorganizzazione dell´amministrazione giudiziaria; l´eliminazione degli organi societari nelle società «in house»; la codificazione, il monitoraggio ed interventi correttivi per tutte le gare d´appalto; l´introduzione di benchmark e di best practices per ogni programma di spesa da mappare e cancellare o ridimensionare attraverso il riavvio ed il sistematico utilizzo di spending review; la chiusura delle società pubbliche di Regioni, Province e Comuni prive di giustificabile ed efficiente missione produttiva (ad esempio, le società di promozione dell´export o dello «sviluppo») e la liberalizzazione, non necessariamente privatizzazione, dei servizi pubblici locali; l´obbligo di gestione associata di tutte le funzioni dei comuni con meno di 5000 abitanti; il dimezzamento del numero delle Province attraverso l´indispensabile modifica costituzionale. Vi sono poi le norme sul taglio dei costi della politica che abbiamo già presentato in Parlamento, a cominciare dall´abolizione dei vitalizi. Tutti questi emendamenti, secondo le nostre stime, implicano risparmi molto ingenti, guadagni di efficienza, più qualità dei servizi.
Agevolazioni fiscali e lotta all´evasione. Si possono ottenere alcuni miliardi di risparmio l´anno con una razionalizzazione delle detrazioni fiscali concordata con le parti sociali. Molto di più si ottiene con la lotta vera all´evasione: abbassamento della soglia di tracciabilità, elenco clienti-fornitori, indicazione dei patrimoni nella dichiarazione Irpef, comunicazione dei saldi e degli importi medi dei conti correnti bancari all´Agenzia delle Entrate, possibilità di detrarre gli interventi di manutenzione della casa di abitazione. Le risorse così recuperabili non possono essere portate a copertura, ma sono rilevanti.
Patrimoniale ordinaria sugli immobili. Pensiamo a una patrimoniale ordinaria progressiva sugli immobili, a partire da valori molto elevati e con larghe esenzioni (gettito stimato, almeno 5 miliardi l´anno). Non è meglio un intervento di questo tipo, strutturale ed equo, piuttosto che un aumento dell´Iva che pesa di più sui meno abbienti e deprime i consumi?
Contributo straordinario degli scudati. I condoni hanno permesso di individuare, anche se le identità restano coperte, una platea di contribuenti che possono dare un contributo di solidarietà: un´imposta patrimoniale una tantum sui capitali condonati nel 2009 (circa 15 miliardi di euro). L´obiettivo è di metterci in linea con gli standard europei. Non a caso proponiamo la rinegoziazione dei protocolli, sull´esempio di Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti, con i Paesi «white list» dell´Ocse. L´insieme degli interventi su chi non ha mai pagato può giustificare anche la richiesta di un contributo da parte di chi che le tasse le paga e dispone di un alto reddito, purché si innalzi la soglia.
Alienazioni. Un programma di dismissioni efficienti, a cominciare dal demanio militare. Oltre a mettere in modo equo in sicurezza i conti il Pd prevede alcuni interventi per lo sviluppo. Con una parte dell´introito una tantum dagli scudati la pubblica amministrazione può pagare una prima tranche dei debiti verso le piccole imprese ed è possibile avviare subito programmi di piccole opere dei comuni già ai nastri di partenza, ma bloccate dal patto di stabilità.
Liberalizzazioni. Otto interventi già sotto forma di proposte di legge: dalle reti di distribuzione dell´energia, ai servizi bancari ed assicurativi ai servizi professionali. Le misure di liberalizzazione, secondo Ocse e Banca d´Italia, non costano ma fanno crescere il Pil.
Politica industriale. Sia pure con un limitato quantitativo di risorse, pensiamo si possano finanziare, oltre al 55% per eco-ristrutturazioni, piani per ricerca e innovazione industriale secondo l´ispirazione di Industria 2015, dando priorità alle risorse potenziali del Mezzogiorno.
Pensioni. Il Pd è pronto a discutere una riforma del welfare per dare stabilità e un futuro ai giovani. Pensiamo a un sistema di uscita flessibile tra i 62 e i 70 anni, con meccanismi di convenienza. Proponiamo la possibilità di totalizzare i contributi e l´opportunità che un´ora di lavoro stabile costi meno di un´ora di lavoro precario. Sì a una discussione sulla riforma del welfare positiva per giovani e donne. No all´uso delle pensioni come bancomat per tappare buchi.
L´articolo 8, i rapporti tra le parti sociali. C´era la necessità di un intervento dichiarato urgente ma che non porta in cassa un euro? C´era la necessità di riportare sul tavolo argomenti di divisione che sindacati e Confindustria erano riusciti a mettere da parte con l´accordo del 28 giugno? L´articolo 8 va abolito o trasformato in una trasposizione dell´accordo tra le parti sociali.
Speriamo che si possa discutere su queste proposte e che il governo non metta la fiducia. Noi pensiamo di far pagare chi non ha mai pagato. Per la maggioranza questa nostra impostazione è difficile da digerire. Ma qualcosa dovranno pur digerirla. E su questo daremo battaglia.
Ringrazio l´Onorevole Bersani per le sue precisazioni. Leggerò con cura gli emendamenti e la relazione tecnica di accompagnamento per valutare l´entità delle misure di cui alla sua lettera. Anche prendendo per buone le stime da lui fornite, siamo comunque molto al di sotto dei 40 miliardi richiesti come minimo (senza revisione al ribasso delle stime sulla crescita 2011 e 2012) per il pareggio di bilancio. Infatti la proposta di tassazione dei patrimoni scudati è un intervento una tantum il cui contributo strutturale all´aggiustamento risiede unicamente nei minori interessi sul debito, che si possono stimare in circa 500 milioni di euro. E quanto scrive il segretario del Pd conferma che quella da lui proposta è una manovra incentrata su maggiori tasse anziché minori spese. Concordo con Bersani sull´ambiguità dell´articolo 8. A mio giudizio i contratti aziendali devono poter derogare ai contratti nazionali, come previsto dall´accordo del 28 giugno, ma non a leggi dello Stato. Queste ultime devono fissare standard minimi non derogabili, validi per tutti, compresi i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva.
(Tito Boeri)
La Repubblica 29.08.11