Non è compito di una forza politica indicare a un sindacato quali strumenti di mobilitazione adottare», dice Stefano Fassina. Per questo il responsabile Economia e lavoro del Pd definisce «un errore politico» il documento «Non ora» firmato da una decina di deputati del suo stesso partito. Lo ritiene un errore nel metodo o nel merito? «Innanzitutto nel metodo. Siamo di fronte a una manovra profondamente iniqua e senza misure per la crescita. Tutte le parti sociali e le rappresentanze degli enti di governo territoriale si stanno mobilitando per correggerla. Lo fanno con strumenti diversi, ma tutte hanno riconosciuto l’inadeguatezza e i danni che la manovra comporta. La Cgil, come strumento con cui tentare di farla cambiare, ha scelto lo sciopero generale, indetto per il 6 settembre. La Cisl e la Uil hanno deciso di manifestare davanti al Parlamento cinque giorni prima. Non è compito di una forza politica indicare gli strumenti di mobilitazione. Per questo ritengo un errore politico innanzitutto di metodo un documento che sollecita la Cgil a ripensare la sua iniziativa di mobilitazione. E sarebbe stato lo stesso un errore se analoga iniziativa fosse stata presa nei confronti di qualunque altra organizzazione sindacale ».
Però nel merito il documento è condivisibile, laddove sottolinea la necessità di cercare di“ recuperare un percorso unitario con le altre organizzazioni sindacali”, o no? «Tutti insieme dobbiamo continuare ad impegnarci per dare un contributo in questo senso, è chiaro. Ma rivolgere l’attenzione, come si fa nel documento, alla sola Cgil, rischia di lasciare ad intendere che vi siano buoni e cattivi, mentre in realtà siamo di fronte a legittime differenze di strumenti di mobilitazione, frutto di storie e culture sindacali diverse. Lasciamo al ministro Sacconi l’ideologica distinzione tra sindacati riformisti e sindacati antagonisti. È un errore di merito attribuire responsabilità primaria alla Cgil delle mobilitazioni separate. Anche perché come indicano anche le parole dello stesso ministro Sacconi sull’accordo del 28 giugno, la responsabilità primaria delle tensioni tra le parti sociali è di altri».
Ma non è lecito che dei deputati invitino un sindacato a “un’ulteriore riflessione sull’opportunità di proclamare uno sciopero generale proprio mentre si svolge il dibattito parlamentare sulla manovra”? «Trovo abbastanza singolare chiedere di mobilitarsi dopo che sia stata approvata una manovra così iniqua e che entra a gamba tesa sull’autonomia delle parti sociali. E poi anche Cisl e Uil fanno un’iniziativa di mobilitazione il 1° settembre, non il 1° ottobre».
Il Pd sarà in piazza con la Cgil, il 6 settembre? «Saremo presenti allo sciopero generale della Cgil così come saremo alle mobilitazioni di Cisl e Uil». Vede le condizioni perché ci sia una ricomposizione del fronte sindacale? «Noi lavoriamo per questo, anche perché come ha detto Bersani si tratta di un bene comune, è nell’interesse pubblico. Quanto al fatto se ci siano o meno le condizioni, io sono fiducioso. Come hanno dimostrato per l’accordo del 28 giugno, i sindacati sapranno respingere i tentativi di divisione costantemente attuati dal governo e nell’interesse del paese ritrovare la strada per iniziative unitarie».
L’Unità 28.08.11