Oltre cento sindaci dell’Emilia-Romagna saranno lunedì a Milano alla prima manifestazione del Nord contro la manovra. Prime aperture da Roma sui piccoli Comuni e sul Patto di stabilità. Delrio: «Possiamo farcela».
Errani, Merola e i sindaci di Modena e Reggio guideranno la protesta. Il 31 assemblea di tutti gli amministratori a Bologna. Il vice presidente Anci: «Momento delicato, ma questa manovra iniqua e recessiva si può cambiare». È un momento decisivo. Se oggi non si vince questa battaglia, domani saremo tutti più poveri a cominciare dai cittadini. Ma cambiare questa manovra iniqua e recessiva è possibile. E la manifestazione di lunedì a Milano sarà una tappa importante per raggiungere l’obiettivo». Il sindaco di Reggio Emilia e vice presidente nazionale dell’Anci con delega alla finanza locale, Graziano Delrio, è fiducioso: «Se riusciamo a farci finalmente ascoltare, non potranno che darci ragione, e allentare tagli e vincoli», dice.
Con lui i primi cittadini di Bologna, Virginio Merola, di Modena, Giorgio Pighi e gli oltre 100 che dall’Emilia-Romagna lunedì andranno a manifestare nel capoluogo lombardo. «Sarà una grande manifestazione che vedrà uniti come non mai le amministrazioni del Nord di tutte le parti politiche: sinistra, destra, centro, Lega», dice Delrio. «Abbiamo già superato le 500 adesioni», annuncia il sindaco leghista di Varese e presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana. Dalla Provincia di Bologna lunedì si muoveranno una trentina di sindaci, venti ciascuno da Modena e Reggio. Ci sarà perfino Parma, che con Pietro Vignali sindaco è stata più berlusconiana di Berlusconi. Da Piacenza invece, dove secondo la manovra dovrebbero scomparire la Provincia e un discreto numero di Comuni, faranno un pullman. A Milano ci saranno anche i governatori Vasco Errani e Roberto Formigoni, i sindaci di Roma e Verona, Gianni Alemanno e Flavio
Tosi. E mercoledì 31, bis a Bologna con l’assemblea di tutti gli amministratori locali convocata da Errani. Intanto ieri a Roma un primo risultato è stato raggiunto: il sottosegretario Gianni Letta, ha garantito ai sindaci dei Comuni sotto i mille abitanti che non saranno soppressi. Poco prima, la commissione bicamerale per le questioni regionali aveva espresso parere favorevole – anche se non è vincolante – allo stralcio degli articoli che prevedono la soppressione dei piccoli Municipi e anchedelle Province sotto i 300mila abitanti,
demandando a un futuro disegno di legge costituzionale. Parallelamente, nell’incontro con l’Anci il segretario del Pdl, Angelino Alfano, si è impegnato a modificare il Patto di stabilità per i Comuni “virtuosi”.
Le ipotesi che circolano parlano di minori tagli ai trasferimenti e di un premio per i Municipi che hanno i conti in ordine che potrebbe portare a sbloccare, ha detto il ministro Calderoli, «almeno 2-2,5 miliardi di residui
passivi per gli investimenti». «A parole gli impegni ci sono, ma noi aspettiamo i fatti. E questa manovra è da riscrivere completamente», commenta Delrio, reduce dalla giornata romana Anci che ha portato, tra l’altro, all’approvazione unitaria di un durissimo documento di critica alla manovra, con 15 proposte alternative.
«Per quanto riguarda gli investimenti – aggiunge – abbiamo proposto di sbloccare almeno il10% dei residui passivi, cioè dei soldi che i Comuni hanno nelle loro disponibilità ma non possono spendere per i vincoli del Patto, e di reperire altre risorse per destinare alla crescita almeno 5 miliardi».
Per quanto riguarda i tagli alla spesa pubblica, il punto su cui le Autonomie locali insistono è il riparto dei sacrifici, l’equità. Il 93% del debito ha origine dallo Stato centrale, ma le ultime manovre pesano per il 50% sugli Enti locali. Alle Regioni negli ultimi 4 anni sono stati tolti 60 miliardi. E ai Comuni, quindi ai servizi per i cittadini, la manovra vorrebbe destinare la bellezza di 9,2 miliardi in meno solo nel biennio 2012-2013.
«Ma i Comuni non producono più debito pubblico – dice il presidente dell’Anci Emilia-Romagna e sindaco
di Imola, Daniele Manca – tanto che negli ultimi tre anni hanno dato allo Stato 3 miliardi in più di quelli richiesti. Qui non c’è più niente da tagliare. Bisogna invece riformare per davvero lo Stato. Ma per farlo ci vuole un’idea di Paese che questo Governo non ha».
Anche il federalismo leghista si è rilevato una chimera. I Comuni si trovano oggi con meno autonomia e meno soldi di ieri. L’anticipo al 2012 dellanuova Imposta municipale unificata (Imu) e della possibilità di aumentare
l’addizionale Irpef, potrebbero essere le ancore di salvezza per le finanze locali. Ma in questo caso anche iComuni dovrebbero rimettere le mani in tasca ai cittadini. E i sindaci non lo vogliono fare.
L’Unità/Emilia-Romagna 27.08.11