Un tavolo con le parti sociali «per proseguire il confronto e affrontare l’emergenza» in vista di «un autunno pesante». Pierluigi Bersani riparte da qui per incalzare il Governo sulla manovra correttiva. Così, nell’incontro con le parti sociali convocato oggi dal Pd per illustrare loro le dieci ricette anti-crisi, il numero uno dei Democrats cerca di costruire un fronte comune tra opposizione, associazioni datoriali e i sindacati contro il decreto varato dall’esecutivo.
Bersani: la manovra è fortemente recessiva
Al vertice voluto dai democratici ci sono tutte le sigle: dal direttore di Confindustria, Giampaolo Galli, ai vertici di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Luigi Angeletti, al segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini, e al numero uno dell’Ugl, Giovanni Centrella. A loro Bersani ribadisce le critiche che già ieri aveva puntellato nel corso della conferenza stampa di presentazione della contro-manovra. Il leader dei Democrats ripete quindi che l’impatto della manovra è fortemente recessivo e tale da scompaginare le tutele sociali nel nostro paese. Quindi torna a ribadire le sue perplessità per «i molti e molti miliardi affidati ad una fantomatica delega fiscale e assistenziale».
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Sono tante, insomma, le obiezioni del segretario. Che torna a snocciolare davanti a Confindustria e sindacati le conseguenze di quella che ieri aveva giudicato «una torta a strati indigeribile»: 55 miliardi assicurati dalle ultime manovre che vanno ben oltre, lamenta il segretario, l’obiettivo del pareggio di bilancio. Il numero uno del Pd boccia poi l’ipotesi dell’aumento dell’Iva («questione ancora da discutere») e assicura l’impegno del partito a confrontarsi sul decreto rispettando l’invarianza dei saldi.
Sull’articolo 8 stralcio o rinvio a un accordo tra le parti sociali
I punti da portare avanti, ragiona quindi il segretario, sono tre: «Risparmi veri su politica e pubblica amministrazione, riequilibrio dei sacrifici e misure per stimolare l’economia». Resta poi tutta la contrarietà sull’articolo 8 sulla contrattazione e su cui Bersani prospetta una duplice strada: o cancellare la norma dalla manovra e rinviare la questione a un accordo tra le parti sociali oppure rimandare tutto all’accordo interconfederale tra Confindustria e sindacati siglato il 28 giugno scorso.
da www.ilsole24ore.it