Bersani: «Peonti a discutere, non so se lo sarà anche la maggioranza». Dieci punti «per il rigore, l’equità e lo sviluppo sostenibile»
È soddisfatto Pier Luigi Bersani. Probabilmente, sa già che le sue proposte troveranno vita dura in parlamento, di fronte a una maggioranza già troppo in affanno al proprio interno per poter concedere aperture di credito al Pd. Ma il suo partito ha superato una prova non facile e per questo lui ha voluto ringraziare questo «meraviglioso collettivo », in grado di giungere a una serie di proposte condivise prima dell’avvio della discussione al senato.
«Non so se il governo e la maggioranza saranno in grado di fare altrettanto», attacca il segretario dem. Accanto a lui sono seduti Enrico Letta, Rosy Bindi e Stefano Fassina, ma i parlamentari in sala sono molti, a sottolineare l’importanza del momento. «Eravamo descritti come l’armata Brancaleone – ricorda Bersani – e invece si è visto che i partiti con un padrone vanno nel caos. È meglio tenerlo presente anche per il futuro». Il riferimento è a chi «intende che il Pd non sia utilizzabile per la prospettiva del paese», a partire da Montezemolo. «Ma non si aspettino da noi un ventre molle – garantisce il segretario – sappiamo essere anche combattivi». E avverte: «Se vogliono farsi largo bombardando a destra e a sinistra, noi non ci stiamo».
Bersani attacca quindi una «manovra a strati», iniziata nel 2010, proseguita a luglio e che vede in questi giorni il suo terzo step. Una «torta indigeribile» per i dem, i cui effetti si faranno sentire soprattutto nei prossimi anni, con la fase più acuta nel 2013 e nel 2014.
«L’impatto sulla spesa pubblica va oltre i 40 miliardi necessari per il pareggio di bilancio – nota Bersani – il governo dovrebbe venire in parlamento a dar conto di questo. Non hanno fiducia sulle misure adottate? O le previsioni di crescita sono sovrastimate?». Certo, il segretario dem evidenzia come 20 miliardi dovrebbero arrivare da una delega assistenziale e fiscale «di cui non si sa niente» e che Tremonti non vuole toccare l’Iva (un intervento che comunque il Pd riterrebbe «depressivo») proprio «perché l’ha già prenotata per quel meccanismo». Rispetto alle pensioni, invece, il sospetto di Bersani è che la riforma di cui parla la maggioranza servirebbe solo a «non far pagare dazio a chi non ha mai pagato». Se è così, «noi non ci stiamo». Se invece si vuole affrontare una seria proposta del welfare, il Pd è pronto a sedersi al tavolo con le proprie proposte, a partire dalla flessibilità in uscita dai 62 ai 70 anni.
Il segretario del Pd mette in chiaro anche la posizione del partito sull’esenzione di Ici e Ires a favore della Chiesa. «In tempi come questi – è la sua premessa – prima di discutere di queste cose bisognerebbe fare un giro nelle caritas diocesane». Detto ciò, il principio cui attenersi per Bersani è il seguente: «Esenzione per le risorse collegate alla missione e alle finalità della Chiesa, sottoporre a tassazione ciò che ha fini commerciali. Bisogna verificare ogni singolo caso alla luce di questo principio giusto».
La contromanovra del Pd è strutturata in dieci punti, dai quali i gruppi di camera e senato stanno formulando gli emendamenti da presentare in commissione e poi in aula. Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica, a partire dal dimezzamento del numero dei parlamentari, dallo snellimento degli organi di rappresentanza e di governo di regioni, province e comuni, l’obbligo della gestione associata di tutte le funzioni nei comuni con meno di 5mila abitanti, il dimezzamento delle province o la loro trasformazione in enti di secondo livello, il riavvio della spending review, la radicale riduzione delle società partecipate e la soppressione di enti, agenzie e organismi intermedi e strumentali. Dismissioni degli immobili, in un piano quinquennale da formulare in accordo con gli enti locali per un introito di almeno 25 miliardi di euro, e avvio delle procedure per un’asta competitiva per l’assegnazione delle frequenze televisive. Liberalizzazioni in diversi settori: servizi professionali, distribuzione dei farmaci, filiera petrolifera, RC auto, servizi bancari, reti energetiche, servizi pubblici locali.
