Giorno: 24 Agosto 2011

"Secessione, un fantasma agitato a intermittenza", di Mattia Feltri

In 20 anni di storia la Lega lo ha riesumato secondo le esigenze Vent`anni di secessione sì e secessione no, ad anni alterni, secondo la stagione, in base a come gira il mondo o a come gira a Umberto Bossi. Ora gli gira la secessione sì esattamente come dodici mesi fa gli girava la secessione no e questo andirivieni padano prosegue da una vita, portando con sé il periodico scandalo o sollievo delle classi dirigenti. Però non è difficile scovare la regola: è tempo di secessione quando la Lega molla la metà campo e gioca all`attacco, se non altro perché è la miglior difesa, e infiamma il pubblico assonnato o deluso. L`epoca più di bigiotteria che d`oro della secessione cominciò nel 1996 e si concluse fra il `99 e il 2000, gli anni di Bobo Maroni che sfida gli sbirri come Enrico Toti, dell`assalto al campanile di Venezia con l`autoblindo serenissimo, del sortire tambureggiante di istituzioni padane che in due settimane sprofondano nello sbadiglio. Però le minacce di qualche gusto, perché inedito, risalgono ai primi …

«Doppi stipendi un’anomalia da sanare», intervista a Valerio Onida di Maria Zegarelli

È arrivato il momento di affrontare la questione». Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, nonché docente di Giustizia costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano pensa che sì, sia davvero arrivato il momento di mettere fine alla possibilità per i parlamentari di accumulare altri redditi all’indennità da onorevoli. E non soltanto per una questione morale. Presidente, non solo questione morale o etica. Ma? «Proviamo a ricostruire da dove nasce l’indennità parlamentare. Nasce per motivi di uguaglianza: per consentire a chi non ha altri redditi che gli diano mezzi di sostentamento di impegnarsi a tempo pieno nelle funzioni pubbliche per cui viene eletto. Quando le cariche pubbliche erano gratuite potevano svolgerle soltanto le persone che vivevano di rendita. L’indennità non è altro che questo, nonè uno stipendio, serve a rendere indenne dal danno economico chi si mette a disposizione della società con compiti istituzionali». La motivazione era nobile, ma oggi i parlamentari non solo prendono l’indennità, continuano a svolgere le proprie professioni spesso a danno della loro funzione pubblica. «E questo èun altro profilo, sicuramente …

"«Dal governo una torta indigeribile». I dem presentano la contromanovra", di Rudy Francesco Calvo

Bersani: «Peonti a discutere, non so se lo sarà anche la maggioranza». Dieci punti «per il rigore, l’equità e lo sviluppo sostenibile» È soddisfatto Pier Luigi Bersani. Probabilmente, sa già che le sue proposte troveranno vita dura in parlamento, di fronte a una maggioranza già troppo in affanno al proprio interno per poter concedere aperture di credito al Pd. Ma il suo partito ha superato una prova non facile e per questo lui ha voluto ringraziare questo «meraviglioso collettivo », in grado di giungere a una serie di proposte condivise prima dell’avvio della discussione al senato. «Non so se il governo e la maggioranza saranno in grado di fare altrettanto», attacca il segretario dem. Accanto a lui sono seduti Enrico Letta, Rosy Bindi e Stefano Fassina, ma i parlamentari in sala sono molti, a sottolineare l’importanza del momento. «Eravamo descritti come l’armata Brancaleone – ricorda Bersani – e invece si è visto che i partiti con un padrone vanno nel caos. È meglio tenerlo presente anche per il futuro». Il riferimento è a chi «intende …

"Scajola, Tremonti e le bucce di banana", di Piero Ottone

Due uomini spiccavano, nello squallido panorama politico italiano, perché erano, per una ragione o per l´altra, meglio degli altri. Dei due, uno sembrava destinato a prendere in mano il partito di maggioranza, a diventarne il leader, succedendo a quel fenomeno anomalo, e ormai impresentabile, che è Silvio Berlusconi. L´altro pareva predestinato alla guida di un governo di transizione, che avrebbe permesso di superare una situazione disastrosa. Ma entrambi si sono giocati l´avvenire perché sono scivolati, con incredibile stupidità, su una buccia di banana. Dobbiamo dunque chiederci: quali sono stati i labirinti psicologici che li hanno indotti a rovinarsi, l´uno e l´altro ? Come mai hanno rinunciato, per un piatto di lenticchie, alle grandi mète alle quali potevano aspirare? Il quesito è psicologico piuttosto che politico. Potrebbe interessare, che so, Dostojevski o Stendhal, conoscitori dell´animo umano, piuttosto che i colleghi, Giannini o Cazzullo, che seguono di giorno in giorno la vita politica italiana. Claudio Scajola era l´unico, nella compagine berlusconiana, con la stoffa dell´uomo politico: non per nulla proveniva dalle schiere democristiane. Aveva la risolutezza, la …

"Effetto domino su Assad", di Maurizio Molinari

Dopo aver eliminato Osama bin Laden e rovesciato Muammar Gheddafi il presidente americano Barack Obama punta alla caduta di Bashar Assad. La Casa Bianca non ama l’espressione «presidente di guerra», evita di parlare di «missioni compiute» e teorizza il ruolo di leadership americana nel mondo «guidando dal sedile posteriore» ma ciò non toglie che da Abbottabad a Tripoli fino a Damasco stia prendendo forma una dottrina Obama contro despoti e dittatori. Per capire di cosa si tratta bisogna ascoltare Ben Rhodes. Il trentenne esperto di strategia che scrive gran parte dei discorsi di Obama sulla sicurezza nazionale, quando afferma che «questa amministrazione segue politiche diverse su ogni scenario» partendo dalle «condizioni sul terreno». Nel caso di Bin Laden l’eliminazione è arrivata con la formula militare che coniuga intelligence, droni e forze speciali perché ha consentito di operare sul terreno di un Paese alleato come il Pakistan a dispetto dei suoi servizi segreti, considerati infiltrati da elementi jihadisti. Si è trattato dunque di un’operazione tutta americana mentre nel caso dell’intervento in Tripoli la scelta è stata …

"I sovrani della crisi", di Barbara Spinelli

Il presidente Napolitano ha detto una cosa essenziale, domenica a Rimini, e niente affatto ovvia: che nella crisi che traversiamo il linguaggio di verità è un´arma fondamentale. E che se la politica sta fallendo è perché quest´arma l´ha volontariamente ignorata per anni. Per questo siamo «immersi in un angoscioso presente, nell´ansia del giorno dopo»: un popolo tenuto nel buio non vede che buio. A destra la crisi è stata minimizzata, sdrammatizzata, spezzando nell´animo degli italiani la capacità di guardarla in faccia con coraggio e intelligenza. Prioritario era difendere, a ogni costo, l´operato del governo: «anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea». Ma la sinistra non è meno responsabile: nella battaglia contro Berlusconi non c´era spazio per l´analisi della crisi, delle mutazioni che impone, dei privilegi che mette in questione. L´obiettivo degli uni e degli altri era il potere fine a se stesso. Non importa quel che fai, con il potere: importa solo possederlo, o riconquistarlo. Attaccarsi al potere in questo modo è la via più sicura per perderlo, e perdere la democrazia. …