Nel turismo si evadono tasse per 13,5 miliardi, un terzo della manovra appena varata. Secondo uno studio di Cescat il “nero” ammonta al 20% del fatturato complessivo del settore stimato per il 2011 in 185 miliardi. Il turismo conosce stagioni buone e stagioni meno buone, ma non èfacile conoscere l’andamento preciso di questo settore molto vitale perché una buona parte delle sue attività vengono nascoste: ai bilanci e al fisco. Quest’anno, ad esempio, l’industria turistica genererà complessivamente un volume d’affari in «nero» di 36 miliardi di euro, che si traduce in 13,5 miliardi di euro di tasse non pagate: non si emettono scontrini né ricevute, non si dichiara l’Iva, si evadono allegramente le imposte sul reddito. Non è poco, è moltissimo: si tratta di un terzo della manovra appena varata dal governo con una gran quantità di sacrifici chiesti, ancora una volta, a chi le tasse già le paga.
SCONTRINI SCONOSCIUTI
Gli evasori si nascondono sotto gli ombrelloni degli stabilimenti balneari, nel chiuso delle pensioni e dei bed&breakfast, per non parlare di bar e ristoranti. A fare i conti in tasca a chi invece dello scontrino spesso e volentieri si presenta a fine cena con un pezzetto di carta senza valore, è stato il Cescat-Centro Studi Casa Ambiente e Territorio di Assoedilizia, secondo il quale il «nero» ammonta a circa il 20%del fatturato complessivo del settore che nel 2011 dovrebbe attestarsi intorno ai 185 miliardi di euro, pari al 12% del Pil. Va da sé che si tratta di stime, il “sommerso” in questo come in altri casi è per sua natura indefinibile, ma non mancano gli indicatori
per capire come si mette. Il Cescat ha tenuto conto dei flussi del turismo italiani e stranieri (pari a circa 170 milioni di presenze per entrambi i settori), dell’incidenza del «turismo familiare» (ospiti di parenti e amici), dei flussi del fine-settimana, del turismo organizzato (tour operator), del turismo fluttuante, roulotte, viaggiatori individuali, crociere e quant’altro. Le stime prendono in considerazione anche l’indotto che per la ricerca del Cescat comprende quanto non si può considerare spesa diretta di consumo turistico: a titolo di esempio, l’acquisto di alimentari di chi passa le vacanze a casa propria o nei campeggi, le spese per generi quali carburante, indumenti, souvenir. Specialmente gli stranieri approfittano delle vacanze in Italia per acquisti – dagli abiti agli alimenti – di cui è ricca l’offerta tanto che il nostro Paese viene considerato, a livello mondiale, al primo posto per la combinazione dell’offerta paesaggistica, culturale ed enogastronomica. L’aggravante è che non si tratt di un inedito, anzi. L’ammontare sottratto al fisco e dunque alla collettività non si allontana molto a quella degli anni precedenti, eccezion fatta per il 2009.
IL NORD E IL SUD
Sull’entità dell’evasione fiscale, conclude Cescat, ci sono notevoli differenze tra macroaree del Paese: il «nero», al nord, si aggira sul 20%, ma raggiunge il 35% nel sud e nelle Isole.
L’Unità 20.08.11