Ma il Pd non punta solo a rimettere a posto i conti pubblici. Per far ripartire il paese, i dem spingono infatti ad avviare da subito politiche per lo sviluppo, come la stabilizzazione dell’agevolazione fiscale del 55 per cento per l’efficienza energetica, progetti per l’innovazione e la ricerca, il rifinanziamento pluriennale del contratto di apprendistato, la revisione dell’intervento sull’Istituto per il commercio estero.
Verso queste misure potranno essere dirottati i fondi derivanti da una lotta dura contro l’evasione fiscale (tracciabilità dei pagamenti superiori a 300 euro, deducibilità delle spese per la manutenzione della casa di abitazione), dall’imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari, con criteri fortemente progressivi, e dal contributo di solidarietà dai capitali scudati. Su quest’ultimo, Bersani non ha dubbi nel respingere i dubbi di costituzionalità: «Non mettiamo in discussione il patto fiscale – dice – ma la credibilità dei condoni e di questo sono felice.
Il nostro emendamento non parla di retroattività ».
Infine, i Democratici propongono misure necessarie non tanto a fare cassa, quanto a dare l’idea di un paese diverso da quello dipinto da questa maggioranza. Per questo, il Pd chiede di tutelare l’autonomia delle parti sociali, sopprimendo il tanto discusso articolo 8 o cambiandolo in modo da recepire l’accordo sottoscritto dalle parti sociali il 28 giugno scorso. Sul piano della giustizia, oltre alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, all’istituzione dell’ufficio per il processo e alla semplificazione e unificazione dei riti nella giustizia civile, il Pd vuole reintrodurre il reato di falso in bilancio, insieme alla revisione della normativa sull’autoriciclaggio e al rafforzamento delle norme sul caporalato.
Di tutto questo, il Pd discuterà già oggi con le forze sociali. Poi il dialogo sarà esteso anche agli altri partiti di opposizione. «Cercheremo piattaforme comuni con loro – garantisce Bersani – nonostante le differenze, non siamo distanti, condividiamo la contrarietà alla manovra del governo. In questa fase, però, noi rifiutiamo i politicismi e privilegiamo il merito degli interventi».
da www.europaquotidiano.it
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Pd, contro la crisi 10 proposte. «Il governo dice ancora bugie», di Simone Collini
Alle tre del pomeriggio Bersani si presenta al terzo piano della sede del Pd per illustrare ai giornalisti la contro-manovra messa a punto dal suo partito e che oggi sarà discussa anche con le parti sociali (al Nazareno ci saranno dirigenti di Cgil, Cisl e Uil, Confindustria, Abi). Ma prima di tutto butta lì una frase il cui senso si capirà soltanto un paio d’ore dopo: «Per venerdì noi saremo pronti con i nostri emendamenti, non so se il governo e la maggioranza lo saranno. Questa è la nostra responsabilità, siamo pronti a discutere in Parlamento, non chiediamo rinvii. Se ci saranno, li avranno chiesti loro». Alle cinque e mezza esce sulle agenzie di stampa la notizia che il termine per presentare le proposte correttive alla manovra è stato fatto slittare da dopodomani a lunedì sera.
Non ha giocato a fare l’indovino, Bersani. Il fatto è che i senatori del Pd della commissione Bilancio, impegnata dalla mattina di ieri nella discussione sulla manovra, hanno riferito al segretario di una maggioranza in stato confusionale.
E addirittura Francesco Sanna, della commissione Affari costituzionali, fa sapere di aver «verificato» che il testo uscito dal Consiglio dei ministri è stato poi modificato da qualche sconosciuta «manina» prima di essere inviato al Quirinale, «con buona pace della Costituzione». E un altro membro della stessa commissione, Enzo Bianco, racconta anche che la Lega ha ritirato la proposta di legge sulla riduzione del numero dei parlamentari, che aveva depositato nelle scorse settimane e che insieme ad altre due (compresa una del Pd) sarebbe dovuta essere discussa dal 5 settembre. Il quadro complessivo, per il leader dei Democratici, è piuttosto chiaro. «Noi venivamo descritti come un’armata Brancaleone e si è visto invece che il partito con un padrone è nel caos», dice Bersani volendosi «togliere un sassolino» e anche fare un riconoscimento al «meraviglioso collettivo che è il Pd, che ha lavorato in modo unitario per dare una mano al Paese».
