Vostro figlio ha 13 anni e la mattina non si vuole alzare dal letto per andare a scuola. Voi lo mettete in croce, lo accusate di essere pigro e indolente, di non volere andare a dormire all’ora giusta la sera. Nulla di più sbagliato. Secondo un neuroscienziato dell’Università di Oxford gli adolescenti vivono in uno stato di costante jetlag perché la melatonina, l’ormone che incoraggia il sonno, si presenta due ore più tardi del normale. Il loro cervello, insomma, funziona meglio nel primo pomeriggio. E costringerli alla levataccia quotidiana può causare irritabilità, mancanza di concentrazione, sonnolenza.
Non è soltanto una teoria. Lo scorso anno Paul Kelley, il vulcanico preside della Monkseaton School, una scuola secondaria inglese di Whitley Bay vicino a Newcastle, ha deciso di spostare l’inizio delle lezioni dalle nove alle dieci di mattina proprio per sintonizzarsi meglio con l’orario interno dei ragazzi. I risultati degli esami, arrivati la scorsa settimana, sono stati sorprendenti, i migliori degli ultimi 30 anni con un incremento nei voti tra il 21% e il 34%. «La scienza — ha spiegato Kelley al Times — ha dimostrato molto chiaramente quale sia il ritmo circadiano nei ragazzi. Ora sono le scuole e le università a dover fare qualcosa. In gioco c’è il benessere degli studenti. Certo non possiamo provare che questi risultati siano dovuti al cambiamento d’orario ma non credo si sia mai registrato in una scuola un miglioramento così repentino e qui, a parte l’arrivo di due nuovi maestri di matematica, non è tutto come l’anno scorso».
A sostenere la tesi degli orari diversi negli adolescenti è Russell Foster del Brasenose College dell’Università di Oxford: «C’è una predisposizione biologica nei teenagers ad addormentarsi tardi e alzarsi tardi — ha spiegato alla Bbc —. Non stiamo dicendo che bisogna lasciare dormire i ragazzi fino a mezzogiorno ma che si può adattare l’orario scolastico a quello del loro orologio biologico. Cominciando le lezioni più tardi e spostando quelle più impegnative alla tarda mattinata o al pomeriggio, si otterranno migliori risultati e ci saranno meno episodi di depressione. I genitori, comunque, ricordino che è imperativo dormire almeno 8-9 ore a notte per una buona perfomance scolastica».
Per tutto lo scorso anno alla Monkseaton School le lezioni sono iniziate alle 10 e finite alle 15.40 con un ritardo di soli 40 minuti rispetto alla norma grazie a una riduzione della pausa pranzo. Molti genitori hanno notato che nella scuola si respirava un’aria più calma e serena. E le assenze degli studenti sono calate del 27%. C’è da scommettere che Paul Kelley ripeterà l’esperimento anche quest’anno. Il professore è noto per essere molto innovativo. Nel suo libro Forgiare le menti: cos’è sbagliato nell’istruzione ha sostenuto che gli educatori dovrebbero avvalersi delle più recenti ricerche neuroscientifiche. Tre anni fa, per esempio, ha messo in pratica lo «spaced learning», cioè venti minuti di lezione alternati a dieci minuti di intensa attività fisica in modo da favorire la memoria di lungo termine. La sua scuola, frequentata da circa 800 studenti tra i 13 e i 18 anni provenienti da quartieri popolari, ha anche vinto un premio nel 2010 per l’architettura dell’edificio che utilizza pannelli solari e ha una costruzione ellittica volta a favorire la circolazione dell’aria ma anche quella delle idee: «I muri paralleli non favoriscono l’acustica e nemmeno la comunicazione — dice Kelley —, qui non esistono aule quadrate o rettangolari».
Il Corriere della Sera 28.08.11