«Con tutto quello che il Pd stesso pensa e dice della manovra, dovrebbe forse stupirsi di uno sciopero o di una qualsiasi altra forma civile di mobilitazione o di protesta?» A Pier Luigi Bersani non piace la polemica che si è aperta nell’opposizione e all’ interno del suo stesso partito sullo sciopero generale indetto dalla Cgil per il 6 settembre. Mentre Idv e sinistra radicale aderiscono alla giornata di mobilitazione e chiedono al Pd di fare altrettanto, mentre il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini critica la decisione presa da Corso Italia e chiede al Pd di «abbandonare ogni ambiguità» e dire «da che parte sta», mentre nello stesso Pd c’è chi,come Beppe Fioroni, sostiene che «bisogna opporsi punto e basta a uno sciopero assurdo e controproducente », Bersani scrive sull’home page del sito web del partito una nota piuttosto chiara: parte sottolineando che di fronte a una manovra iniqua e regressiva come quella che vorrebbe approvare il governo, il Pd non si stupisce che sia stato indetto uno sciopero. E continua così: «Piuttosto, si prenda sul serio quello che diciamo da tempo. Noi rispettiamo l’autonomia di ogni scelta sindacale e siamo presenti laddove organizzazioni sociali e civili o movimenti sono in campo con obiettivi compatibili con i nostri. Saremo dunque presenti a tutte le diverse iniziative che i sindacati e le forze sociali vorranno assumere per chiedere correzioni alla manovra nel senso dell’ equità e della crescita». Dopodiché, Bersani sottolinea anche che il Pd è «un partito» che fa il suo «mestiere» e che è invece «da irresponsabili » l’atteggiamento dimostrato dal governo, che «lavora per dividere» il fronte sindacale. «Se si vuole far vivere il prezioso patto del 28 giugno fra le parti sociali è evidente che l’articolo 8 del decreto va eliminato o riformulato in modo accettabile per i contraenti ». Parole che per ora contribuiscono ad evitare nuove tensioni su questo argomento nel Pd. E che vengono apprezzate dalla stessa Susanna Camusso. Per il segretario della Cgil «è uno strano dibattito » quello avviato tra chi sostiene che il Pd dovrebbe aderire e chi chiede invece che vi si opponga: «Mi pare una gara inutile». Mentre giudica una «posizione corretta» quella espressa da Bersani. «Il Pd – dice al termine di un’audizione in Senato – ha presentato una proposta di merito sulla manovra: ci sono alcuni punti di convergenza con la nostra e altri no. Legittimamente rispettano le scelte che facciamo, come noi rispettiamo le scelte che fanno loro».
L’Unità 26.08.11
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Confindustria e norme sul lavoro: «Valutino assieme le parti sociali», di Marco Ventimiglia
Iniqua, inefficace, improvvisata… In questi giorni frenetici gli aggettivi per etichettare la manovra anticrisi del governo si sprecano. Senonché, visto in ottica lavorativa e sindacale, il decreto evidenzia ulteriori peculiarità negative. Se da un lato è palese l’odioso tentativo di utilizzare un provvedimento d’urgenza per veicolarci dentro un argomento estraneo e delicatissimo come la tutela dei lavoratori, dall’altro emerge la confusione del testo. In particolare fa discutere l’articolo 8 della manovra, quello che rilancia la contrattazione aziendale riconoscendole la forza di derogare ai contratti nazionali e anche alle leggi. Peccato che lo stesso argomento era già stato affrontato e messo al centro dell’intesa tra le parti sociali siglata il 28 giugno. Da qui l’alzata di scudi della Cgil, che ha posto la questione fra quelle meritevoli della mobilitazione e del conseguente sciopero generale proclamato per il prossimo 6 settembre. Male scelte lineari di Corso Italia fanno paradossalmente meno notizia rispetto agli imbarazzi sul tema di Confindustria, che negli ultimi due giorni è sembrata palesemente a disagio, nel tentativo di conciliare il blitz dell’ esecutivo con le affermazioni, sue e dei principali sindacati, a difesa dell’ autonomia decisionale delle parti sociali in materia di accordi sul lavoro. Coloro che invece l’imbarazzo sembrano non conoscerlo sono Cisl e Uil, che difendono a spada tratta il testo dell’articolo 8.
AUDIZIONE AL SENATO A rappresentare Confindustria nelle due ultime e importanti occasioni pubbliche è stato il direttore generale Giampaolo Galli. Ebbene, durante l’incontro di mercoledì nel quale il Pd ha presentato la sua contro-manovra, Galli ha detto una cosa non da poco, specie dopo il sostanziale assenso che Viale dell’Astronomia aveva dato ai contestati interventi in tema di lavoro contenuti nel decreto anticrisi. Il direttore generale ha proposto di fronte a Bersani un nuovo incontro tra le parti sociali per dare «un’interpretazione comune» sul contestato articolo8 della manovra anche perché l’esecutivo non può decidere da solo su una materia tanto importante. Parole che GiampaoloGalli ha di fatto ripetuto ieri mattina, questa volta davanti la Commissione Bilancio al Senato. Per il dirigente di Confindustria l’articolo 8 si presta a «interpretazioni che potrebbero non essere coerenti con l’accordo del 28 giugno». Per questo, ha aggiunto nel corso dell’audizione, «riteniamo necessario avviare una riflessione con le organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo del 28 giugno per esaminarne i contenuti con riferimento alla questione delle intese modificative». Senonché, la posizione degli industriali ha creato più di un disagio. Oltre a quello dell’esecutivo, si sono aggiunti i mal di pancia della Uil e della Cisl, con il segretario di quest’ultima che per ribadire le sue posizioni ha usato un argomento estremo: «Quello che nonè stato capito – ha tuonato Raffaele Bonanniè che Confindustria ha fatto pressioni per abolire l’articolo 18, e che questo rischio è stato arginato proprio con le norme della manovra che vincolano le deroghe ad accordi tra le parti». Cotanto retroscena, e chissà se Emma Marcegaglia lo confermerà, per confermare la valutazione positiva di Cisl e Uil sull’intervento del Governo, giudicato «compatibile, anzi un rafforzamento » dell’intesa siglata il 28 giugno.
COMUNICATO SUCCESSIVO A volte, si sa, per far coincidere un disagio con una tirata di giacca basta una semplice telefonata. Protesta, naturalmente, destinata a non lasciare tracce ufficiali ma a determinare, quello sì, qualche correzione di rotta. Sia come sia, nel pomeriggio Galli è ritornato nuovamente protagonista, questa volta con un comunicato di Confindustria dalla problematica esegesi, nel quale in relazione all’articolo 8 «il direttore generale di Confindustria ritiene che non vi sia una non coerenza con l’accordo stesso (quello del 28 giugno, ndr), come invece è stato interpretato da altri». Piroette dialettiche molto distanti dall’argomentare di Susanna Camusso. Ieri il leader della Cgil ha ricordato agli altri sindacati e a Confindustria che «tutte le parti sociali per due volte avevano chiesto al governo di non intervenire in materia di lavoro, di lasciarla al confronto tra le parti. Sono invece arrivate le norme del decreto che non rafforzano l’accordo di giugno ma ne mettono in discussione la costruzione unitaria»
L’Unità 26.08.11