Agli Onorevoli Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato e della Camera dei Deputati Onorevoli Presidenti, quando i quotidiani hanno dato notizia del progetto di inserire – tra le varie misure della più recente manovra – anche l’accorpamento delle festività laiche infrasettimanali alla domenica successiva, il Comitato Nazionale dell’Anpi ha espresso subito la più viva preoccupazione con un comunicato che faceva riferimento, in modo particolare, a tre festività di eccezionale rilievo e valore storico (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno). Nel frattempo, ci sono pervenute – da ogni parte d’Italia – manifestazioni di esplicito dissenso rispetto a quel tipo di misure, accompagnate anche dall’opinione di non pochi economisti, secondo i quali l’incidenza delle stesse, sul piano economico, sarebbe sostanzialmente irrilevante. C’è un diffuso allarme, al riguardo di queste misure, in gran parte del mondo democratico e dei cittadini che credono all’importanza di alcuni valori imprescindibili. L’Anpi, ovviamente, è consapevole della necessità della pronta adozione di misure anche drastiche, per affrontare la grave crisi che si sta attraversando (non solo in Italia) ed evitare il peggio, convinta che solo misure che rispondano a criteri di equità e ragionevolezza possono essere recepite ed attuate con la necessaria convinzione e il conseguente impegno da parte di tutti.
Ma l’equità non si realizza soltanto sul terreno economico-sociale. Di
essa fanno parte anche valori fondamentali, di natura storico politica,
che riguardano l’intera collettività nazionale; prescindere da essi o negarli, significherebbe negare la nostra stessa storia, le origini della nostra libertà e della democrazia e misconoscere lo stesso significato del lavoro, posto giustamente a fondamento della Repubblica ed al quale è dedicata una festa che appartiene alla tradizione di tutti. È stato giustamente rilevato, da un illustre giurista (Alessandro Pace), che i francesi non accetterebbero mai di spostare la data del 14 luglio, così come gli americani non prenderebbero neppure in considerazione l’idea di spostare il Giorno dell’Indipendenza o il Giorno del Ringraziamento. Per tornare a noi, va detto, in particolare, che, fra le feste “laiche” che si vorrebbero spostare, quella del 25 aprile – festa nazionale e dunque di tutti – assume un significato del tutto particolare perché ricorda non solo la liberazione dalla dittatura e dall’invasione nazista, ma anche quelle centinaia di migliaia di cittadini che si sono sacrificati per la nostra libertà.
(…)
Mi permetto, perciò, a nome dell’Anpi Nazionale, di invitare tutti i Gruppi parlamentari ad una riflessione attenta e serena sulla questione che l’Anpi ha doverosamente sollevato e la cui sostanza confido che potrà essere accolta senza difficoltà. Se così sarà, ne guadagnerà l’intera collettività nazionale, pronta ad affrontare, quando necessario, anche importanti sacrifici, ma nel rispetto della nostra storia e dei valori che devono unirci perché sono alla base della Costituzione e della stessa convivenza democratica.
* presidente ANPI
L’Unità 23.08.11
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Festività accorpate, si rafforza il fronte del no
Contro la norma che vuole spostare le feste civili al lunedì o al venerdì, o farle coincidere con la domenica, per evitare i famosi «ponti» di vacanza e garantire più giorni di lavoro, si è levato un coro di no, dalle forze politiche ai sindacati, dall’Anpi, l’Associazione dei partigiani («Il 25 aprile non si tocca»), al popolo di Internet. Secondo il comma 24 dell’articolo 1 della manovra, non subiscono cambiamenti le feste religiose (regolate dal Concordato con la Santa Sede) mentre, tramite decreto del presidente del Consiglio da emanare entro novembre, dal 2012 rischiano di essere accorpate (e quindi di fatto abolite) le feste dei patroni cittadini e quelle civili: il 25 aprile (anniversario della Liberazione), il 1˚ maggio o ancora l’anniversario della Repubblica del 2 giugno. «In Francia non si permetterebbero mai anche solo di pensare di cambiare data al 14 luglio», sbotta l’ex ministro Pd Vannino Chiti, dando voce alla posizione del suo partito. L’Italia dei Valori, annuncia il capogruppo al Senato Felice Belisario, presenterà un emendamento che metta in salvo le feste civili, per non «sacrificarne il valore storico, sociale e culturale». Contro la norma la Cgil ha lanciato anche una petizione.
La Stampa 23.08.11