IL GOVERNO CONTINUA A MENTIRE
Ma Bersani sa che non è tempo di crogiolarsi in autocompiacimenti, perché la situazione è troppo grave e perché bisogna lavorare per impedire al governo di provocare ulteriori danni. Per questo è stato messo a punto «il decalogo alternativo» alla manovra targata Pdl-Lega, una serie di proposte che dovrebbero portare «rigore, equità e sviluppo sostenibile» e che il Pd tradurrà in emendamenti. Bersani, che dopo le parti sociali vuole incontrare anche i leader di Udc e Idv («nessun allontanamento, siamo a un punto in cui i politicismi contano poco, dobbiamo privilegiare il merito») chiede un confronto serio in Parlamento per correggere un decreto che definisce «iniquo e recessivo».Ma soprattutto chiede al governo di cambiare atteggiamento. «Ancora oggi non dice la verità, o per omissioni o per vere e proprie bugie», è l’accusa che lancia il leader del Pd richiamando le parole pronunciate nei giorni scorsi dal Capo dello Stato. Bersani non si capacita di come «sfugga ancora a un’analisi attenta degli osservatori» che siamo di fronte a «un’indigeribile torta a strati». Fuor di metafora, viene chiesto al governo di presentare l’aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) perché finora è nascosto che nel triennio 2012-2014 questa manovra, più quella approvata ad aprile e quella del 2010 produrranno 55 miliardi di impatto nella spesa pubblica, «un peso insostenibile per il Paese e un’entità che va oltre il pareggio di bilancio, che è di 40 miliardi».
ICI, CHIESA E AVVISO A MONTEZEMOLO
Una cifra che per il Pd può essere ampiamente raggiunta se verranno attuate le proposte avanzate nel «decalogo alternativo», a cominciare da quella di tassare i capitali scudati: «Non mettiamo in discussione un patto fiscale ma la credibilità dei condoni. E ne gioisco perché noi non ne abbiamo mai fatto uno ed è igienico che non se ne facciano». Tra le proposte non c’è quella di superare l’esenzione dal pagamento dell’Ici per gli immobili della Chiesa, ma sollecitato da una domanda su questo Bersani dice: «Intanto, si faccia un giro nelle Caritas diocesane, lì si capisce come è messo il Paese e cosa sta facendo la Chiesa. Dopodiché, il principio che noi seguiamo prevede l’esenzione per tutte le risorse collegate alla missione della Chiesa, mentre deve essere sottoponibile a tassazione tutto quello che ha un fine commerciale». Chi si aspettava contrasti con Rosy Bindi rimane deluso, visto che la presidente del Pd si dice d’accordo. E Bersani lancia messaggi piuttosto espliciti a chi pensa di prendere a bersaglio il partito. Se Montezemolo ha detto che «nel Pd tutto tace», il leader dei Democratici gli risponde con tono duro che chi ripropone la «litania» di un Pd «inutilizzabile» sbaglierebbe a pensare di avere di fronte «un ventre molle» perché«noi siamo anche di combattimento». «Le nostre proposte ci sono. Vogliamo discutere? Bene. Qualcuno vuole solo farsi largo bombardando a destra e sinistra? Non è utile al
Paese».
Pd, contro la crisi 10 proposte
1 Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica. Dimezzamento del numero dei parlamentari e delle Province. Revisione delle norme sugli appalti.
2 Dismissione e valorizzazione di immobili demaniali. Asta per le frequenze televisive.
3 Liberalizzazione di servizi professionali, distribuzione farmaci,filiera petrolifera, Rcauto, servizi bancari,reti energetici, servizi pubblici locali.
4 Politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno. Stabilizzazione dell’agevolazione fiscale del 55% per l’efficienza energetica.
5 Misure efficaci contro evasione fiscale. Tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti oltre i 1000 euro e, a fini anti-evasione, dei pagamenti superiori a 300 euro. Comunicazione da parte delle imprese dell’elenco clienti- fornitori.
6 Introduzione di un’imposta erariale ordinaria sui grandi valori immobiliari.
7 Imposta patrimoniale una tantum del 15% sui capitali scudati. Rinegoziazionedei trattati bilateralicon i paradisi fiscali transitati dalla “black” alla “white list” dell’Ocse (in particolare la Svizzera).
8 Ripristino dell’accordo per l’autonomia delle parti sociali raggiunto il 28 giugno scorso.
9 Ripristino del reato di falso in bilancio. Revisione della normativa sull’autoriciclaggio ed irrobustimento delle norme contro il caporalato
10 Interventi perl’efficienza della Giustizia, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e dalla semplificazione dei riti nella giustizia civile.
L’Unità 24.08.11