È di fatto l’unica soluzione che l’Europa ha a disposizione per affrontare in modo strutturale la crisi dei debiti sovrani. Per l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non vi sono al momento altre soluzioni possibili. «È un discorso complicato – ha osservato ieri in margine al meeting di Cl a Rimini – ma se non c’è una condivisione dei rischi è difficile immaginare strade per andare avanti». «Capisco – ha aggiunto Marchionne – che si oppongano questioni di solvibilità e appartenenza alla Comunità europea, ma se chiediamo agli altri di aumentare quel che pagheremmo sul debito nazionale, stiamo chiedendo loro di contribuire». In sostanza, per Marchionne quel che conta è che a livello europeo si individui comunque «una base per condividere il rischio, perché altrimenti il sistema non funziona. Se l’Italia ha la credibilità per convincere gli altri Paesi a fare gli eurobond è un altro discorso. Richiede serietà. Abbiamo bisogno degli altri Paesi, non certo una scelta che possiamo imporre al resto d’Europa».
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Il dibattito, rilanciato dall’intervento congiunto di due giorni fa sul Sole 24 Ore di Romano Prodi e Alberto Quadro Curzio, è quanto mai aperto, con un consenso che si conferma bipartisan a livello politico. Dalla maggioranza, dopo il via libera a caldo espresso dal presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, un apprezzamento giunge da Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio del Senato, alle prese in queste ore con la complessa messa a punto delle modifiche alla manovra di Ferragosto. «Si tratta – osserva – di un’ipotesi che giudico senz’altro percorribile. Una così rigorosa politica di bilancio a livello nazionale da parte degli Stati europei, che non va in alcun modo allentata, non può essere disgiunta da una chiara assunzione di responsabilità a livello europeo attraverso l’emissione di eurobond. Tengo però a sottolineare che le due strade devono marciare di pari passo, altrimenti l’edificio rischia di crollare. Senza rigore di bilancio non possono crearsi le premesse per un vero coordinamento delle politiche economiche e dunque per la definizione di strumenti comuni come gli eurobond».
Per il Pdl, piena condivisione viene espressa anche da parte di Maurizio Leo, presidente della commissione bicamerale di vigilanza sull’Anagrafe tributaria: «Si tratta senza dubbio di una proposta importante e accettabile. Certo il cammino non si prospetta agevole stante la posizione assunta da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ma la strada è senz’altro da percorrere». La discussione si sta concentrando in queste settimane sulla crisi dei debiti sovrani. Leo invita a cogliere gli effetti della possibile emissione di eurobond anche sul fronte della crescita, in linea con l’originaria proposta di Jacques Delors. «Si tratta di uno strumento indispensabile per il rilancio delle opere infrastrutturali e dunque per sostenere lo sviluppo che resta il grande assente nell’attuale dibattito a livello europeo». Poi occorre combattere sul serio la speculazione finanziaria: «Mi sembra percorribile l’ipotesi di una Tobin tax da adottare a livello mondiale, a patto che colpisca sul serio la speculazione».
Per il Pd si aggiungono alla schiera dei favorevoli i deputati Francesco Boccia («il Governo dovrebbe far sue al più presto le proposte di Prodi e Quadrio Curzio») e Sandro Gozi componente della commissione per le politiche dell’Unione Europea: «La proposta di EuroUnionBond è di grande interesse perché sintetizza in maniera efficace e operativa i due elementi mancanti oggi nella governance economica europea». Innanzitutto si tratterebbe di titoli «che portano alla stabilità del sistema e alla riduzione dei debiti pubblici nazionali. Inoltre sfrutterebbero il potenziale inespresso dell’euro con la possibilità di trovare le risorse necessarie per la crescita a livello europeo, le infrastrutture continentali, i programmi per la ricerca e sviluppo, traendo le risorse sul mercato finanziario divenuto unico e globale». Se il problema – aggiunge il vicepresidente della commissione Affari europei, Enrico Farinone – è che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si sono finora opposti, allora è tempo di creare presto un governo europeo dell’economia».
Il Sole 24 Ore 25.08.11